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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte                                    La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                    La Grande Truffa – 4° parte

La Grande Truffa – 5° parte                                    La Grande Truffa – 6° parte

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

7° parte

 

…………..

“1. Quando il necessario esiste, bisogna trovare i mezzi per distribuirlo alla gente che ne ha bisogno.

2. È compito della nazione fare in modo che i suoi propri cittadini abbiano quanto loro spetta, prima di occuparsi del resto del mondo. ( Sennò, qual è il senso di essere “uniti” o organizzati in stato? Qual è il significato di “cittadino”?)

3. Quando la produzione potenziale (la produzione possibile) di qualcosa è sufficiente a soddisfare i bisogni di ognuno, è compito del governo fare in modo che produzione e distribuzione siano realizzate”.

Sono parole di Ezra Pound, il poeta economista, scritte nel 1933.
Ciò che l’establishment non riuscì mai a sopportare di lui è che scrivesse soprattutto di economia, difendendo i popoli e schierandosi apertamente contro ciò che lui in generale chiamava Usura.

Come tutti i poeti, Ezra Pound aveva il dono della sintesi: anche per aver espresso concetti estremamente chiari e semplici come questi venne dichiarato pazzo senza processo, letteralmente chiuso in una gabbia a Pisa e quindi internato in un manicomio criminale negli Stati Uniti per dodici lunghi anni.
Gli Usurai internazionali non amano scherzare con chi si schiera contro di loro ed a favore delle popolazioni, portando alla luce la grande truffa dell’emissione del denaro.

La distribuzione dei beni avviene attraverso la moneta, il mezzo di scambio di merci e servizi, la linfa vitale, il sangue dell’organismo economico della società.
Se, continuiamo a ripetere, l’obiettivo dello stato fosse quello di attuare una sana ed onesta economia, perseguire cioè il benessere dei cittadini, la quantità di denaro in circolazione verrebbe continuamente adeguata alla quantità di merci prodotta, per permettere al popolo di consumare la ricchezza che egli stesso produce.

Ma purtroppo questa è solo una dichiarazione di intenti ipocritamente sbandierata da politici e banchieri a nostro uso e consumo nel mondo virtuale, quello delle parole, degli inganni e delle false apparenze. Nella ben più cruda realtà del mondo la scarsità di denaro è mantenuta ad arte attraverso una quantità di regole restrittive, facilmente identificabili in un perverso sistema monetario, ed un mostruoso, sia nella forma che nella quantità, prelievo fiscale.

La combinazione tra questi due strumenti di esproprio, permette il raggiungimento dell’obiettivo prefissato: la sottrazione al popolo dei sudatissimi certificati del lavoro svolto conquistati, rendendo impossibile il normale svolgimento del processo economico. Il consumo viene ostacolato dall’abnorme accumulo di quelle risorse da parte di una ristretta elite di finanzieri internazionali.

La provocata penuria dei mezzi di scambio è l’arma principale in mano ai banchieri.

La mancanza di denaro impedisce a tutti noi di portare avanti una vita serena, godendo del benessere diffuso che la natura ci mette continuamente a disposizione.

Ci imbattiamo, a questo punto, in un’altra verità fondamentale che riguarda l’economia: tutto ciò che noi possediamo ci viene regalato da una Natura generosa. L’uomo, dal giorno della sua comparsa sulla terra, coglie e trasforma le ricchezze disponibili sul pianeta.

L’uomo, nel corso della sua storia, non ha fatto altro che monetizzare le ricchezze naturali.

Da dove vengono l’acqua che ci disseta, i cibi che ci nutrono, l’energia solare, il petrolio, i minerali e tutti i prodotti che trasformiamo ed usiamo per rendere più facile e godibile la nostra esistenza?

Se, invece di subire passivamente le regole imposte dai potenti, riuscissimo a vedere noi stessi come parte di un universo da condividere armonicamente con tutti gli esseri viventi, mondo animale e mondo vegetale, non troveremmo per niente giusto, e ci ribelleremmo, che un esiguo numero di individui e multinazionali guadagnino ed accumulino enormi ricchezze sfruttando risorse che appartengono a tutti.

Perché permettiamo che i politici eletti da noi regalino la proprietà della nostra acqua a delle multinazionali per far loro guadagnare un sacco di soldi rivendendocela?

Per quale motivo il popolo iracheno, seduto su un mare di petrolio, non può beneficiare di tanta ricchezza, ma vive piuttosto di stenti, vedendo radere al suolo il proprio paese, mentre il petrolio gli viene sottratto da poche multimiliardarie multinazionali occidentali per mezzo della forza militare dei paesi civili e democratici in “missioni di pace”?

Questi mostri giuridici stanno distruggendo il fragile equilibrio naturale formatosi in milioni di anni, la vita stessa, sottraendola alle generazioni future, per accumulare una quantità tale di ricchezze che non potranno mai essere consumate.
Il fatto che le popolazioni della terra possano solamente assistere impotenti a tanto sfacelo, è una chiara dimostrazione del controllo totale che la classe dominante esercita su di noi.
Siamo costretti ad assistere all’arroganza dell’imperialismo, ai continui massacri di civili innocenti spacciati per terroristi, senza poter far niente per evitarlo, confusi ed indottrinati dal pensiero unico dominante.
La menzogna globale imposta con la forza delle armi.

Fermiamoci un attimo a trarre delle semplici considerazioni facendoci guidare dal buon senso comune: come è possibile che ancora oggi l’essere umano, organizzato in una società sempre più sofisticata, con tanta ricchezza accumulata e un progresso tecnologico strabiliante, abbia difficoltà a mantenersi in vita o per lo meno a condurre una esistenza che non sia carente dei mezzi indispensabili per vivere dignitosamente?

“La scienza moderna è riuscita a moltiplicare la possibilità della ricchezza; la scienza, controllata e pungolata dalla volontà dello Stato, deve risolvere l’altro problema: il problema della distribuzione della ricchezza in modo che non si verifichi più l’evento illogico, paradossale ed al tempo stesso crudele, della miseria in mezzo all’abbondanza.”
Mussolini citato da Ezra Pound in “Jefferson e/o Mussolini.

Come è ancora possibile questo fenomeno della miseria in mezzo a tanta abbondanza?
Perché, in presenza di tale abbondanza, i mezzi basilari di sostentamento non arrivano a tutti coloro che ne hanno bisogno?
È un problema di equa ripartizione del benessere esistente: c’è abbondanza di beni ma qualcosa si inceppa nella fase distributiva.

Quale è il mezzo di distribuzione dei beni nella nostra società?
Il denaro.

È quindi la perenne penuria di denaro circolante e la sua ingiusta ripartizione che impedisce alle merci di arrivare a chi più ne ha necessità.
Abbiamo forse qualche difficoltà nella produzione del simbolo cartaceo del denaro?
Assolutamente no.

Il problema quindi non sussiste, viene solo creato ad arte dai banchieri, che vogliono usare il denaro come mezzo di controllo, accumularlo essi stessi, metterne una quantità insufficiente in circolazione, ritirarne una grande quantità con le imposte e non distribuirlo equamente tra la popolazione.

È importante capire quanto sia importante questa programmata scarsità monetaria.

Il valore commerciale di qualsiasi merce dipende dalla sua utilità e disponibilità: un elemento indispensabile come l’aria che respiriamo ha grandissima utilità, ma nessun valore commerciale perchè, essendo abbondante e disponibile in natura, chiunque ne può usufruire gratuitamente.
La moneta, per adempiere alla sua funzione distributiva, dovrebbe essere tanto abbondante quanto le merci presenti sul mercato.
Gli Usurai detentori del monopolio hanno però deciso di limitarne la disponibilità e mantenerne alto il valore.

Una società giusta, con la quantità di denaro adeguata a monetizzare le risorse della natura, sarebbe ricca e non dovrebbe pagare nessun interesse per l’uso del denaro.

Così come l’aria che respiriamo, la natura ci offre gratuitamente tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere.

Con un oculato consumo sostenibile, nessun individuo resterebbe privo dei mezzi di sostentamento.
Ma gli Usurai mirano a controllare in regime di monopolio le merci più importanti: cibo, acqua, minerali, petrolio e gas, che quantunque abbondanti, vengono vendute a prezzi elevati. Nel caso del petrolio, acquistabile in dollari, obbligano gli acquirenti a munirsi prima della moneta americana, alimentandone la richiesta per mantenere alta sia la quotazione della merce, sia quella dello strumento.
Anch’esso ridotto a ciò che mai dovrebbe diventare, una merce.

Dopo aver affermato che non ci sono problemi di produzione, ma soltanto di ripartizione dei beni prodotti, ed individuato nello strumento distributore della ricchezza, la moneta, il vero problema, la disfunzione della fase conclusiva del processo economico (il consumo) è di facile interpretazione.

La maggior parte della popolazione mondiale non può consumare il minimo necessario per mancanza del mezzo di scambio.
L’ingiusta ripartizione del denaro fa sì che i poveri continuino a vivere tra disagi e sofferenza.

La ricca società occidentale consuma in eccesso, il terzo mondo patisce la fame.

“Lo scopo di produrre alimenti è dar da mangiare alle persone. Lo scopo di tessere vestiti è vestirle. La funzione del sistema monetario è di portare i beni dal luogo in cui si trovano alle persone che ne hanno bisogno.”
Ezra Pound in “Social credit: an impact”

Avete notato come sono chiari i messaggi di chi vuole parlare al popolo senza niente nascondere, in contrasto con le comunicazioni criptate ed incomprensibili di economisti e politici?

Dall’esposizione sin qui fatta, ci pare che l’economia sia una materia per niente complicata. Come già accennato, ciò ci induce a pensare che: o gli “economisti” sparsi per il mondo sono dei perfetti imbecilli che non riescono ad indicare ai politici le soluzioni adeguate per una normale ripartizione delle ricchezze esistenti, o sono in perfetta malafede, assoldati dai grandi Usurai internazionali per ingannare con fiumi di menzogne le ingenue popolazioni mondiali.

“LE BASI DELL’ECONOMIA sono così semplici da rendere l’argomento quasi del tutto ininteressante”, Ezra Pound in “Abc dell’economia”.

È il momento di introdurre un altro concetto di fondamentale importanza per il futuro planetario.

Margrit Kennedy, un architetto tedesco che scrive di economia, ci spiega nel suo “La moneta libera da inflazione e da interesse” scritto nel 1987, che siamo portati a credere dalla nostra esperienza di vita, che esista un solo tipo di crescita, quello naturale che noi stessi sperimentiamo.
In verità i tipi di crescita sono almeno tre.
Uno naturale, quello di piante ed animali:

“Noi cresciamo abbastanza velocemente nei primi anni di vita, poi in gioventù il nostro sistema fisico rallenta e di solito si ferma intorno ai 21 anni. Questo fatto però non ci impedisce di crescere ancora, “qualitativamente” invece che “quantitativamente”.

Negli assi cartesiani questa crescita viene rappresentata da una curva quasi verticale all’inizio, ma parallela all’asse orizzontale poi.

Il secondo tipo, quello lineare o meccanico, appartiene alle macchine che hanno una crescita o produzione costante, sino a quando continuano ad essere alimentate. La sua rappresentazione è una linea diritta che divide esattamente in due angoli di 45 gradi l’angolo retto.

Il terzo tipo di crescita è quella esponenziale, l’opposto di quella naturale, perché ha un inizio molto lento per poi crescere sempre più velocemente raggiungendo un andamento di una curva quasi verticale negli assi cartesiani.

Prosegue l’autrice:
“Nel corpo umano questo tipo di crescita normalmente indica una malattia; il cancro, ad esempio, segue una curva di crescita esponenziale: prima cresce lentamente, anche se aumentando costantemente, e quando viene scoperto spesso è già entrato in una fase in cui non si può far più niente. Di solito, nel mondo fisico la crescita esponenziale si conclude con la morte del cancro e dell’organismo nel cui corpo quest’ultimo si era radicato.
Anche la moneta cresce come il cancro: basato sull’interesse semplice e quello composto, il nostro denaro, infatti, raddoppia ad intervalli regolari, seguendo un andamento esponenziale. Questo spiega perché noi attualmente abbiamo un problema che riguarda il nostro sistema monetario: l’interesse, che agisce nella nostra società come un cancro”.

L’interesse è mortale, distrugge l’organismo nel quale si annida.
Basti pensare per un attimo ai paesi del terzo mondo che, stretti nella morsa di debiti inestinguibili, vivono in uno stato di perenne agonia. O alle nostre situazioni aziendali, coloro che le hanno vissute lo sanno bene, quando gli interessi di indebitamenti eccessivi galoppano troppo velocemente per poter essere ripagati.

Affermava Margrit Kennedy nel 1987 che con un interesse del 12% bastano 6 anni perché il valore dei soldi investiti raddoppi, con un 6% ci vogliono 12 anni, con un 3% si arriva ad un raddoppio in 24 anni.

Chi prende in prestito si trova raddoppiato il valore del debito, mentre coloro che prestano, raddoppiano il valore del capitale senza dover lavorare.

Il denaro quindi non è più semplicemente il mezzo di scambio, diviene piuttosto un arma per indebitare singole persone o interi popoli, e, grazie all’interesse, arricchirsi con il lavoro altrui.
I banchieri, prestatori di denaro di professione, sottraggono ai debitori gran parte dei loro guadagni, vivono di rendita, da parassiti, sfruttando il lavoro eseguito da altri.

Ecco perché da tempi immemorabili il prestito ad interesse è considerato immorale e condannato, almeno a parole ma non nei fatti, da tutti i popoli e da tutte le religioni.
Tutte meno una che lascia uno spiraglio aperto, come vedremo.

“Anche all’1% di interesse abbiamo una curva di crescita esponenziale, con un tempo di 72 anni necessario al nostro denaro per raddoppiare di valore”, prosegue l’architetto economista. Ed ancora:
“ . . un centesimo investito al tempo della nascita di Cristo, ad un tasso di interesse annuale del 4% nel 1750 avrebbe guadagnato interessi pari ad una sfera d’oro del peso della terra; nel 1990 avrebbe potuto comprare 8.190 sfere d’oro. Al 5% di interesse, il centesimo investito avrebbe guadagnato interessi pari ad una sfera d’oro del peso della Terra già nel 1446, e nel 1990 avrebbe potuto comprare 2,200 bilioni di sfere d’oro!”.

L’incredibile sviluppo dell’interesse semplice e composto (anatocismo, l’interesse maturato che diventa capitale produttore di nuovi interessi) ci porta alla seguente conclusione: una economia imperniata sullo sfruttamento delle risorse a crescita naturale che il nostro pianeta ci ha messo a disposizione, è assolutamente incompatibile con un sistema monetario basato su un interesse a crescita esponenziale. Per cercare di pagare gli interessi esponenziali sul denaro preso a prestito, i popoli debbono monetizzare sempre più velocemente le risorse naturali, ma ciò non può andare avanti a lungo in un mondo limitato. Prima o poi, ma sembriamo ormai molto vicini a quel momento, avremo o una crisi ecologica o una economica.

“Chiunque creda che la crescita esponenziale possa andare avanti per sempre in un mondo di risorse limitate, o è un pazzo o un economista”.
Kenneth Boulding, economista

Per finire, andiamo a conoscere il concetto di economia espresso da Napoleone Bonaparte oltre 200 anni orsono, per introdurre un altro argomento molto importante:

“L’Economia è Produzione, non Commercio, si basa in origine sull’Agricoltura; in un secondo tempo nell’Industria, e solo alla fine nel Commercio Estero”.

Napoleone Bonaparte, capo di stato ed Imperatore, prese decisioni importanti in materia economica che lo resero nemico mortale dell’alta finanza internazionale. Fece una guerra aperta ai finanzieri internazionali, che infatti appoggiarono con i loro soldi tutti i suoi nemici, sino a quando riuscirono a sconfiggerlo.
Si fece nominare Presidente della banca di Francia per poter emettere denaro del popolo senza debito nei confronti dei banchieri e proibì la pratica dell’usura.

Quando infine fu sconfitto dai capitali della grande finanza della City di Londra, l’usura come sistema economico dei popoli fu restaurata.
Pronunciò frasi come “ il credito è della Nazione, non dei banchieri”, e “ il denaro non ha Patria: i finanzieri non hanno patriottismo né decenza, il loro unico obiettivo è il lucro”.

Mise freno alle attività dei banchieri, ed ordinò che non si facesse ricorso al credito per spese militari e civili, consapevole che “quando un Governo dipende dalla banca il vero governo sono i banchieri, dal momento che la mano che dà sta sempre al di sopra di quella che riceve”.

Cosa significano le parole di Napoleone “L’Economia è Produzione, non Commercio”?

Abbiamo letto nella descrizione tratta da alcuni dizionari che l’economia è l’utilizzo delle risorse disponibili per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi, risparmio, insieme delle risorse di una regione.
In nessun momento si parla di commercio, tanto meno di commercio estero.

Un popolo autosufficiente è economicamente indipendente e libero.

Ma questo si scontra con gli interessi della finanza internazionale, che invece vuole paesi e popoli che dipendano dal loro denaro. Perciò, specialmente in questi ultimi decenni, ha dato una spinta decisiva alla globalizzazione del commercio mondiale, dove sono le multinazionali, non i produttori, a fissare prezzi e destinazioni delle merci.
Totale controllo del mercato.

Per poter anche solo inoltrare la richiesta di un prestito alla “Banca Mondiale” ed al “Fondo Monetario Internazionale”, strumenti devastanti in mano alla grande finanza usati per indebitare i popoli, i paesi del terzo mondo devono prima accettare tutta una serie di disposizioni da rispettare.

Con questi “aggiustamenti strutturali” da seguire, praticamente si smantellano e condizionano pesantemente, rendendole dipendenti dal commercio estero, le economie locali che, sfruttando le poche risorse disponibili, riuscivano comunque da secoli ad alimentare intere popolazioni.

Ecco infatti che entrano in azione le multinazionali di proprietà dell’Usura internazionale, che si impossessano per pochi spiccioli, grazie al ricatto della concessione del credito, delle risorse principali di questi paesi, siano esse petrolio o minerali, tabacco o frutta, servizi fondamentali come l’assistenza sanitaria, la distribuzione ed il controllo dell’acqua potabile, l’intero sistema bancario, la telefonia, i media.

Volete saperne di più? Leggetevi la storia scritta da uno che per professione, banchiere-economista, veniva mandato in giro per il mondo ad indebitare i paesi sottosviluppati ben oltre le loro possibilità di restituzione del credito ricevuto, per renderli per sempre schiavi del capitale: John Perkins.
L’autore ci racconta nei particolari, nel suo libro “Confessioni di un sicario dell’economia”, come sono state appunto depredate delle loro principali risorse e distrutte le economie di numerosi paesi del terzo mondo, usando come arma principale il prestito di denaro ad interesse, per poi passare, ove necessario, agli assassini dei capi di stato meno corruttibili con l’intervento della Cia americana o a veri e propri interventi militari, come in Iraq.

Ritorniamo a Napoleone Bonaparte, più simpatico nelle sue vesti di economista in difesa dei diritti dei popoli piuttosto che in quelle di condottiero di eserciti, ed alla sua descrizione di economia riportata dal suo fedele Las Cases nel “Memoriale di Sant’Elena”:

“L’Agricoltura è l’anima, la base dell’Impero; l’Industria procura la comodità e la felicità materiale del Popolo: il Commercio Estero è la sovrabbondanza, e permette il libero scambio del prodotto in eccesso dell’Agricoltura e dell’Industria”.

Ancora una volta, il messaggio è chiaro.

Nell’ordine naturale di un sano processo economico, è l’agricoltura la base, quella che riempie le pance delle persone, rendendole autosufficienti dal punto di vista alimentare.
Un paese che garantisce il sostentamento del proprio popolo, acquisisce una grande indipendenza economica.

Tutto ciò non piace per niente ai grandi Usurai internazionali, che vogliono popoli schiavi del loro capitale, per poter, da parassiti, vivere del lavoro altrui.
Gli agricoltori e gli allevatori, per il loro contatto millenario con la natura, sono gente semplice e frugale. Profondi conoscitori dei lenti ritmi della crescita naturale e poco inclini a rischi, sono restii ad avere troppi contatti con il mondo delle banche, un mondo così diverso e lontano dal loro.

I banchieri, a loro volta, non concedono grandi crediti all’agricoltura, troppo condizionata da fattori ambientali incontrollabili come la meteorologia, e non per niente trasformata nel parente povero dell’economia, né amano contadini e allevatori, parsimoniosi e diffidenti.

I parassiti della finanza amano le grandi città ricche di scambi, consumi e traffici di ogni genere dove poter mettere a frutto l’inganno monetario, finanziando tutte le attività che in esse si sviluppano ed avvolgendo in una rete di debiti inestinguibili i suoi abitanti.

È il loro ambiente naturale, dove si sono fatti così arrogantemente potenti.

Attraverso la “Organizzazione mondiale del commercio” (Wto), altra arma devastante in mano all’Usura internazionale, è stata imposta una globalizzazione selvaggia, spacciata naturalmente nel mondo virtuale per opportunità di crescita e benessere per tutti i popoli.

Quando mai la Grande Usura farebbe qualcosa contro i nostri interessi?

Con l’abbattimento di tutte le barriere doganali per merci e capitali, onde evitare le fastidiose intromissioni di ciò che resta dell’autorità dei singoli stati sovrani, e ritagliandosi per sé uno status di autorità sovranazionale ed extraterritoriale che le consente pure di sfuggire al pagamento di tasse sui profitti, l’Usura internazionale esercita il suo dominio sul pianeta.

Con la complicità dei politici camerieri ci impone assurde restrizioni alla produzione di prodotti essenziali come latte, vino, carne, grano, etc., per obbligare gli italiani ad importarli dalla Germania, i tedeschi dalla Francia, i francesi dalla Gran Bretagna e così via, per rendere agricoltori ed allevatori di tutti questi paesi, potenzialmente capaci di una completa autosufficienza, dipendenti dal commercio estero, usato in questo caso come strumento per spostare lavoro, lavoratori e ricchezza da un paese all’altro a proprio piacimento, secondo convenienza.

Gli Usurai, con campagne propagandistiche ben orchestrate che mettono in risalto illusori vantaggi per i consumatori, ci hanno spinto verso una completa apertura dei mercati delle merci e del lavoro, per scardinare in questo modo le forti economie dei paesi occidentali, ormai ex potenze economiche, e togliere potere ai leader politici nazionali e, quindi, ai popoli rappresentati.

La globalizzazione è puro imperialismo capitalistico.

Spacciandosi per liberali, gli usurai spingono per l’abbattimento delle barriere commerciali, dei confini nazionali, per una “grande Europa unita in un abbraccio fraterno”. Un unico mondo futuro omologato ai loro piedi, con un governo unico ed una sola moneta, naturalmente controllata da loro.

Si scrive globalizzazione, si legge imperialismo.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU