Vorrei  chiarire, una volta per tutte, questa grande ambiguità che circola tra le forze indipendentiste Sarde.

Le dichiarazioni del Segretario generale dell’O.N.U. :

““Il referendum Catalano per l’indipendenza non è solo legale,ma è un processo strettamente legato al discorso dei diritti umani e della dignità delle persone che l’ONU rispetta e promuove nel mondo” e, prosegue “L’ONU rispetta uno dei suoi principi fondanti, che è il diritto, attraverso l’istituto giuridico all’autodeterminazione di tutti i popoli e sprona i leader politici a seguire un processo di dialogo pacifico, nel rispetto delle aspirazioni dei Popoli.””…..Ban Ki Moon conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la legalità dell’istituto del referendum popolare, quale percorso pacifico di autodeterminazione dei popoli, in quelle situazioni legali quali la “Catalogna”, territori che ora si trovano sotto dominazione Spagnola,  popolo Catalano che in questo momento è colonizzato dalla Spagna.

Una delle condizioni che porta i Catalani alla scelta del referendum è dettata dal fatto che la costituzione spagnola non nega esplicitamente la possibilità di ricorrere a questo istituto, come invece fa la costituzione Italiana.

Costituzione che recita in modo chiaro e determinato al titolo 1° la seguente  enunciazione:

” Art. 5

La  Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Seguendo poi nello specifico con il successivo  articolo:

Art. 75.

È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli Regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum. [[13] (Nota all’art. 75, quinto comma).

V. art. 2 della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1 e Titolo II della legge 25 maggio 1970, n. 352.]

Pertanto il Popolo Sardo, colonizzato dallo stato italiano, non può usare l’istituto del referendum per autodeterminarsi, senza contare che comunque ed in ogni caso il referendum abrogativo dovrebbe portare alla modifica dello statuto italiano con delle leggi speciali che hanno bisogno di un doppio passaggio alle due camere con maggioranza qualificata.

Ancora meglio le dichiarazioni del presidente dell’ONU si possono applicare al popolo Scozzese, in quanto Il Regno Unito  di Inghilterra non prevede o è sprovvisto di carta costituzionale.

http://it.wikipedia.org/wiki/La_Costituzione_Inglese

A confortare e a sveltire il percorso di autodeterminazione intrapreso Dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu ci viene incontro la stessa costituzione italiana, nei sui “Principi Fondamentali” cioè la parte costituzionale che non può essere cambiata  e con l’art. 10 sancisce:

Art. 10

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

 

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Omissis

In soldoni questo cosa vuol dire, che l’Italia riconosce e si conforma al diritto internazionale e che il diritto internazionale regola e governa le leggi nazionali italiane, che il diritto internazionale è più importante è al di sopra del diritto italiano.

Il Presidente del MLNS Sergio Pes indica chiaramente cosa comporta la consultazione popolare, <<Sergio Pes “Un referendum può andar bene per chi vuole una secessione…e questo non è il nostro caso. Noi rivendichiamo una sovranità che ci spetta per diritto”>> mettendo per sempre un coperchio alle divagazioni politiche dei pseudo indipendentisti sardo-italioti.

 

Pier Paolo ORRU’ (Vice Presidente GSP)

 

2013.11.09 – Merci nei container, gli imprenditori noleggiano le navi

Posted by Presidenza on 9 Novembre 2013
Posted in articoli 

 

tratto da : (clicca qui)

09 novembre 2013

Il via in primavera sulla rotta Porto Torres-Marina di Carrara I promotori: «Faremo tutto da soli senza aiuti della Regione»

di Gianni Olandi

ALGHERO. Continuità territoriale delle merci senza alcun supporto di natura pubblica cambiando soltanto il sistema, da quello tradizionale del trasporto gommato su Tir e articolati che imbarcano a costi altissimi sui traghetti passeggeri, a quello dei container. Basta un pianale.

Sembra l’uovo di Colombo, e forse lo è, ma un gruppo di imprenditori del Nord Sardegna ci sta provando con una nuova linea marittima di trasporti Porto Torres – Marina di Carrara. L’iniziativa è stata presentata ieri mattina in una sala decisamente affollata da operatori del settori trasporti nel ristorante Acquatica sulla banchina del vecchio porto di Alghero. A destare tanta attenzione un elemento che, dati i tempi, non può passare in secondo piano: un risparmio del 50 per cento circa sugli attuali costi di trasporto.

La potenziale utenza è quella delle merci pesanti, dalla sabbia ai marmi, al graniti, ai chimici. Produzioni che, è stato detto, spesso finiscono sul mercato d’oltre Tirreno a costi inferiori rispetto a quelli del solo trasporto. Quindi meglio non produrre e chiudere le cave. Non è un caso che il settore stia attraversando una durissima crisi.

La sfida alla tradizione del trasporto merci e la scelta del container è stata presentata da Andrea Virdis, titolare della Sarda Ponteggi di Usini, impresa che si occupa della costruzione di strutture di ferro. »La soluzione che stiamo proponendo – ha detto – può essere praticata immediatamente e sarà messa a disposizione anche delle altre aziende di autotrasporti e produzione». Virdis ha tenuto a precisare che il progetto non rappresenta una concorrenza verso gli altri operatori, ma casomai un supporto che consentirà enormi risparmi.

Sulla parte operativa, quella delle navi, è intervenuto Angelo Carta, imprenditore del settore . »Abbiamo raggiunto un accordo con un armatore greco che opera nel Mediterraneo – ha detto – le cui navi, guarda caso, ora transitano proprio davanti a Porto Torres, e se il nostro progetto dovesse decollare, e dai contatti in corso pensiamo proprio di sì, ci metterà a disposizione i cargo necessari. Il meccanismo è semplice: se i produttori sardi condivideranno la scelta dei container e gli indubbi vantaggi economici che ne derivano, Porto Torres diventerà base di spedizione, ma anche di arrivo, e Marina di Carrara svolgerà le stesse funzioni attraverso una rete logistica per le consegne sulla quale abbiamo svolto uno studio mirato e che ha confermato le nostre previsioni. Intendiamo usufruire anche del trasporto ferroviario a seconda delle destinazioni».

Resta da capire quali saranno i tempi di attuazione del progetto.

«Non prima dei primi tre mesi del prossimo anno non saremo operativi. I segnali che giungono dal potenziale bacino di utenza sono estremamente confortanti e credo che riusciremo a portare a buon fine la nostra “rivoluzione“ nel trasporto low cost». Alla presentazione del progetto hanno partecipato tra gli altri il consigliere regionale Paolo Maninchedda del Partito dei sardi e il leader di Irs, Gavino Sale.

 

 

 

 

 


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