2015.11.30 – Guerra-Islam: stesso film da 25 anni, e ancora ci crediamo

Posted by Presidenza on 30 Novembre 2015
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È questo che dovremmo chiederci: «Non se rischiamo la vita, ma se non siamo in realtà già morti. Da almeno venticinque anni».

 

Dieci giorni dopo il sanguinoso raid di Parigi, è difficile trovare qualcosa da dire su questa guerra che non sia già stato detto. E’ infatti già passato un quarto di secolo «e almeno mezza dozzina di crisi analoghe dall’operazione Desert Storm, ufficialmente organizzata per “liberare il Kuwait”, che oggi è fra i principali finanziatori dell’Isis», scrive Alessandra Daniele su “Carmilla Online”. «E ancora una volta tutti i commenti sono identici. Da una parte si continua a fomentare la paranoia xenofoba, e ad invocare il fuoco redentore dei bombardamenti, come se non si fosse già mille volte dimostrato prevedibilmente capace solo di diffondere l’incendio che dovrebbe estinguere, sterminando ben più civili degli attentati terroristici, e allargando sempre di più il campo di battaglia». Dall’altra, si continua pazientemente a denunciare tutte le complicità economico-politiche fra presunti nemici, le strumentalizzazioni repressive e golpiste dello Stato d’Emergenza permanente, e si continua ad evidenziare le differenze nel mondo islamico fra minoranze bellicose e maggioranze pacifiche, «benché l’opinione pubblica occidentale abbia già mille volte dimostrato di fottersene totalmente di verità, giustizia, logica, ragionevolezza».

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I Bush

 

 

L’opinione pubblica occidentale sembra interessata «solo alle bufale sulle armi chimiche di Saddam, Bin Laden, Al Baghdadi, e sulle false suore kamikaze in agguato per il Giubileo, che già circolavano nel 2000». I media “embedded”, aggiunge la Daniele, continuano a spacciare ogni attacco terroristico «come una Pearl Harbor completamente inattesa, una “dichiarazione di guerra” improvvisa e unilaterale da parte d’una (eterogenea) fazione che l’Occidente sta in realtà direttamente bombardando da venticinque anni, dopo averla direttamente creata in funzione anti Urss», ai tempi dell’invasione sovietica dell’Afghanistan. «Alcuni di noi – commenta l’analista, desolata – hanno scritto queste cose per la prima volta in un tema scolastico». I più giovani «non erano ancora nati, e non hanno mai conosciuto un mondo senza Scontro di Civiltà». Nel gennaio 1991, quello della prima Guerra del Golfo, «Schillaci giocava in Nazionale», e «il World Wide Web non esisteva, c’era il Televideo». Il presidente del consiglio era Andreotti, il presidente degli Usa «era George Bush. Padre».
All’epoca, «Antonio Lubrano spiegava su Raitre come usare una maschera antigas, mentre su Canale 5 arrivava in Italia la prima originale serie di Twin Peaks». Venticinque anni: «In quale Loggia Nera siamo prigionieri, condannati a rivivere in eterno il debutto del Tg4 di Emilio Fede che esulta “hanno attaccato”?», si domanda Alessandra Daniele. «Quale degli inferni paralleli del Bardo Thodol ci siamo meritati, e c’è ancora qualcosa che possiamo fare per uscirne?». È questo che dovremmo chiederci, conclude l’analista: «Non se rischiamo la vita, ma se non siamo in realtà già morti. Da almeno venticinque anni».

tratto da: (clicca qui)

2015.11.29 – QUESTI SONO I “TERRORISTI” DEL MLNS !!!

Posted by Presidenza on 29 Novembre 2015
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2015.11.29 – Stop alle bombe sulla 131. Zucca: il sindaco di Marrubiu vieti il passaggio

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2015.11.27 – Famiglia buttata fuori di casa, arriva camper degli sfrattati

Dopo due settimane all’addiaccio in balia del freddo e della pioggia, la famiglia di San Gavino buttata fuori di casa all’alba del 12 novembre dall’ufficiale giudiziario ha trovato finalmente un riparo per la notte

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La sign.ra Graziella Serra di San Gavino con Mirko Cocco (Procuratore Delegato del MLNS e Capo Dip. Media del Guvernu Sardu Provvisoriu)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Luigi Zucca (Procuratore Delegato del MLNS e Provv. Gen. Sez. Agricoltura del Guvernu Sardu Provvisoriu)

 

 

 

 

 

 

 

 

2015.11.27 – Due lettere su Putin

Posted by Presidenza on 27 Novembre 2015
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Giulietto Chiesa: Bisogna trarre una lezione: quasi nessuno sa niente della Russia. E quasi tutti ripetono quello che la propaganda occidentale spaccia loro attraverso i media mainstream.

 

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Due lettori chiedono a Giulietto Chiesa un suo giudizio definitivo su Putin, la sua Russia e le sue leggi in rapporto all’Occidente. Una risposta a tutto campo.

 

Gian Paolo Perona

Caro Giulietto,
perdona il disturbo. Apprezzo molto il tuo lavoro ed il tuo modo di descrivere gli eventi. Seguo con interesse anche le interviste di Putin che mi aiutano a comprendere la situazione senza però dimenticare chi sia Putin e cosa sia stata la Russia e cosa sia tuttora. Domanda infantile ed ingenua , ma come i bambini sanno fare domanda diretta: non capisco da che parte stai. È una domanda sciocca dalla quale confido risposta altrettanto candida e diretta. Preciso: quello che dici lo condivido a pieno e sono allucinato sempre più dal comportamento sotto banco degli Stati Uniti e dell’Europa. Sia ben chiaro questo. Allucinato da tutti i punti di vista da anni, ma non considero Putin sicuramente un’ alternativa migliore, anzi. Voglio una conferma da te. Te lo domando perché ti seguo con interesse ma il dubbio a volte mi sorge. a volte sembri filo Putin. lo sei o sei solo dalla parte della verità al di fuori delle parti. Grazie dell’attenzione.

Luca Urbinati

Gentile Giulietto Chiesa, le scrivo per cercare di capire cosa, concretamente, io non potrei fare in Russia che in Europa invece mi è permesso, e viceversa. Ci sono leggi in Russia che prevedono pene incivili? Peggiori di quelle europee. Quando mi dicono che Putin(sì, proprio lui, e non so come facciano a saperlo) avvelena i giornalisti di solito rispondo che anche in occidente molti giornalisti si suicidano o hanno brutti incidenti e che soprattutto non immagino Putin (?), o il governo russo, realizzare omicidi spettacolari facendosi puntare i fari mediatici contro. Personalmente credo che quelle che chiamiamo democrazie occidentali possano essere paragonate a case pulite mentre, il resto dei governi, a case più o meno sporche. La grossa differenza è che chi ha la casa pulita lo sporco lo getta o lo fa direttamente nelle case altrui mentre i restanti cercano, con maggiori o minori risultati, lavare i panni sporchi in casa.
I panni sporchi spesso coincidono con gli interessi ed è innegabile che la Russia ne abbia. Economici ma soprattutto di difesa, dagli ultimi anni. Ci sono due modi per lavare i panni sporchi in casa: farlo per i propri interessi e basta o cercare di fare il meglio possibile curando i propri interessi.
Per me la Russia di Putin è fra quest’ultima possibilità.
Per tornare al quesito iniziale e cercare di togliere quell’alone di mistero che avvolge la steppa russa: è una monarchia assoluta come il Vaticano o uno stato religioso islamico? Come avvengono le elezioni? Cosa non posso fare in Russia? Spero riesca a schiarirmi le idee e farle schiarire a molti. Negli aspetti positivi e, se ce ne fossero, anche negativi. Affidandomi alla sua provata onestà intellettuale.

RISPOSTA DI GIULIETTO CHIESA.

Pubblicazione1Comincio da Gian Paolo Perona. Io non ho mai proposto Vladimir Putin come un dirigente politico dell’Italia, o del mondo. Ma sono assolutamente certo che è un leader magistrale della Russia. E, poiché rappresenta il sentire comune di russi, in grande maggioranza, mi pare che sia un leader che li rappresenta perfettamente. Sicuramente meglio e più di quanto tutti i dirigenti politici dell’Occidente, nessuno escluso, rappresentino i rispettivi popoli.
Dunque il giudizio su di lui va formulato da un altro punto di vista: è pericoloso per noi? È un pericolo per la pace mondiale? Ha diritto di fare quello che sta facendo?
La mia risposta, nettissima, è che Putin in questo momento rappresenta una forza di pace e di sicurezza internazionale.
Io vedo che non è lui che insidia la sicurezza degli altri. L’Occidente, invece, è all’origine di tutto il caos attuale. La Russia è sotto attacco e si sta difendendo. Infine io penso che se non siamo ancora entrati in una guerra più vasta è perché Putin ha tenuto i nervi a posto e non ha risposto con la forza alle azioni sovversive che sono state ripetute in questi ultimi anni contro la Russia.
Per queste ragioni (che ho già spiegato e documentato molte volte) io lo considero un alleato delle forze di pace, anche di quelle che ci sono in Europa.

Per quanto concerne le domande di Luca Urbinati: la Russia è un paese capitalistico, come lo siamo noi. Dal 1991 non è più un paese comunista (in realtà non lo è mai stato). Putin non è un comunista. Nella Costituzione russa c’è scritto che tutte le leggi ordinarie che siano in contrasto con la giurisprudenza dello Stato di diritto devono essere modificate di conseguenza. Dunque ciò che fai in Italia lo puoi fare anche in Russia.
Le leggende sulla repressione degli omosessuali in Russia sono solo leggende. I gay e le lesbiche sono visti negativamente dalla maggior parte della pubblica opinione. Questo è un fatto che non dipende da Putin. Ma non sono più impediti nell’esercizio delle loro pratiche sessuali di quanto lo siano in Italia. I filmati che circolano su YouTube non sono più numerosi di quelli che circolano in Italia. Solo che i nostri media insistono solo su quelli che riguardano la Russia.
I nazisti in Russia sono molto meno che in Europa. E non solo non sono protetti dallo Stato (come in Estonia, o Lettonia, o Ucraina) ma sono messi in galera quando svolgono attività violente.
Non so cosa intendi per “leggi incivili”, ma qui non mi pare ce ne siano. La pena di morte è stata abolita. I diritti umani sono tutelati. Le forme della democrazia sono diverse, ma non sono assenti. A mio giudizio corrispondono al senso comune dei russi di oggi, che non è lo stesso nostro. Ma non ci possiamo fare nulla. Non dipende da noi. E non abbiamo nessun diritto di pretendere che i russi debbano seguire le nostre regole. E questo vale per tutti: per i cinesi, gl’indiani, i brasiliani e tutti gli altri.
Infine i russi sono molto più colti degli italiani. È un fatto che si percepisce al volo, basta sentirli parlare, basta vedere le loro scuole. La Russia ha i suoi interessi. Come tale non è diversa da ogni altro paese. Quando sono violati, si difende. E ha ragione. Non avrebbe ragione se violasse gl’interessi altrui. Ma non risulta che li abbia violati.
Tutto l’Occidente grida che la Russia ha invaso l’Ucraina. Ed è completamente falso. Tutto l’Occidente afferma che la Russia ha “annesso” la Crimea. Mentre è il popolo russo di Crimea che, in piena legittimità ha deciso di “tornare in patria” a larghissima maggioranza.
La Russia non è l’Unione Sovietica e va giudicata per quello che è oggi. Tutti abbiamo il nostro passato. Gl’italiani di oggi non possono essere giudicati per ciò che fecero i nostri nonni, che in maggioranza furono fascisti. Nessuno accetterebbe questo giudizio. Invece noi lo applichiamo ai russi. Mi pare molto ingiusto e sbagliato.
La Russia non è una monarchia, tanto meno assoluta. La Russia non è uno stato religioso. Vige il principio della separazione della Chiesa (qui ortodossa) dallo Stato, come da noi, ma spesso da noi questa separazione è molto imperfetta. Perfino più imperfetta che quella russa.
Le accuse contro Putin, avvelenatore, assassino dei suoi oppositori, assassino dei giornalisti, sono espressioni della russofobia e della propaganda occidentale. Ridicole. Chi afferma che Putin ha ucciso Anna Politkovskaya, quando gli chiedi di portare un argomento a sostegno, di solito dice : lo sanno tutti. Ma lui come lo sa? L’ha letto sui giornali, i quali hanno ripetuto le favole che essi stessi hanno inventato. Tra l’altro sulla base dell’ipotesi che Putin sia così sciocco da mettersi da solo sulla graticola della critica dell’opinione pubblica mondiale, aizzata contro di lui.
È lo stesso meccanismo con cui i media occidentali, l’anno scorso, lo accusarono di aver abbattuto il Boeing malaysiano. Dopo due ore, senza nessuna inchiesta, Putin era già sul banco degl’imputati. Anzi già condannato. Da chi? Da chi non solo non poteva sapere nulla, ma svolgeva un compito molto preciso: quello di demonizzare Putin e di presentare la Russia e i popoli della Russia come selvaggi e primitivi.

Bisogna trarre una lezione: quasi nessuno sa niente della Russia. E quasi tutti ripetono quello che la propaganda occidentale spaccia loro attraverso i media mainstream.

Tutto questo lo dico – a differenza dei sobillatori professionali, degli untori manzoniani – per esperienza diretta, non per sentito dire. E come conseguenza dell’analisi dei fatti noti. Buona fortuna a voi e grazie per le domande.

tratto da: (clicca qui)

2015.11.25 – La Grande Truffa – 19° parte

Posted by Presidenza on 25 Novembre 2015
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                        La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte                                         La Grande Truffa – 13°parte

La Grande Truffa – 14°parte                                         La Grande Truffa – 15°parte

La Grande Truffa – 16°parte                                        La Grande Truffa – 17°parte

La Grande Truffa – 18°parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

19° parte

 

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Ora vediamo come avviene l’emissione monetaria con l’attuale sistema monetario.

Abbiamo bisogno di 100 milioni per costruire un nuovo ospedale.
Siamo costretti dalle regole scritte dagli Aguzzini internazionali a chiedere i soldi in prestito ai mercati privati, stampando e mettendo in vendita titoli di stato. Per avere 100 milioni dobbiamo dare in cambio un controvalore 100 in buoni del Tesoro più 6/7 milioni di interessi.
Spendiamo i soldi per costruire l’ospedale.
Arricchiamo la società di 100 milioni in valore immobiliare e altri 100 in liquidità. È però una illusione che dura poco.

Ai cittadini rimane l’ospedale, ma rimangono pure senza soldi perché devono restituire i 100 milioni avuti in prestito. Senza soldi ci saranno grosse difficoltà a far funzionare l’ospedale appena costruito.
La società inoltre è indebitata per sempre non essendo in grado di restituire i sette milioni di interessi, introvabili perché mai entrati in circolazione.

Il debito diventa inestinguibile, come già visto.

Per poter pagare gli interessi ed avere denaro in circolazione lo stato deve contrarre nuovi debiti.
Se lo Stato stampa e spende i propri soldi per costruire ospedali, scuole, ponti e autostrade, arricchisce continuamente la società con nuove infrastrutture e grandi immissioni di liquidità.

Quando invece deve prendere i soldi in prestito ad interesse, indebita sempre più la popolazione. Per far fronte a questo crescente debito inestinguibile, la società dovrà prima o poi obbligatoriamente subire il pignoramento (chiamato però privatizzazioni …) di industrie, ospedali e autostrade precedentemente costruite.
Il popolo sovrano indebitato e umiliato come un qualsiasi nullatenente.

Ma non è sempre stato il termine “sovrano” sinonimo di padrone e ricco proprietario di terre e castelli?

Non è forse il popolo italiano proprietario di terre e mari, laghi e boschi, strade e ponti, ogni genere di industrie e sfavillanti città piene di vita?

Ma allora, se siamo perennemente indebitati, dov’è l’inganno?

La moneta, invenzione e dono della mente umana per creare ricchezza, è stata trasformata dai Grandi Usurai in strumento di miseria e controllo.

Vi rendete conto della strabiliante potenza creatrice e distruttrice del denaro?
Vogliamo lasciarla in mano a sadici criminali?

Il primo compito dello Stato è perseguire il benessere dei cittadini.

Liberati, con la proprietà popolare della moneta, dall’angoscia del pagamento dei debiti, delle scadenze e dell’incertezza del futuro, le energie umane si rendono disponibili ad essere usate in campi più creativi come arte, studio e ricerca.
Di conseguenza, lotta serrata a fame, malattie e sofferenza, con vittoria scontata. Grazie unicamente al fatto che non dovremmo più pagare a degli Usurai disonesti i mezzi di scambio necessari a far girare l’economia.

La ricostruzione immediata della città dell’Aquila e del suo entroterra distrutti da un terribile terremoto, sarebbe una semplice formalità se lo Stato mettesse a disposizione il denaro di proprietà del popolo.

Si darebbe lavoro a migliaia di operai, imprese, fornitori di ogni genere di merci e la città potrebbe essere ricostruita in brevissimo tempo con nuove tecniche antisismiche, più moderna e più sicura di prima. L’economia della zona si rimetterebbe in moto a beneficio di tutti, mantenendo l’equilibrio tra nuovi beni prodotti (tutte le infrastrutture necessarie) e la liquidità di denaro immessa in circolazione.

Ma tutto ciò non è possibile nell’attuale sistema monetario nel quale le banche produttrici del simbolo vuoto, cinicamente pretendono di prestare al popolo, con la complicità della classe politica, il valore monetario.

Si rimette in scena la rappresentazione quotidiana: per avere quei quattrini ci si deve indebitare con gli istituti di credito, aumentare il debito pubblico e le tasse nel vano tentativo di tamponarlo.

Conclusione, non ci sono soldi per la ricostruzione: la grande menzogna.

Il teatro non si riempie per mancanza di biglietti.

Le luci dei riflettori dei media di proprietà si spostano su altre meno scomode attualità, il popolo abruzzese verrà abbandonato a se stesso e lo stato ancora una volta verrà meno al suo ruolo, avendo già da tempo consegnato agli Usurai, con la sovranità monetaria, ogni potere decisionale.

Rileggiamo attentamente le parole dei banchieri.
C’è, nascosta tra le righe, la chiave di lettura per la comprensione della storia dei popoli:

“ . . il governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Ripagherà i suoi debiti e rimarrà senza debito. Avrà tutto il denaro necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come non mai nella storia del mondo.”

Nessuno ci può più ingannare dicendo che mancano i chilometri per fare le strade.
Per portare a termine qualsiasi progetto è indispensabile la capacità tecnologica e la disponibilità di forza lavoro.

Il simbolo monetario è solo una formalità.

In presenza di persone disposte ad eseguire il lavoro, i soldi non possono mai mancare.
È sufficiente stamparli.
Sempre.

Tutto troppo bello per essere vero, ci deve essere qualche errore, c’è qualcosa che non va.

Sapete cosa c’è che non va?
Noi.

L’ho già detto, siamo ingenui come bambini, mantenuti ignoranti perché non c’è interesse che ci svegliamo dal nostro sonno profondo.

I Grandi Usurai, in materia monetaria, hanno su di noi lo stesso vantaggio intellettuale di cui noi godiamo nei confronti dei nostri bambini di cinque anni.

Siamo degli analfabeti, non comprendiamo la funzione del denaro.

Siamo da sempre abituati ad avere o dare qualcosa in cambio, quindi ci sembra impossibile che per costruire un ospedale da 100 milioni di euro sia sufficiente stampare le banconote e pagare gli operai mettendole in circolazione.

Se possiamo stampare 100 milioni in titoli di Stato, possiamo stampare pure 100 milioni in banconote. Il principio che garantisce il valore dei buoni del Tesoro, dà pure valore alla cartamoneta.

La verità è che l’educazione ricevuta ci rende prigionieri. Non ce ne rendiamo conto perché non vediamo sbarre intorno a noi.
È una gabbia mentale, non ne veniamo fuori perché non siamo consapevoli di essere prigionieri.

“Nessuno è più ridotto in schiavitù senza speranza di coloro che erroneamente credono di essere liberi”.
Goethe

Da sempre siamo abituati a pagare una infinità di tributi e a chiedere soldi in prestito: dal momento che siamo stati educati a considerare il denaro proprietà della banca, ci sembra giusto pagarle pure un interesse.

Se i soldi escono da un istituto di credito e dobbiamo pagare un interesse, tutto è normale; se li stampiamo noi ci spaventiamo, siamo increduli, c’è qualcosa che non quadra.
Sino a quando i soldi continueranno a venir fuori dalla banca, noi non riusciremo a venir fuori dalla gabbia.

Quindi il denaro si può semplicemente stampare a volontà?

Assolutamente no!

Il suo limite rimane la quantità di beni sul mercato. Il denaro in eccesso sulle merci è falso.
Solo quello corrispondente a merci e lavoro è denaro autentico.

La sua quantità deve essere in equilibrio con i beni esistenti sul mercato.

Entrando in circolazione sottoforma di pagamenti di lavoro svolto e di nuove infrastrutture costruite a beneficio della comunità, l’equilibrio tra beni e mezzi di scambio è mantenuto costante.

Il denaro non è la ricchezza.

La ricchezza risiede nel bene, che a sua volta ha più o meno valore a seconda dell’utilità che noi gli attribuiamo.

Il valore nasce nella nostra mente, è un concetto mentale.

Ci sono ancora dubbi sul fatto che siamo noi i creatori del valore monetario?

Che c’entrano con tutto ciò i banchieri internazionali, volgari falsificatori del simbolo monetario?

 

Capitolo XIII

EVASIONE FISCALE DELLE BANCHE CENTRALI?

 

Dopo aver assistito al momento magico della trasformazione della carta in denaro, impotenti di fronte alla contestuale sottrazione del valore monetario da parte della banca centrale ai danni del popolo, dobbiamo completare con ciò che ne consegue: la mancata dichiarazione del guadagno da signoraggio e della relativa tassazione del reddito.

Come ormai ben sappiamo, la moneta, oltre ad essere l’unità di misura del valore, è un mezzo di scambio introdotto per facilitare la circolazione delle merci.
È un credito che il portatore vanta nei confronti della società per delle merci già consegnate alla comunità, il “certificato di un lavoro svolto” di Ezra Pound.

Nello scambio con i titoli di stato, le banca centrale privata si impossessa di un valore che non le appartiene. Non ha fatto nessun lavoro che giustifichi un tale corrispettivo.

Cosa le permette di vantare un credito di tali proporzioni nei confronti della società?

Si limita a stampare su carta il simbolo del denaro, tipico lavoro tipografico remunerabile con poche migliaia di euro.

Esattamente come i falsari, che producendo banconote non originate da un lavoro, presentano alla società “un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi” senza aver prima dato, così la banca emittente si impossessa di un valore sul quale non ha nessun diritto.
I falsari rubano alla comunità.

Ed i proprietari delle banche centrali ?

A chi sta sottraendo il sistema bancario questo potere d’acquisto?

Al popolo, naturalmente. Il produttore della ricchezza nazionale e, in quanto sovrano, unico depositario del diritto di produrre a titolo originario il valore monetario.

La popolazione si procura i soldi lavorando o indebitandosi, ed attraverso il prelievo fiscale consegna ai governi ormai ben oltre il 60% di ciò che ha guadagnato con il sudore della fronte.
Non riusciamo a pagare le tasse, anche per onorare le scadenze dobbiamo chiedere un prestito ai nostri aguzzini.

I nostri soldi dovrebbero essere utilizzati per pagare i servizi necessari alla comunità (assistenza sanitaria, istruzione, strade, trasporti, esercito e corpi di polizia etc etc.), ma questa è solo una grande menzogna.

Questi servizi li paghiamo parzialmente o totalmente con tickets, bolli vari, iscrizioni scolastiche ed universitarie, pedaggi autostradali, parcheggi, multe, sanzioni esagerate rispetto alle infrazioni commesse, biglietti aerei della “compagnia di bandiera” o dei “traghetti di stato” messi in piedi con i nostri soldi, bollette dell’acqua, una tangente chiamata Iva su qualsiasi acquisto.

Paolo Barnard, nel suo illuminante saggio “Il più grande crimine”(vedi in internet), dice giustamente che le tasse non sono destinate a pagare i servizi erogati dallo stato, ma servono per imporre l’uso della moneta adottata, obbligando i cittadini a procurarsela per pagare le imposte: tutto vero.

Io mi permetto di aggiungere che la funzione di gran lunga più importante e cinica del prelievo fiscale sia quella di togliere dalla nostra disponibilità quanto più denaro possibile per impedirci di godere di una qualche indipendenza economica.

La tranquillità economica è libertà, tempo libero, assenza di stress da lavoro, mente libera e leggera per pensare, approfondire e capire.
Tutte attività pericolose per l’elite dominante.

In tale felice naturale situazione la mente umana è messa in condizione di spaziare in tutti i campi del sapere e comprendere, direi istintivamente e senza grandi difficoltà, molto più dell’Universo che ci circonda e del quale siamo parte infinitesimale, dell’organizzazione della vita umana in società, ed i meccanismi assolutamente perversi del sistema monetario in particolare.

Tutti i popoli primitivi che noi siamo stati istruiti a chiamare selvaggi, avevano una loro spiccata spiritualità (quasi del tutto sconosciuta a noi presuntuosi portatori di civiltà) che vivevano in una quotidianità esente da stress e dalla schiavitù di un lavoro alienante.
Considerazioni fondamentali che avrebbero bisogno di molta più attenzione e spazio per essere affrontate e che rimandiamo quindi ad altre occasioni.

Tornando ai soldi, quelli per i servizi non bastano mai perché suppostamene impiegati in gran parte a pagare gli interessi sul debito inestinguibile generato da un inganno: la moneta presa in prestito.

Il prelievo fiscale garantisce il pagamento dei simboli vuoti stampati dalla banca emittente, restituisce la moneta emessa prestata al falso proprietario.

Nel nostro paese negli anni ’90, solo per pagare gli interessi sui titoli di stato si dovevano adoperare ben oltre il 30% delle entrate.

Nel 1993 a fronte di oltre 470 mila miliardi di lire di entrate, ben un 39%, oltre 182 mila miliardi, se ne andavano in interessi passivi.

Nel ’96: 559 mila miliardi di entrate, 206 mila di interessi passivi, equivalente ad un 36%.

Fonte di questi dati : relazione sulla stima del fabbisogno di cassa presentata da Ciampi al parlamento il 2 Aprile 1997, come precisato da Savino Frigiola nel suo “Alta finanza e miseria”.

Ed il capitale?

Non riusciamo a pagarlo, perciò si sta accumulando ed ha raggiunto cifre spaventose.
Viene continuamente rinnovato e spostato nel futuro.
Ma non per sempre. Ogni tanto qualche industria viene privatizzata (pignorata) nel vano tentativo di arginare il debito.

Nel frattempo il salasso monetario ormai insostenibile al quale siamo ingiustamente sottoposti ha la funzione di soffocare la nostra attività economica, ma lasciandoci un minimo margine per mantenerci in vita, onde poter pagare in eterno gli interessi.

Ricordate il nostro amico Gavino nella bella isola di Maldiventre?
Pagava gli interessi senza restituire il capitale, soluzione ideale per il banchiere.

In Italia siamo più o meno nella stessa situazione verso la quale Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale spingono i paesi poveri: concedono prestiti per cifre che non possono essere restituite da economie non certo floride, con l’unico obiettivo di renderli schiavi con la catena del debito.

Continueranno per sempre a restituire gli interessi senza poter mai saldare il debito del capitale.
Un eterno esproprio di risorse.
“Nel 1971 il debito pubblico, in Italia, era al 20% rispetto al PIL. Nello stesso anno caddero i patti di Bretton Woods. Ciò significa che lo Stato italiano da allora, decaduto l’obbligo della convertibilità monetaria, avrebbe potuto benissimo emettere la propria moneta …
Avrebbe incamerato il relativo signoraggio, la qual cosa gli avrebbe evitato d’indebitarsi in occasione delle nuove emissioni monetarie e di pagare ogni anno cifre astronomiche per i relativi interessi passivi.

Il danno derivato a tutti noi ed allo Stato, per non aver emesso direttamente la propria moneta (biglietto di stato a corso legale), ha fatto sì che il debito pubblico passasse dal 20% sul PIL nel 1971 al 120% nel 1994 (nel frattempo non risulta nessun investimento particolare), per poi attestarsi intorno al 105% negli anni Duemila, dopo aver svenato i contribuenti con salassi da cavallo, anche con il prelevamento forzoso sui conti correnti bancari personali dei privati cittadini (Governo Amato).”
Savino Frigiola, da “Alta finanza e miseria”

Pensate un po’, in venti anni il debito pubblico passa dal 20 al120%, mentre si sarebbe potuto annullare completamente se fossero state emesse banconote di stato senza nessun costo, come già avveniva con il biglietto da 500 lire.

Il debito pubblico è un falso problema se la moneta viene emessa da uno stato sovrano, padrone dell’emissione monetaria, a titolo originario.

Diventa un problema reale se, come succede oggi tra i paesi dell’unione monetaria europea che usano l’euro che non appartiene loro, devono rivolgersi alla Banca Centrale o al mercato dei capitali privati per averlo in prestito.

Così oggi 60 milioni di italiani risultano indebitati senza alcuna possibilità, con l’attuale sistema monetario, di venirne a capo.

Costretti a continuare a pagare imposte altissime solamente per far fronte agli interessi, senza riuscire a liberarsi del debito del capitale.

Oltre al danno, la beffa di essere presi in giro da politici logorroici che in televisione continuano a promettere che le tasse, in un futuro sempre più lontano, diminuiranno.

Il prelievo fiscale, mantenendo l’attuale sistema monetario, non potrà calare.

La cifra delle entrate dello stato proveniente dalla tassazione, in questi ultimi anni è sempre stata superiore alle uscite, quindi il bilancio statale si chiude con un avanzo primario. Ma quando poi la spesa per gli interessi, il cosiddetto “servizio del debito” (definizione virtuale, sfuggente), viene sommato alle uscite, si ha un deficit di bilancio che, cresciuto in maniera abnorme anno dopo anno, supera ormai il prodotto interno lordo di un anno dell’azienda Italia. Dal momento che lo Stato italiano non batte più moneta, questo debito pesa come un macigno sulla nostra economia, e si traduce in un costante incremento della pressione fiscale, una continua riduzione dei servizi, pochi investimenti produttivi in infrastrutture o spesa a beneficio della popolazione.

Neanche con la svendita sistematica di decine di grandi aziende messe in piedi nel dopoguerra con i soldi dei nostri padri, (portata avanti principalmente da Prodi, Amato, D’Alema con la consulenza della Goldman Sachs e regalate a multinazionali amiche) i nostri politici sono riusciti a ridurre l’enorme debito pubblico.

Del resto, ben altro era l’obiettivo da raggiungere.
Stranamente, la quasi totalità delle criminali svendite (assieme a pesanti manovre per il rientro del debito) attuate negli anni novanta sono state spinte in maniera sistematica da governi di sinistra, quelli di Prodi, Amato e D’Alema soprattutto.

Come mai?

Perché l’amara verità è che, contro ogni luogo comune politico trasmessoci dai media dei padroni, dalla caduta del muro di Berlino e dell’impero comunista sovietico la sinistra italiana è stata la complice meschina della Grande Usura mondiale.

Ha svenduto e ridotto in miseria il Bel Paese consegnandolo agli speculatori internazionali con l’accordo sul “Britannia” del 1992 (con Draghi protagonista), in coincidenza con la programmata e già ricordata svalutazione della lira con Ciampi governatore in carica della Banca d’Italia.

Un popolo confuso e ipnotizzato da tv e giornali succubi del capitale, sarebbe probabilmente sceso in strada se tali draconiane misure fossero state prese dalla destra capitalista.
Tutt’altro effetto è l’essere ingannati da una sinistra liberal.

Nel nostro immaginario collettivo “brainwashed” dal mondo dell’informazione indipendente, il tipo di sinistra è socialmente simpatico per via di tutta una serie di luoghi comuni che ci vengono da sempre sbolognati: è contro la guerra, contro la chiesa, contro il razzismo, contro l’inquinamento, la fame nel mondo e via dicendo. A favore della pace, dell’emancipazione femminile, dei diritti umani, del matrimonio gay, per la difesa del pianeta, l’Onu, le Ong e gli aiuti umanitari generosamente elargiti da miliardari sotto gli occhi delle telecamere.

Politicamente il nostro modello di sinistra può anche essere di centro, per accettare tutti i diktat del Vero Potere che ha voluto la dissoluzione degli stati sovrani e l’Unione Europea, che dà a noi sardi e ad altri abitanti del sud la “libertà” di trovarci un padrone per cui lavorare in Germania, Francia, Inghilterra e Paesi Bassi. Possiamo scegliere dove farci mettere le catene della schiavitù in una Europa finalmente senza confini.

In materia economica il nostro rappresentante di sinistra è ovviamente liberal, per le liberalizzazioni (disoccupazione, precarietà, stipendi da fame decisi dal capitale), per la globalizzazione (altra miseria), naturalmente a favore delle privatizzazioni, degli investimenti in borsa, della finanza creativa, della moneta debito della Bce.

È moderno, sorridente, connesso, cool.
Un Tony Bair, per intenderci.
Ecco, da uno così . . .

Riprendiamo il nostro cammino. Non c’è speranza di salvezza senza la proprietà popolare della moneta.

Ci troviamo ora senza i pezzi migliori dell’industria italiana ed il debito sempre superiore al prodotto interno lordo.

Quanto si è ricavato dalle privatizzazioni, e come sono stati impiegati quei quattrini?
Meglio non approfondire.

Oltre a sottrarre al popolo il valore dell’intera emissione monetaria nello scambio con i titoli di stato, la banca centrale compie un’altra “magia”. Riesce a far letteralmente sparire il reddito da signoraggio, praticamente l’intero ammontare dell’emissione del denaro.

Infatti apposta nelle scritture contabili giustamente all’attivo il valore dei titoli di stato ricevuti, ma erroneamente al passivo i 100 milioni di banconote in uscita nel nostro esempio.

La banca centrale pareggia l’attivo di 100 milioni di valore in entrata dei Titoli di Stato, con un fittizio passivo di 100 milioni delle banconote in uscita, come se quei soldi fossero in cassaforte prima dello scambio.

Chiudendo il bilancio in pareggio, occulta in nero un enorme reddito, non pagando un centesimo di tasse allo stato.

Con questo modo di tenere la contabilità, la banca centrale si ritiene di fatto proprietaria del denaro (perché agisce come se le banconote valessero 100 milioni già prima di uscire), nonostante, come abbiamo già detto, nessuna norma scritta in Italia stabilisca chi sia il proprietario del valore monetario al momento dell’emissione.

Vediamo di fare chiarezza sugli equivoci volutamente creati per ingannarci.

La banca emittente continua ad agire come quando, sino a pochi anni fa, stampava sulle banconote in lire la dicitura “Pagabili a vista al portatore”. Pagabili in che cosa, se praticamente dal 15 Agosto 1971 nessuna moneta è più convertibile in oro, ed in tutti i casi dal 1944 (Bretton Woods) solo gli stati, non certo i semplici cittadini, potevano chiedere (senza riuscirci) di convertire dollari nel metallo giallo?

Con tale equivoca dicitura la banca centrale voleva dare ad intendere che la banconota rappresentasse ancora una cambiale convertibile in oro, e quindi un titolo di debito nei confronti del portatore.

Dal momento che il prestare è prerogativa del proprietario, la banca centrale continua ad agire da padrona che presta al popolo 100 milioni gravati da interesse. Questo con i fatti.

A parole invece afferma (nel corso del giudizio civile promosso nel 1993 dal prof. Auriti contro Bankitalia) che “ i biglietti appena prodotti dall’officina di fabbricazione biglietti della Banca d’Italia costituiscono una semplice merce di proprietà della Banca Centrale, che ne cura direttamente la stampa e ne assume le relative spese “, e che “Essi acquistano la loro funzione e il valore di moneta solo nel momento successivo, in cui la Banca d’Italia li immette nel mercato trasferendone la relativa proprietà ai percettori”.

Il massimo dell’ipocrisia e della doppiezza meschinamente costruita per confonderci le idee.

Se, come dichiara a parole, i biglietti sono una semplice merce ed acquistano valore di moneta solo quando, immessi nel mercato (cioè consegnati a noi), la proprietà viene trasferita ai percettori, la Banca d’Italia ammette di non essere proprietaria del valore monetario.

Stando così le cose, dovrebbe segnare un valore in entrata di 100 milioni (i Bot), ed in uscita le poche migliaia di euro di “una semplice merce”.

La differenza è guadagno netto.

Pertanto non potrebbe chiedere un interesse per il prestito di un qualcosa che non le appartiene.

Per lo stesso motivo, questo qualcosa non può costituire un passivo.

continua……

 

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Paolo MALEDDU

 

 

Pubblicazione1

 

Ci sono evidenze e prove che dimostrano come alcuni paesi del G20 sono coinvolti nelle stragi di Parigi.

I due commentatori evidentemente in imbarazzo, per le affermazioni di Chiesa, cercano in ogni modo di tappargli la bocca, ma le persone a casa hanno sicuramente capito chi dice la verità.

Purtroppo per i disinformatori di regime la verità e una e questa non può essere falsificata.

Il paragone con l’11 settembre è proprio necessario perché entrambi questi attentati sono di matrice interna agli stati in cui sono avvenuti.

Servizi segreti deviati, massoneria e una classe politica venduta al soldo delle multinazionali ha apertamente dichiarato guerra all’intera umanità

Un governo sovranazionale fatto dagli stessi uomini che hanno usurpato alle nazioni, ex sovrane, il diritto unico di stampare moneta hanno in mente da secoli di schiavizzare la razza umana, e se non ci dovessero riuscire sono disposti a sterminarla e riprovarci alla prossima generazione, magari le cose andranno meglio, per loro se riusciranno a far diminuire la popolazione mondiale in modo da istupidire il cervello collettivo formato da tutti gli esseri umani del pianeta.

Infatti questa autocoscienza dell’intera razza umana è il frutto del suo elevato numero di neuroni, cioè ogni singolo individuo umano. Questo cervello di proporzioni planetarie è in costante connessione con ogni suo componente umano.

Le informazioni viaggiano nella coscienza collettiva aumentate grazie al potere di internet di far comunicare chi sta lontano e in tutto il mondo.

L’inarrestabile progresso evolutivo farà vedere come chi ha di più, cioè un ricco è un parassita perché sta rubando a chi ha di meno. Invece di condividere questo essere egoista accumula un capitale inservibile in intere generazioni di esseri viventi, capitali enormi sottratti a tanto enormi popolazioni mondiali, è il sistema capitalistico che è destinato alla rovina.

Ora la lotta è tra i ricchi che devono e non vogliono ridistribuire le loro ricchezze tra tutti gli abitanti del pianeta e quindi preferiscono, piuttosto che ridistribuire, sterminarci in gran numero, e poi arrivare come salvatori per mantenere in piedi il teatrino per altri millenni.

tratto da: (clicca qui)

Obiettivo raggiunto: terrore diffuso, insicurezza, bisogno di protezione e quindi maggiore disponibilità ad accettare strette repressive e persino la prospettiva della guerra.

Al-Qaeda e l’Isis sono soltanto strumenti. Il vero obiettivo è dominare la nostra mente, condizionandola in eterno per renderci inoffensivi e rassegnati

 

«Non c’è un solo governo, al mondo, che non sia controllato da quei poteri»: per Fausto Carotenuto, già analista strategico-militare dei servizi segreti, è deprimente assistere alla farsa dei media mainstream, che si affannano a presentare “la mente”, “il basista” e “l’ottavo uomo” della strage di Parigi, come se si trattasse delle indagini per una normale rapina alle Poste. In compenso, su voci alternative come “Border Nights”, può capitare di avere – in appena un paio d’ore, grazie a semplici collegamenti Skype – informazioni e analisi di altissima qualità, capaci di superare centinaia di ore di infotainment e chilometri di carta stampata.

E’ accaduto anche martedì 17 novembre, a quattro giorni dalla mattanza: ospiti della trasmissione, oltre a Carotenuto, un indagatore come Paolo Franceschetti (delitti rituali, Rosa Rossa, Mostro di Firenze), il regista Massimo Mazzucco (11 Settembre), Gioele Magaldi (“Massoni, società a responsabilità illimitata”) e un secondo massone, Gianfranco Carpeoro, esperto di codici simbolici: «Scordatevi qualsiasi altra pista, quello di Parigi è stato un attentato progettato da menti massoniche o para-massoniche e destinato innanzitutto ad altri massoni, i soli in grado di cogliere immediatamente il significato di quella data, 13 novembre».

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Sarkozy

 

 

Non un giorno a caso, ma quello in cui – spiega Carpeoro – nel lontano 1307 un gruppo di Templari riuscì a lasciare Parigi sfuggendo alle persecuzioni ordinate da Filippo il Bello: quei Templari riapararono in Scozia, dove si unirono a logge massoniche, all’epoca ancora “operative”, professionali (dedite cioè alla costruzione di cattedrali) per poi dar vita, in seguito, alla massoneria moderna. Già avvocato, pubblicitario e scrittore, eminente studioso di linguaggio simbolico nonché ex “sovrano gran maestro” della massoneria italiana di rito scozzese, Carpeoro ha aderito al “Movimento Roosevelt” fondato da Magaldi per contribuire al “risveglio” della politica italiana in chiave anti-oligarchica. Su Parigi la pensa come Carotenuto e lo stesso Magaldi: è semplicemente impossibile, sul piano tecnico, che i commando di jihadisti in azione nella capitale francese abbiano potuto agire da soli, senza la copertura decisiva di settori “infedeli” delle forze di sicurezza. In più, Carpeoro ravvisa la possibile applicazione del modulo standard concepito dalla Cia per attuare la strategia della tensione, basato su tre direttrici simultanee: due attentati strategici (uno principale, l’altro di riserva) e un terzo obiettivo, tattico-diversivo, per sviare la polizia e centrare più facilmente il “bersaglio grosso”.

Secondo questo copione, sistematicamente attuato, il presidente Hollande potrebbe esser stato addirittura all’oscuro del complotto, sostiene Carpeoro: probabilmente il “bersaglio grosso” doveva essere lui, insieme agli altri spettatori allo stadio. «Poteva essere una strage ben peggiore, con persone uccise dall’esplosivo e altre dal caos scatenato dal panico, sugli spalti. Ma qualcosa è andato storto, perché qualcuno ha intercettato i kamikaze fuori dallo stadio. Solo a qual punto, quindi, i terroristi potrebbero aver ricevuto l’ordine di sterminare il pubblico del teatro Bataclan. Le sparatorie nel centro di Parigi? Solo un diversivo per distogliere le forze di polizia, ignare dell’operazione in corso». Obiettivo comunque raggiunto grazie al Piano-B, la strage nel teatro: terrore diffuso, insicurezza, bisogno di protezione e quindi maggiore disponibilità ad accettare strette repressive e persino la prospettiva della guerra.

Retroscena: «Bisogna capire con chi parlò Hollande nei giorni precedenti, tenendo conto che negli ultimi anni, si veda la Libia ma non solo, è stata sempre la Francia a dare il via ai grandi sconvolgimenti geopolitici». Qualcuno potrebbe aver proposto a Hollande di aprire le danze anche stavolta (un mese fa, il capo dell’Eliseo annunciò di voler bombardare l’Isis in Siria), in cambio di un allentamento della stretta di Bruxelles sulla finanza pubblica francese.

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Gianfranco Carpeoro

 

 

Non a caso, il governo di Parigi ha risposto all’attentato con massicci blitz dell’aviazione in Siria accanto alla Russia, e ha annunciato che per questo motivo la Francia sforerà il tetto europeo per la spesa pubblica. Magaldi fa bene a ricordare quanto già rivelato un anno fa nel suo libro esplosivo: il ruolo della superloggia segreta “Hathor Pentalpha” dietro alla strategia della tensione (internazionale) avviata con l’11 Settembre.

Un clan sanguinario fondato da Bush padre, che poi reclutò leader come Blair, Sarkozy, Ergdogan. Dal canto suo, un ex stratega dell’intelligence come Carotenuto, ora impegnato sul fronte opposto anche attraverso il network “Coscienze in rete”, non usa giri di parole: «Per distruggere l’Isis in tre settimane non serve neppure una bomba, basta chiudere i rubinetti: bloccare via terra, cielo e mare i rifornimenti che l’Isis riceve ogni giorno, come le centinaia di Tir che varcano regolarmente il confine turco». Finora si è lasciato fare? Inutile stupirsene: «Non esiste terrorismo, e nemmeno strapotere mafioso, senza una protezione diretta da parte dei vertici.

Come dimostra la storia delle Br, a lungo “imprendibili” e poi liquidate, lo Stato è infinitamente più forte di qualsiasi avversario di quel genere: se gli attentati hanno successo, è solo perché qualcuno, dall’interno, ha collaborato coi terroristi».

L’ultima cosa che manca, oggi, è la manovalanza: «Non si può pensare che milioni di persone si rassegnino ad avere fame per sempre», dice ancora Carpeoro: «Questo sistema economico, radicalmente ingiusto, alla lunga non può che produrre rivoluzioni». Proprio per questo, dice ancora l’ex “sovrano gran maestro” della massoneria non-allineata di Palazzo Vitelleschi, gli elementi più lucidi della super-massoneria internazionale anglosassone hanno iniziato a opporsi all’élite oligarchica. Magaldi conferma: proprio a loro, oltre che all’opinione pubblica europea, è rivolto il terrorismo di Parigi, concepito come monito nei confronti dell’élite democratica, «in fase di riorganizzazione dopo decenni di dominio da parte dell’ala neo-aristocratica e reazionaria del massimo potere».

Proprio quei poteri, chiosa Carotenuto, hanno operato ininterrottamente nella medesima direzione, la guerra, a partire dall’11 Settembre: Iraq e Afghanistan, Somalia, Yemen, poi le «finte primavere arabe» che hanno destabilizzato paesi come Egitto e Tunisia, fino alla doppia carneficina della Libia e della Siria. «Identico l’obiettivo: creare il caos, e in quel caos fra crescere la manovalanza del terrore, ieri Al-Qaeda e oggi Isis». Movente: «Solo in condizioni di evidente emergenza l’opinione pubblica occidentale più accettare la guerra e, entro i propri confini, decisive restrizioni della libertà che consegnano ancora più potere ai soggetti dominanti».

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Fausto Carotenuto

 

 

Per Carpeoro, dietro a tutto questo non c’è neppure una grande visione, sia pure distorta: «C’è solo brama di potere, di dominio: se il 50% dell’energia di cui ho bisogno proviene da uno di quei paesi, non posso tollerare che vi si instauri una democrazia», in grado di insediare un governo che cambi le carte in tavola e pretenda diritti.

Forse, sotto questo aspetto, la strage di Parigi – che è un’esibizione minacciosa – può essere anche un segnale di debolezza: gli egemoni ricorrono alla legge della paura perché temono di perdere terreno? Per Carotenuto, non è neppure questione di geopolitica o banche: «Al-Qaeda e l’Isis sono soltanto strumenti.Il vero obiettivo è dominare la nostra mente, condizionandola in eterno per renderci inoffensivi e rassegnati». Guai a dare la caccia ai fantasmi, insiste Carpeoro: si rischia solo di credere alla fiaba dell’Uomo Nero, proprio come vorrebbero gli egemoni. «Il potere è uno schema», non una piramide: «Puoi abbattere il vertice, e il giorno dopo i peggiori leader sono sostituiti con altri, identici. Il problema siamo noi, che accettiamo un sistema senza valori, che prevede che qualcuno stia meglio se altri stanno peggio: dobbiamo svegliarci, rifiutare questo tipo di società».

E’ possibile che il “risveglio” sia già partito, ai piani alti? Lo spaventoso massacro di Parigi ne sarebbe una conferma: l’élite stragista comincia ad avere paura, al punto da scatenare l’orrore in mondovisione?

tratto da: (clicca qui)