2015.08.29 – Quarta guerra mondiale, la lezione di Putin

Posted by Presidenza on 29 Agosto 2015
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Oggi l’Europa insegna al mondo soltanto l’egoismo profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel, che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d’Europa.
Ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana.

 

 

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Ora che la crisi greca è rientrata, almeno apparentemente e momentaneamente, sarebbe finalmente opportuna un po’ di autocritica. La dovrebbe fare l’Occidente in generale, totalmente schiavo dei grandi gruppi finanziari che muovono come marionette le istituzioni del vecchio e del nuovo Continente.

 

di Marco Fontana

 

La dovrebbe fare ancora di più quella Unione Europea che, oltre ad avere sulla coscienza la non ortodossa Terza Guerra Mondiale che si sta consumando nel disinteresse dei media e che sta segnando la colonizzazione lenta dei Pigs da parte di Francia e Germania, continua ad andare acriticamente a rimorchio degli Stati Uniti: un viaggio con l’unica bussola dell’interesse personale. Deve risultare chiaro che mai come in queste settimane si è andati vicini, vicinissimi alla Quarta Guerra Mondiale. Sarebbe bastato poco: se la Russia avesse lanciato un salvagente a Tsipras, riscattando il debito nei confronti della Troika e offrendo loro condizioni più umane e realistiche, la Grecia sarebbe passata sotto la sua influenza e avrebbe aperto una breccia difficilmente rimarginabile nella credibilità di un’Unione azzoppata nei suoi valori costituenti.

L’effetto a catena è facilmente immaginabile: le uscite di Austria e Ungheria sarebbero state inevitabili, visto che non da oggi si mostrano insofferenti verso la diarchia franco-teutonica che regge l’Europa.

In un simile contesto la figura di Putin si sarebbe rafforzata, dopo aver smascherato una volta per tutte le condizioni usuraie che la Troika impone da anni ai Paesi che ha messo in difficoltà lei stessa (grazie anche alla complicità di agenzie di rating sulle quali peraltro sono aperte diverse inchieste giudiziarie). Putin aveva già lasciato correre ai tempi della crisi di Cipro, evitando conflitti con USA e con UE. Sicuramente però sfilare la Grecia dalla sfera d’influenza europea sarebbe stata un’occasione mediaticamente più succulenta che non la piccola isola del Mediterraneo. Un’occasione più simbolica che non economicamente vantaggiosa, certo. Eppure ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana.

E laddove non arriva l’autocritica americana, ci si aspetterebbe che almeno l’Europa battesse un colpo, quell’Europa culla delle migliori diplomazie mondiali che dovrebbe ritrovare il suo pragmatismo e la sua prospettiva di potenza mondiale. E invece l’UE, spinta dalla Germania — a sua volta pressata degli States — starebbe studiando altre sanzioni contro la Russia. Una decisione tanto più grottesca visto che Putin ha a più riprese offerto disponibilità a supportare azioni contro l’avanzata del terrorismo islamico in Medioriente.

Questa sì una apertura fondamentale perché, in controtendenza rispetto al passato, potrebbe portare ad un fronte Occidentale e Orientale compatto nei confronti dell’Isis e a difesa di quella rete valoriale e culturale che dovrebbe essere il collante ultimo della Comunità europea. A Obama non è bastato destabilizzare col suo aperto supporto alle primavere (anglo)arabe un’intera regione che anni di impegno dei suoi predecessori avevano contribuito a stabilizzare.

Così, in piena scadenza di mandato, continua a muoversi sullo scacchiere internazionale come un elefante in cristalleria. Imperterrito insiste a stuzzicare una Russia che a differenza degli Usa rimane l’unico punto fermo per la comunità di popoli che compongono la variegata Europa.

Oggi l’Europa insegna al mondo soltanto l’egoismo profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel, che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d’Europa.

Eppure il referendum greco dovrebbe averle dato un assaggio di che cosa pensano molti cittadini delle sue idee. Ma tanto il consenso popolare è ormai diventato un optional: se non serve per legittimare un governo nazionale (per esempio l’Italia), figuriamoci a livello di organismi sovranazionali.

E pensare che recentemente Romano Prodi ha presentato il salatissimo conto delle sanzioni per l’Italia: persi 85mila posti di lavoro e lo 0,9% di Pil. Quando si alzerà qualcuno al Parlamento europeo chiedendo un dibattito vero sulla politica internazionale comunitaria che ci si vuole dare da qui al 2040?

Oggi vengono solo presentati e votati documenti già preconfezionati dagli USA: è questa l’idea di Europa che hanno Merkel e Hollande? Ormai è andata perduta la missione che ci si era dati quando si fondò l’Europa: creare un terzo blocco mondiale.

Ora non solo non siamo terzo referente nel globo, ma stiamo rischiando anche la nostra stessa identità, schiacciati come siamo dal terrore verso le tradizioni che ci hanno fatto grandi in passato e dalla sudditanza verso una grande super potenza che dopo la Seconda Guerra Mondiale è intervenuta solo dove aveva interessi economici.

tratto da: (clicca qui)

 

2015.08.27 – La Grande Truffa – 5° parte

Posted by Presidenza on 28 Agosto 2015
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte                                   La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                   La Grande Truffa – 4° parte

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

5° parte

 

 

………….

Abbiamo materializzato la nostra creazione mentale per poterla introdurre in società. Il simbolo per eccellenza è al giorno d’oggi la banconota, ma il valore si può rappresentare sotto forma di assegno bancario, bonifico, carta di credito, conto corrente, titoli di stato.

Con tutta l’autorità statale l’abbiamo dichiarata legale, e le abbiamo dato un corso forzoso.

Cosa significa?
Significa che, come la lira sino a qualche anno fa, oggi l’euro è la valuta ufficiale del nostro paese, lo stato si impegna a pagare i suoi debiti con questa moneta, l’accetta in pagamento per i propri crediti, e la impone come mezzo di pagamento legale per sanare le dispute giudiziarie.
Significa che si possono rifiutare assegni o altre forme di pagamento, ma non le banconote o le monete espresse in euro, questa è la valuta ufficiale adottata.

Tutto ciò crea una domanda ed offerta, stimola una circolazione ed il suo uso in tutte le transazioni commerciali.
Essendo il mezzo di pagamento abituale, si crea una fiducia assoluta, tutti noi lo accettiamo senza porci domande, sapendo che verrà accettato da chiunque altro.
L’implicazione più importante del suo essere legale e del corso forzoso è comunque il fatto che la moneta circola senza essere garantita da una riserva d’oro.

Dal 15 Agosto 1971, giorno in cui Richard Nixon, presidente in carica degli Stati Uniti d’America, in diretta televisiva annunciò che il dollaro non era più convertibile in oro, non c’è più nessuna riserva in metallo a garantire le banconote in circolazione.

La moneta è potere.
Nata per servire, ora viene usata per servirsi delle popolazioni.
In mano agli Usurai internazionali, è diventata un arma terribile per mezzo della quale si sono impossessati del mondo, con potere di vita o di morte su tutti noi.
È una nostra creatura, ma viene usata contro di noi.

Come è possibile?
Ce ne siamo fatti scippare il controllo. Mentre cresceva, ce ne siamo allontanati, abbiamo permesso che altri la gestissero.

I banchieri l’hanno presa nelle loro mani, ce l’hanno sottratta impossessandosene, e continuano a plasmarla nelle forme che ritengono più adatte al conseguimento del loro obbiettivo: impoverire la popolazione mondiale per poterla controllare.
I banchieri hanno il monopolio culturale della materia monetaria, noi siamo rimasti degli analfabeti.
Ma la moneta è nostra, ci appartiene.
Siamo noi che le diamo valore accettandola e facendola circolare, come ci ha insegnato nei suoi scritti Giacinto Auriti.

Con tutta l’autorità della legge trasformiamo un simbolo cartaceo in valuta ufficiale, induciamo nella banconota il valore, il potere d’acquisto.
La banconota racchiude in se una parte materiale, il simbolo cartaceo, ed una immateriale prodotta dalla nostra mente: l’accettazione in previsione che altri l’accetteranno, la fiducia nel suo potere d’acquisto.

Delle due componenti, la seconda è quella che dà valore alla cartamoneta.
Il simbolo materiale può cambiare, come successo tante volte in passato e continua a succedere con la plastica delle carte di credito. Non può però mancare la parte immateriale rappresentata dalla nostra fiducia, spontanea e/o imposta dalla legge: la moneta perderebbe il proprio potere d’acquisto.
Chi di voi accetterebbe oggi una banconota da centomila lire, nuova fiammante ma simbolo senza valore perché così abbiamo deciso, in pagamento per un lavoro eseguito?
Provate a mettere una banconota da 50 mila lire, invece di 50 euro, sulla ricevuta del conto della pizzeria; al ristoratore verrebbe da sorridere, penserebbe ad uno scherzo. Vuole soldi veri, quelli accettati da tutti.
Al contrario, chi si sente di rifiutare un bonifico da 10 mila euro sul proprio conto corrente, valore senza simbolo cartaceo, ma con tanto potere d’acquisto?
È indubbio che la vita della moneta abbia origine nella nostra mente, il valore è un concetto mentale. L’idea viene oggettivata in un simbolo cartaceo nel quale la nostra accettazione e fiducia inducono il valore.
È ciò che ci ha insegnato Giacinto Auriti con la sua teoria del valore indotto.

“ E la proprietà è di chi crea il valore, non di chi stampa il simbolo; è del popolo, non della banca.”

Come si potrebbe non essere d’accordo con il professore, purtroppo scomparso nel 2006, ma che con i suoi scritti continua a insegnarci i meccanismi fondamentali per comprendere come si viene a creare il valore monetario?
Dalla sua cattedra dell’Università di Teramo, Giacinto Auriti ci ha spiegato con estrema chiarezza che è il popolo che dà valore al simbolo monetario, e pertanto deve essere proprietario della moneta creata.

Dobbiamo recuperare la proprietà del denaro, o i nostri figli non avranno futuro. Per riprenderne il controllo definitivamente, c’è una sola strada possibile: dobbiamo capire bene quale è la sua funzione.
Io sono uno di voi, alle prese con bollette da pagare, mutui, scadenze. Non ho titoli altisonanti o lauree in economia da vantare, ma vi assicuro che la materia non è così complicata come ci vorrebbero far credere coloro che appartengono al mondo dell’economia e della finanza.

La formazione economica non è una condizione indispensabile per comprendere questa truffa meschina. Anzi, avere una mente libera da numerosi falsi dogmi inculcati con l’istruzione universitaria rappresenta forse un vantaggio.
Per poter giudicare, controllare e contrastare l’operato dei governanti, vi è l’obbligo da parte nostra di capire i meccanismi del sistema monetario. In caso contrario continueremo ad essere ignobilmente ingannati, come avviene ormai da secoli.

“Il sistema bancario è stato concepito nell’iniquità ed è nato nel peccato. I banchieri internazionali posseggono il pianeta. Togliete loro tutto quanto possiedono, lasciando però il potere di creare prestiti, e con alcuni tratti di penna produrranno prestiti sufficienti a recuperare tutto di nuovo. Se però toglieste loro la facoltà di produrre denaro, tutte le grandi fortune finanziarie sparirebbero, inclusa la mia, e ne risulterebbe un mondo assai più felice. Se invece preferite continuare ad essere gli schiavi delle banche e pagare le spese della vostra stessa schiavitù, consentite loro di continuare a creare prestiti”.

Sir Josiah Stamp, presidente della British Railways, presidente della Banca d’Inghilterra, all’epoca secondo uomo più ricco d’Inghilterra, in un discorso tenuto in una università del Texas negli anni ’20 del secolo scorso.

Numerosi autori, elencati nelle pagine finali, con le loro opere facilmente rintracciabili in internet, offriranno precisi approfondimenti a coloro, spero tanti, che vorranno saperne di più.
Il mio obiettivo è agevolare un primo avvicinamento ad un argomento che potrebbe sembrare, ma non lo è, ostico.

Sarebbe auspicabile, per il bene di tutti, che una volta capito l’inganno, si potesse ricondurre il sistema monetario alla funzione alla quale è preposto: facilitare gli scambi per un equa ripartizione dei beni all’interno della comunità degli uomini, potenzialmente ricchissima ma ridotta alla disperazione per il diabolico cinismo di pochi Usurai.

Iniziate a diffidare di economisti, ministri ed esperti vari che in televisione o sui loro giornali usano paroloni complicati o termini inglesi per esprimere dei concetti che potrebbero spiegare molto più semplicemente: non stanno parlando a voi, e nemmeno vogliono che voi capiate; stanno parlando tra di loro, ai colleghi, agli altri abitanti del loro stesso mondo.
E soprattutto, non ne sanno molto più di noi. Vogliono solo che ne stiamo fuori per mantenere il monopolio culturale della materia, tenerci ignoranti per continuare ad ingannarci con i loro meschini sotterfugi.

Una considerazione elementare: i governi dicono di non avere mai soldi per fare tutto ciò che si dovrebbe, si parla sempre più di tagli alla spesa pubblica, cioè meno servizi per noi in cambio delle imposte che paghiamo; il prelievo fiscale è già altissimo, non si può incrementare ulteriormente perché la stragrande maggioranza dei cittadini non ha i soldi per poterlo onorare.

Se gli economisti, i ministri ed esperti vari che occupano quotidianamente giornali e televisioni in tutto il mondo fossero così competenti in materia come presumono di essere, con i secoli avuti a disposizione avrebbero sicuramente trovato una soluzione a questi problemi.
Invece, all’inizio del terzo millennio di una civiltà umana che ha compiuto uno spettacolare salto qualitativo in tutti gli altri campi, una parte sempre più rilevante della popolazione mondiale ha grandissimi problemi per nutrirsi ed avere un tetto sotto il quale rifugiarsi.

Conclusione: o le persone che si spacciano per esperti in economia sono in verità degli emeriti incapaci, o, peggio ancora, agiscono in assoluta malafede.

La nostra esistenza terrena può essere una esperienza meravigliosa, gioiosa, stimolante, degna di essere vissuta; o al contrario vuota e triste, se non anche dolorosa ed insopportabile. Dipende sopratutto da noi.
Sono due gli aspetti che più di altri condizionano l’intero percorso delle nostre vite: la presenza dell’amore e del denaro.
Ciascuno di noi conosce bene l’importanza dell’amore nella nostra vita, e la sua straripante presenza in milioni di canzoni, libri, riviste, film e poesie, ne è la conferma.
Non è forse l’argomento centrale delle conversazioni con gli amici più intimi?

E il denaro?
Anch’esso importantissimo, tanto presente nelle nostre conversazioni, quanto assente nelle nostre tasche. Pochi libri e riviste per specialisti, ancor meno film, e forse nessuna canzone o poesia.
Come mai?

Come vi spiegate che in tanti anni di scuola dell’obbligo siamo stati costretti a sorbirci tante nozioni inutili, le tante menzogne della storia del mondo occidentale raccontata dai vincitori, ma mai nessuna lezione sul denaro, le sue origini, la sua funzione?
C’è forse qualcuno che non vuole che noi ci addentriamo nell’argomento?

Neanche con corsi universitari uno studente riuscirà a captare i segreti del mondo del denaro, perché l’argomento viene accuratamente evitato.

Le università non sono laboratori culturali dove poter sviluppare e moltiplicare potenzialità mentali che gli studenti potrebbero poi usare liberamente. Sono piuttosto dei luoghi finanziati, negli USA soprattutto, da multinazionali, banche e ricchi capitalisti, dove si impartiscono insegnamenti finalizzati a formare dei lavoratori-consumatori per mantenere lo status quo, una società dei consumi nella quale noi, il popolo-massa, lavoriamo e consumiamo per produrre profitti che terminano inevitabilmente in mano dei ricchi banchieri internazionali.

Il sistema monetario internazionale non è altro che un percorso obbligato che tutta la ricchezza prodotta dai popoli deve percorrere per giungere alle casse delle banche dalle quali la moneta è uscita sottoforma di prestito ad interesse, e nelle quali inevitabilmente deve rientrare per ripagare quel debito.

Noi abbiamo già intrapreso un viaggio leggero nel mondo della moneta per capirne il funzionamento e non essere più ingannati. È un viaggio in superficie, ma spero molto utile, primo passo verso ulteriori approfondimenti.

Spegnete televisioni e giornali, sono la voce del padrone; vogliono solo confondervi, intrattenere ed addormentare il vostro cervello. C’è solo un mezzo che ancora sfugge al controllo globale, speriamo per sempre: internet.
Entrate in internet, c’è tutto ciò che vi serve sapere in materia. A differenza dei media ufficiali manipolati ed omologati, qui troverete anche informazione alternativa: sta a voi selezionare le notizie utili ad avvicinarvi quanto più possibile alla verità.

Capiremo perché la moneta, creata dal popolo al quale quindi appartiene, viene emessa dalla Banca d’Italia, una privatissima società anonima di capitali, che se ne è appropriata e ce la presta ad interesse gravandoci di un debito inestinguibile.
Come ciò sia potuto accadere grazie ad una classe politica serva dei banchieri, che mantenendo colpevolmente la popolazione in uno stato di assoluta ignoranza in materia monetaria, e quindi nell’impossibilità di reagire, le ha sottratto la sovranità monetaria, e di conseguenza anche la sovranità popolare, consegnandola ad una banda internazionale di finanzieri parassiti ed usurai.

Cercheremo di fare luce sull’inganno dell’emissione monetaria in maniera quanto più semplice possibile: come avviene e come dovrebbe in realtà avvenire.
Cosa sia la “miracolosa” riserva frazionaria e quali le sue conseguenze; cosa siano il credito, il debito e l’interesse, l’inflazione e la più terribile deflazione, spietatamente usata dai banchieri per ridurci in schiavitù.

Come il popolo non più sovrano, produttore di tutta la ricchezza esistente sul pianeta, è perennemente indebitato e lavora, senza rendersene conto, solamente per arricchire i grandi Usurai internazionali ed i governanti loro complici e servi.

Come fame, povertà e sofferenza in mezzo a tanta ricchezza sono situazioni create e tollerate, non irrisolvibili come ci si vuol far credere.
Gli enormi rischi che stiamo correndo a causa di un sistema monetario in vigore ormai da centinaia di anni, e che, non più sostenibile, è destinato ad implodere su sé stesso. Con chissà quali disastrose conseguenze per tutti noi: il caos generato potrebbe essere l’anticamera di una dittatura mondiale.

Uscire da questa situazione di profondo disagio è ormai assolutamente necessario.
Per poter programmare un futuro migliore ed una vita degna di essere vissuta per tutti gli abitanti del pianeta, c’è bisogno di un coinvolgimento generale.

Primo passo: comprensione del funzionamento del sistema monetario e recupero del controllo della moneta e della ricchezza prodotta.

Attualmente ci sono due tipi di moneta in circolazione. Una di proprietà privata ed una di proprietà popolare, appartenente a tutti noi.

La prima viene stampata con il solo costo di carta ed inchiostro o un click sul computer dai grandi Parassiti internazionali, che dopo avercela sottratta grazie alla complicità di una classe politica venduta, ce la prestano ad interesse.

Si crea artificialmente un debito pubblico per cercare di restituire il quale i cittadini sono letteralmente coperti di imposte da pagare. Dobbiamo estrarre dal nostro lavoro di tutti i giorni almeno il 60/80% del valore prodotto per consegnarlo attraverso un inumano prelievo fiscale agli Usurai.
Il meccanismo è semplice, sintetizzato da Bruno Tarquini, autore di “La banca, la moneta e l’usura”: “creazione della moneta, sua emissione in prestito allo Stato da parte della Banca Centrale, debito pubblico, consequenziali imposte a carico del popolo.”

Questa moneta è all’origine di un debito del quale non riusciremo mai a liberarci, uno strumento che produce miseria e ci riduce in schiavitù.

Tutta questa sofferenza mentre siamo pure costretti ad assistere attraverso gli schermi televisivi alla bella vita che politici e parassiti del potere conducono con i nostri soldi.

Esiste pure una moneta di proprietà popolare, strumento di giustizia e benessere per il popolo, prodotta gratuitamente senza indebitamento, e che ci darebbe perfino la possibilità di avere un reddito di cittadinanza, un piccolo reddito per tutti noi. Purtroppo però, questa moneta viene prodotta dalla Zecca di Stato in quantità esigue, appositamente insufficienti. Perché non viene prodotta nelle quantità necessarie per far star bene la popolazione senza indebitarla in sostituzione di quella privata delle banche?

Perchè se così fosse i banchieri perderebbero con il denaro il potere sulla classe politica, questa non potrebbe ostentare la vita dispendiosa che conduce volgendo altrove lo sguardo davanti all’ingiustizia, e noi non saremmo disoccupati, indebitati e sottomessi.
Per noi sarebbe una vita molto più umana, ma i grandi Usurai non gradirebbero, non vogliono un popolo colto e benestante, rappresenterebbe per loro un grosso pericolo. Potrebbe capire la grande truffa dell’emissione monetaria, ribellarsi e pretendere ciò a cui ha diritto: benessere.
Meglio un popolo sottomesso, ignorante e lavoratore.

Se fossi credente direi che la moneta è un dono di Dio, ma mi limito a definirlo uno straordinario strumento di benessere per tutta l’umanità.
Geniale intuizione della mente umana, il “certificato di un lavoro svolto” creato per facilitare la circolazione di merci all’interno della società, appartiene all’esecutore materiale di quel lavoro: il popolo.

Purtroppo la moneta attualmente in circolazione non è ciò che dovrebbe essere.
I grandi Usurai internazionali che da sempre la manovrano in modo esclusivo, nel corso dei secoli ne hanno manipolato la funzione senza che noi ce ne accorgessimo.
Intanto ci fanno credere che la materia monetaria è argomento troppo difficile e delicato per poter essere regolamentata dal popolo, e si sono fatti assegnare dai politici, partecipanti alla spartizione del bottino, l’esclusiva del diritto dell’emissione monetaria.

Diventati padroni-produttori a costo zero della linfa vitale che mantiene in vita il mondo, lo prestano ad usura con un interesse assassino.
L’interesse è un meccanismo che, invece di retribuire il lavoro del popolo, retribuisce principalmente il capitale dei grandi Usurai.

Questo meccanismo perverso rende inutile il nostro moto perpetuo giornaliero in cerca di produrre, trasformare e vendere prodotti che noi stessi consumiamo, perché alla fine i frutti del nostro lavoro verranno prelevati da una infinità di obbligatorie registrazioni, balzelli vari e tasse, e soprattutto andranno a pagare l’interesse sul denaro, nostro, ma “prestatoci” dai banchieri internazionali.

La moneta, strumento e dono di benessere per l’umanità, trasformato, nelle mani dell’elite dominante, in terribile elemento portatore di miseria per l’intera popolazione mondiale.
Il lavoro è l’origine del capitale, lo precede.

Ma la Grande Usura ha stravolto le regole. In secoli di paziente corruzione delle classi politiche si è fatta consegnare il privilegio dell’emissione monetaria senza averne titolo, e senza svolgere alcun lavoro previo.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

 

La necessità di mantenere l’Europa in uno stato di caos permanente.
Il primo risultato di una massiccia immigrazione è quello di ammorbidire i tratti identitari di una società rendendola così meno reattiva alle imposizioni delle classi economiche dominanti.

 

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di Cristiano Puglisi

 

E se l’immigrazione fosse un’arma non convenzionale? La “bomba”, giornalisticamente parlando, è stata sganciata da InfoDirekt, periodico austriaco che si interessa di questioni diplomatiche e militari, il quale in un suo recente articolo ha affermato come in un rapporto dell’Österreichischen Abwehramts, ovvero i servizi di intelligence militare del Governo di Vienna, emergerebbe il ruolo degli americani nel cofinanziare gli sbarchi di migranti africani sulle coste europee. In un ulteriore articolo, lo stesso InfoDirekt ha poi aggiunto come importanti organizzazioni finanziarie godrebbero del relativo indotto.

Importante, per le multinazionali della finanza globale, sarebbe infatti il business legato all’immigrazione. L’agenzia di stampa russa Sputnik, che nella sua versione in lingua italiana ha ripreso gli articoli del periodico austriaco, riporta, per fare un esempio, che un’azienda per i richiedenti asilo avrebbe ottenuto dallo stato austriaco 21 milioni per assisterli nelle pratiche e nutrirli. Si tratterebbe di un’azienda con sede in Svizzera, la ORS Service Ag, posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa, “che fa capo – cita sempre Sputnik – a Barclays Bank. Ossia, alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come ‘la corazzata Rotschild’, che ha come principali azionisti la banca privata NM Rotschild e la loro finanziaria satellite Lazard Brothers”.

Anche secondo Thierry Meyssan, responsabile del centro studi francese Reseau Voltaire e noto per le sue posizioni antiatlantiste, che ha a sua volta ripreso il pezzo di InfoDirekt, le ipotesi sarebbero valide e da collegarsi alla necessità di mantenere l’Europa in uno stato di caos permanente che la costringa a stare agganciata alle capacità militari degli Stati Uniti.

Invero però l’obiettivo, volendo prendere per buone le informazioni di InfoDirekt e Sputnik e quindi collegare la questione a una precisa strategia geopolitica, potrebbe essere anche un altro. La recente apertura delle frontiere macedoni ai migranti, che ha di fatto provocato in poche ore il riversarsi dei disperati in arrivo dall’Africa nell’est europeo, potrebbe infatti avere un obiettivo di più lungo periodo, legato a un sottile progetto che potremmo definire di ingegneria sociale. Non bisogna infatti dimenticare che il primo risultato di una massiccia immigrazione è quello di ammorbidire i tratti identitari di una società.

Questo è un dato confermato dalla storia: l’impero romano finì per crollare sulle macerie della romanità quando Roma era ormai divenuta il postribolo per gli svaghi di una classe dirigente corrotta, mercantile, dimentica delle proprie radici e dedita al sincretismo culturale più bizzarro a causa degli stimoli portati dall’immigrazione dalle province più remote verso il centro dell’impero. Non a caso uno dei padri fondatori del progetto dell’Europa unita, il conte Richard Coudenhove-Kalergi, affermava sfacciatamente che l’immigrazione massiccia nel continente europeo sarebbe servita per ammorbidire l’identità dei popoli europei, rendendoli così meno reattivi alle imposizioni delle classi economiche dominanti.

Se però l’Europa occidentale ha già visto negli ultimi decenni una pesante immigrazione che ha di fatto mutato antropologicamente i propri centri urbani, sempre più simili alle multietniche città americane, l’Europa orientale era finora rimasta immune e, guarda caso, proprio l’Europa orientale ha posto la maggiore resistenza alle direttive ideologiche di Bruxelles su temi etici e sociali come l’identità di genere e l’immigrazione.

Una conseguenza questa dell’isolamento che l’area aveva vissuto sotto la “cortina di ferro”, restando immune all’evoluzione o se vogliamo all’involuzione della società capitalistica occidentale verso un modello puramente individualista, egoistico ed edonista. Questo spiega anche in parte il forte attaccamento alle proprie radici della Russia di Vladimir Putin e di altri Paesi anche all’interno dell’area Schengen, come l’Ungheria. Proprio l’Ungheria, forse informata per tempo sulle evoluzioni che avrebbe preso il problema migratorio, aveva avviato prima dell’estate la costruzione di un muro ai confini meridionali, che ora tutela il Governo di Budapest dal dover affrontare il caos che sta invece affrontando la vicina Serbia. Inutile dire che, per questa decisione, il premier ungherese Viktor Orban era stato attaccato in maniera veemente sia dai vertici dell’Unione che dal Partito Popolare Europeo di cui fa parte.

Attaccato in fondo per aver difeso ciò che, per un popolo, una comunità e una nazione rappresenta il baluardo principale. Il collante senza il quale sarebbe impossibile impostare una qualsiasi strategia militare o politica di contrasto alle minacce esterne, proprio perché non vi è nulla capace di unire, all’interno di un popolo, individui diversi per ceto sociale, cultura, professione e conto in banca come l’identità, senza la quale uno Stato sarebbe soltanto un insieme di molteplici egoismi gestito grazie alla coercizione e in definitiva alla mancanza di alternative.

Uno Stato in cui i cittadini sarebbero prigionieri inermi su una nave nel mare in tempesta.

Uno Stato, in fondo, purtroppo molto simile alla Italia.

tratto da: (clicca qui)

2015.08.24 – Morto di tumore dopo aver avuto il rinvio dello sfratto

Posted by Presidenza on 24 Agosto 2015
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Un caro ultimo saluto a Giuseppe Floris, addetto stampa del Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) – Guvernu Sardu Provvisoriu (GSP), coofondatore della Festa della Bandiera Sarda, del Comitato Si.No. Nucle., ecc.

Giuseppe ha lasciato un gran vuoto ed un grande esempio da seguire ma sarà sempre al nostro fianco nella lotta per la giustizia e per la libertà del Popolo Sardo e continuerà sicuramente ad aiutarci anche da lassù.

Non ti dimenticheremo caro Giuseppe.

Tutto il Direttivo del MLNS-GSP è vicino alla famiglia e porge le più sentite condoglianze

 

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A destra, Giuseppe Floris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per strappare il rinvio aveva potuto contare anche sulla solidarietà dei colleghi del Movimentu Sardu de Liberatzioni Natzionali e del Governo Provvisorio della Sardegna e sugli amici dei Movimenti antisfratto

 

Santa Giusta, 23.08.2015

E’ morto la notte scorsa a Santa Giusta Giuseppe Floris, l’ex imprenditore di 63 anni che lo scorso luglio aveva ottenuto il rinvio al 24 settembre dello sfratto ordinato dal Tribunale.

Quando l’ufficiale giudiziario aveva bussato alla porta della sua casa, alla periferia del paese, Floris aveva già in mano il foglio di ricovero in ospedale firmato dal suo medico. Stava già molto male, ma convinto com’era di aver subito una ingiustizia aveva giurato che non si sarebbe lasciato portare via, senza combattere, la casa dove abitava con la moglie disabile e un figlio paraplegico.

Per strappare il rinvio aveva potuto contare anche sulla solidarietà dei colleghi del Movimentu Sardu de Liberatzioni Natzionali e del Governo Provvisorio della Sardegna e sugli amici dei Movimenti antisfratto. Ma la battaglia contro il tumore l’ha dovuta combattere da solo e dopo qualche giorno di ospedale era tornato a casa sapendo che sarebbe stato per breve tempo.

I funerali domani pomeriggio alle 16:30 partendo dalla basilica di Santa Giusta.

tratto da: (clicca qui)

2015.08.23 – La Grande Truffa – 4° parte

Posted by Presidenza on 23 Agosto 2015
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte                                        La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

4° parte

 

 

……..

Capitolo II
“Oggi il compito che spetta a chi vuol scrivere un
opuscolo sul denaro non è quello di dire qualche
cosa di nuovo, o di escogitare una tesi o dimostrare
una teoria; egli non deve fare altro che mettere in
evidenza certi fatti già noti da 20 e talvolta 2000
anni.”
Ezra Pound

 

LA MONETA

Il denaro non è ricchezza.

Ricchezza è disponibilità di beni utili.

L’utilità è un valore che attribuiamo a un bene materiale.

Per mantenerci in vita noi abbiamo bisogno di alcune cose indispensabili come cibo per alimentarci, acqua da bere e aria da respirare, un rifugio sicuro per difenderci dalle intemperie, degli abiti per coprirci e mantenere così un adeguata temperatura corporea.
Questi sono i beni a noi necessari, ed insieme ad altri di minor importanza che comunque ci rendono più facile la vita, rappresentano la vera ricchezza materiale.
Povertà è carenza di mezzi di sostentamento.

Un uomo è ricco quando ha disponibilità di beni che gli rendono la vita più semplice e godibile.
Diamo valore ad un bene in base all’importanza che può avere per noi.
In pieno deserto, l’ultima bottiglia d’acqua vale moltissimo.
È la vita. Daremmo qualsiasi cosa pur di averla.
Quella cosa qualsiasi appena nominata è il mezzo di scambio che ci permetterebbe di raggiungere il bene desiderato.
Qualsiasi cosa ci permetta di acquistare beni o servizi può essere considerata moneta.
È nata la moneta.

La moneta è il mezzo di scambio.

Qualsiasi materiale usato come mezzo di scambio per arrivare alla merce ambita può essere denominato moneta.

Quindi può essere moneta qualsiasi materiale che la comunità dei cittadini decida di adottare.
Se può essere usato qualsiasi materiale, non ci può essere penuria di mezzi di scambio.
Che importa che siano conchiglie o semplici pezzi di carta ad assolvere la funzione?

Ciò che interessa è che ci permettano di raggiungere quella merce necessaria.
La ricchezza non si trova nel mezzo di scambio, ma nel bene materiale.
Il mezzo serve solo a raggiungerla.

La moneta non è la ricchezza.
Nel deserto nessuno cederà per denaro l’ultima bottiglia d’acqua, la vera ricchezza.
Se mettessimo il governatore della Banca d’Italia a stampare banconote nella nostra bellissima isola deserta di Maldiventre, qui di fronte alle coste del Sinis, non produrrebbe ricchezza, solo carta straccia.

Tutto ciò che c’è nell’isola è a sua disposizione gratuitamente, non ci sono beni da acquistare e, soprattutto, persone che possano, accettandola, riconoscere a quella carta valore di denaro.
Il denaro è un rapporto sociale.

Posso avere grandi quantità d’oro, ma senza persone con cui scambiarlo morirò di fame.
Se dessimo al governatore la possibilità di scegliere tra un carico di acqua e viveri o uno di banconote, per cosa pensate potrebbe optare?
Non avrebbe dubbi, conosce bene la materia, è competente.
Perciò riesce così bene ad ingannarci ed a sottrarci, con l’aiuto dei suoi padroni banchieri, la ricchezza che produciamo.

Potremmo continuare con altri paradossi tipo: preferireste vivere in un mondo pieno di beni senza denaro, o in un altro pieno di denaro ma senza beni?
Il concetto è chiarissimo: la ricchezza, l’utilità che cerchiamo, è nei beni indispensabili alla vita.

Le parole di Massimo Fini tratte dal suo “Il denaro, sterco del demonio”, aiutano a semplificare:

“Il denaro non aumenta di nulla la ricchezza del mondo, perché può acquistare unicamente ciò che c’è già, può trasferire solo la titolarità della proprietà delle cose. Può spostare ricchezza, non è esso stesso ricchezza.”

Denaro è, in senso lato, qualsiasi cosa permetta di scambiare merci e servizi, e la moneta sarebbe la sua manifestazione fisica. Al giorno d’oggi, assieme a soldi e quattrini, con i quali in passato si identificavano le monete di minor valore rispetto a quelle in argento ed oro, tutti questi termini vengono popolarmente usati per indicare in generale il potere d’acquisto.

La moneta è materia non proprio complessa, però sempre sfuggente, difficile da definire perché eterea, volatile, puro spirito. Materiale e immateriale allo stesso tempo.
Ciò che sembra ovvio in certe occasioni, potrebbe non esserlo in altre.
Se è vero che non è la ricchezza, serve comunque a raggiungerla. In determinate situazioni si può identificare con la ricchezza.
Utilizzata come mezzo di scambio, assume un’altra funzione molto importante: diventa anche contenitore di valore.

La funzione della moneta è quella di facilitare gli scambi di merci all’interno della comunità, per il conseguimento di una onesta economia che faccia giungere a tutti i componenti della società i mezzi di sostentamento.

Il baratto non riusciva, per ovvi motivi, a portare a compimento tutti gli scambi: se oggi un pescatore di Cabras dovesse aver bisogno di energia elettrica per la sua abitazione, non riuscirà ad ottenerla portando qualche chilo di muggini all’Enel. Dovrà prima vendere il pescato e trasformarlo in denaro, il mezzo di scambio che gli permetterà di avere l’energia elettrica che gli è necessaria.

Il pescatore monetizza il pescato. La moneta diventa un credito verso la ¬ società, una richiesta di merci in cambio di qualcosa che egli già ha dato alla comunità.
In questo semplice passaggio, il mezzo di scambio incorpora il valore ottenuto con la vendita dei pesci (il lavoro del pescatore), sino al momento della cessione, una settimana, un mese o un anno dopo.

Diventa deposito di ricchezza, contenitore di valore.
Acquisisce un potere d’acquisto.

È un credito che il pescatore vanta nei confronti della società intera, che potrà riscuotere quando riterrà opportuno. Dal momento che esiste un credito deve esistere anche un debito equivalente: il “debitore” verrà individuato all’interno della comunità nel momento in cui il denaro sarà speso.
Se il pescatore comprerà frutta, il fruttivendolo sarà il debitore che, appena riceverà il denaro, si trasformerà in nuovo creditore nei confronti della società.

“La moneta è un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi”, è la definizione di Gertrude Coogan nel suo “I creatori di moneta”, scritto nel 1935 ma sempre attuale.

Ancora Massimo Fini:

“Il denaro è una promessa . . .Chi detiene il denaro è in possesso di una promessa che qualcuno, per il momento indefinito, farà qualcosa per lui (gli fornirà una merce, un servizio, etc. ).”

Per Ezra Pound, poeta americano amante dell’Italia che scriveva di economia, la moneta era un “certificato di un lavoro svolto”.

“Il denaro è un mandato, un titolo quantitativamente determinato… Il denaro è un titolo quantitativamente determinato, consegnato dall’acquirente al venditore contro la consegna di beni, senza che occorra altra formalità …
Il denaro è valido quando il pubblico riconosca che conferisce un diritto, e quando si consegnino merci o servizi nella quantità determinata dal valore stampato sul “biglietto”, sia esso di metallo o di carta.
Il denaro è un biglietto generico, e solo in ciò differisce da un biglietto ferroviario o da un biglietto di teatro.”

Sintesi e chiarezza sono le qualità di chi scrive poesia, e le definizioni del poeta economista, prezioso maestro per chi voglia addentrarsi nella materia monetaria, sono sintetiche ed illuminanti.

L’autore catalano Joaquin Bochaca nel suo “El enigma capitalista”:

“Il Denaro è niente di più che un mezzo utilizzato come calcolatore e misuratore della ricchezza. Essendo un mezzo di scambio, il suo valore viene dalla sua accettazione. Charles A. Lindbergh, Sr., lo definì come “qualcosa che è giunto a tal punto di accettazione che non ha importanza di che metallo sia fatto né perchè la gente lo desideri, dal momento che nessuno rifiuterà di prenderlo in cambio di merci o servizi”. Si è anche detto che il Denaro è come un biglietto universale. Un’impresa teatrale, una ferroviaria, o di autobus urbani, emettono i loro biglietti, il cui possesso dà diritto ad utilizzare i servizi di tali aziende. Bene, il denaro è, ripetiamo, un biglietto universale o, detto in altro modo, una richiesta del suo possessore verso i suoi concittadini; una richiesta la cui origine è, precisamente, un lavoro che è stato fatto in favore della comunità.
Però la migliore definizione la dà Sir Arthur Kitson quando dice: “Il Denaro è il Niente che si ottiene per Qualcosa prima che si possa ottenere per qualsiasi cosa”. Esaminiamola: il Denaro è il Niente, cioè, un pezzo di carta, il cui valore intrinseco è nullo. Si ottiene per Qualcosa, cioè, per un lavoro svolto per la comunità, e con esso si può ottenere qualsiasi cosa appartenente a detta comunità.
Abbiamo detto che il Denaro è un mezzo di scambio: più esattamente, è il mezzo di scambio.
Tutti i produttori impegnano il loro tempo ed energia nello proporzionare beni e servizi utili alla comunità. In cambio, ricevono denaro, che è come una rivendicazione su beni che altri hanno prodotto. Essendo lo strumento di scambio, il denaro passa ugualmente ad essere lo strumento della misura. Il denaro misura la ricchezza di una comunità, esattamente allo stesso modo che il metro misura la lunghezza ed il chilogrammo i pesi. Partendo da quell’indiscutibile principio, il valore di una moneta deve rimanere stabile”.

Joaquin Bochaca ha aggiunto l’altra caratteristica che completa la definizione di moneta: è l’unità di misura del valore.

Da mezzo di scambio a contenitore e misura del valore il passo è stato breve, ma le diverse implicazioni sono molto importanti.
In quanto deposito di valore con potere acquisitivo, il denaro ora si può identificare con la ricchezza, diventa un bene materiale (quasi) con vita propria.
Il quasi è d’obbligo perché bisogna sempre tenere a mente che il suo valore è condizionato dall’esistenza di beni e dall’accettazione da parte di altre persone.

Le banconote stampate dal governatore sull’isola deserta di Maldiventre non hanno valore perché non hanno origine da un lavoro o un servizio reso, non esistono merci da scambiare, né altre persone che accettandole in pagamento le riconoscano come moneta.
I soldi del pescatore di Cabras traggono valore dai muggini, venduti come bene materiale, e dal lavoro svolto per pescarli.

Teniamo sempre a mente questo che in materia monetaria è un dogma indiscutibile: la quantità di mezzi di scambio, la moneta, deve essere in equilibrio con la quantità di beni materiali da scambiare esistenti.

Perché si possa parlare di una sana ed onesta moneta, ad ogni “titolo di richiesta” deve corrispondere un bene od un servizio disponibile. Se c’è un eccesso di richieste è chiaro che non tutte potranno essere soddisfatte, e si crea quel fenomeno chiamato inflazione. I titoli di richiesta sono “svalutati”, ne occorrono di più per comprare lo stesso numero di beni.
I beni possono essere merci o servizi.

Il pescatore con i soldi dei pesci può comprare una giacca nuova o pagarsi una visita medica, un servizio. Il medico a sua volta con i soldi ricevuti in cambio del proprio lavoro, può comprare pane e pasta al supermercato o il lavoro di un elettricista che gli sistemi l’impianto elettrico.
Solo il lavoro e le merci da scambiare giustificano l’esistenza della moneta, che in loro assenza non avrebbe ragione di essere.

Restiamo con il pescatore di Cabras.
Abbiamo visto che, in assenza di denaro, lo scambio tra muggini ed energia con l’Enel si inceppa, non può avvenire per ovvi motivi.
A questo punto deve intervenire lo Stato. Tra i suoi compiti, quello di gran lunga più importante è di fornire al popolo il mezzo di scambio necessario a far girare l’economia e raggiungere un dignitoso benessere.

Lo Stato deve battere moneta.
È un suo diritto/dovere.

Deve fornire al pescatore (al popolo) il mezzo di scambio per raggiungere il bene desiderato: l’energia.
Essendo solo un mezzo di scambio (il valore sta nei muggini e nell’energia),
deve essere reso disponibile gratuitamente.

Come?
Immettendo denaro nella società. Spendendo. .
Lo Stato non saprebbe che farsene dei muggini, ma può certamente comprare il lavoro degli impiegati che servono per portare avanti l’ordinaria amministrazione, degli operai che costruiscono un nuovo ponte o una autostrada, pagare i materiali di costruzione e le attrezzature di una nuova Università.
Queste retribuzioni, in mano ad operai ed impiegati, sono il “certificato di un lavoro compiuto” di Ezra Pound, “un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi” di Gertrude Coogan, il “biglietto universale” di Joaquin Bochaca: il mezzo di scambio che fa girare l’economia.

In mano allo Stato la moneta è uno straordinario strumento di ricchezza per i popoli. Lo Stato infatti può costruire tutti gli ospedali che servono alla comunità, tutte le scuole pubbliche, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le autostrade, i ponti, le case da dare a riscatto alle giovani coppie che entrano nel mondo del lavoro, le case di accoglienza per anziani e i parchi pubblici, pagando con cartamoneta stampata nell’occasione in nome del popolo.

Uno Stato sovrano padrone della propria moneta può comprare tutto il lavoro che gli serve per far funzionare ospedali, scuole, aeroporti, ferrovie, case di accoglienza, per la manutenzione di strade, acquedotti, giardini pubblici, parchi, foreste.
In poche parole, può eliminare la disoccupazione.

La moneta è uno strumento di benessere, nata per servire il popolo.
Spendendo la moneta del popolo in infrastrutture e retribuzioni per i dipendenti statali, lo Stato arricchisce la comunità dei cittadini con le proprietà immobiliari che continuamente costruisce, e con la liquidità immessa in circolazione.

Troppo bello per essere vero? Continuiamo la nostra lettura.

La moneta è l’unità di misura del valore.
Il metro misura la lunghezza, il chilogrammo misura il peso, la moneta il valore delle merci.
Tutte le unità di misura hanno valore convenzionale.
Sono una convenzione tra noi: ci siamo messi d’accordo che abbiano quei valori di misurazione. Pertanto, per svolgere onestamente la loro funzione, devono obbligatoriamente essere stabili.

Che pensereste di un venditore di tessuti che per vendere adopera un metro di 80 centimetri? Sicuramente metro e chilogrammo sono due misure stabili, certe, controllabili, mentre il valore della moneta è mantenuto instabile ad arte dai banchieri.

Perchè?
Per il semplice motivo che ai commercianti di denaro interessa prestarlo quando costa poco, e che gli venga restituito quando vale molto di più.

Come raggiungono il loro obbiettivo?

I grandi Usurai, immettendone o togliendone quantità considerevoli dal mercato senza corrispondenti variazioni nei quantitativi di merci da scambiare, fanno fluttuare i prezzi ed il valore della moneta.
La riducono a ciò che non dovrebbe mai diventare, una merce soggetta alle leggi di mercato della domanda e dell’offerta.

Infatti, quando i banchieri creano inflazione (più valore monetario che beni in circolazione) la moneta perde valore e ci vogliono più banconote per comprare una merce o un servizio. Quando creano deflazione (più beni che monete) non concedendo credito (prestiti) e ritirando moneta, quella poca che rimane in circolazione aumenta di valore, può comprare più merci, in quanto, non trovando queste ultime dei compratori, i prezzi per unità si abbassano in cerca di acquirenti.

La deflazione, creata ad arte, è sempre presente nelle economie dei paesi occidentali della moneta debito, ed in modo particolarmente grave in questo periodo, 2008/2011 in Europa e negli Stati Uniti d’America.

Quando i soldi vengono offerti con bassi tassi di interesse (costano poco), tutti troviamo più conveniente comprare l’appartamento od il locale commerciale piuttosto che “buttare” i soldi dell’affitto, e ci indebitiamo con le banche. Una volta che la società è sufficientemente indebitata (sono stati concessi molti prestiti, è stata creata moneta virtuale), i banchieri iniziano a chiudere i rubinetti del credito, a ritirare denaro dalla circolazione (creano deflazione) e alzarne il costo: gli importi delle rate dei mutui a tasso variabile aumentano vertiginosamente.

Il gioco è semplice. Le banche prima inflazionano il mercato di credito, svalutando il denaro con la concessione di molti prestiti; quindi, per combattere l’inflazione da essi stessi creata, ne aumentano il costo, ne ritirano grandi quantità dalla circolazione facendone lievitare ulteriormente il valore, aumentando considerevolmente i loro crediti (i nostri debiti).
Prestano quando il denaro costa poco, incassano quando costa molto.

La moneta è una invenzione.
Una creazione della mente umana.
Una “fattispecie giuridica” è l’esatta definizione di Giacinto Auriti.

Concepita come mezzo per facilitare gli scambi di merci e servizi e misurarne il valore. L’abbiamo creata noi, ci appartiene. È cresciuta, migliorata, ha subito dei mutamenti a volte spontanei, poi sempre più guidati, ed ora viene utilizzata da una ristretta elite di Usurai internazionali come strumento di controllo della popolazione mondiale.

continua…

 

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Paolo MALEDDU

 

2015.08.22 – SOLIDARIETA’ A DOCENTI SARDI

Posted by Presidenza on 22 Agosto 2015
Posted in articoli 

TESTATA SEZ. AGRICOLTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aristanis, 22 austu 2015

 

SOLIDARIETA’ A DOCENTI SARDI

 

Perchè gli insegnanti sardi devono abbandonare la propria terra, i propri affetti per andare a lavorare in luoghi dove lo stipendio basterebbe a mala pena per pagare l’affitto di casa e per mangiare?

GLI INSEGNANTI PER LA SCUOLA SARDA DEVONO ESSERE SARDI !!!

La cultura e l’istruzione dei giovani sardi deve essere affidata a docenti sardi i quali, mettendosi una mano sulla coscienza, dovranno assicurare un insegnamento corretto e non propagandistico straniero italiano;

è noto infatti che attualmente la storia insegnata nelle scuole straniere italiane è mistificata con lo scopo di alterare la reale criminale origine dell’ Italia S.p.A. e, nello specifico dei sardi, nascondere le antiche gloriose gesta dei nostri antenati.

Si deve salvaguardare la lingua e l’appartenenza territoriale.

Il piano assunzioni del “Miur” altro non è che l’ennesimo atto di guerra nei confronti del popolo sardo finalizzato alla deportazione di un’altra consistente fetta di popolazione ed al continuo massacro culturale e storico della Nazione Sarda.

Lo è unitamente a tutte le altre vertenze finalizzate all’indebolimento della nostra Patria.

Il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) è pienamente solidale con gli insegnanti sardi.

 

       Il Provv. Gen. Sez. Agricoltura                                          (per presa visione)

      Guvernu Sardu Provvisoriu (GSP)                                Il Presidente del MLNS e del GSP

                 Luigi ZUCCA                                                             Sergio PES

 

2015.08.22 – SOLIDARIETA’ A DOCENTI SARDI