2016.03.31 – 16 Sintomi della Tua Schiavitù in Matrix

Posted by Presidenza on 31 Marzo 2016
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Il vero schiavo è quello che DIFENDE il padrone, perché è quello che non E’ PIU’ CAPACE d’immaginarsi la LIBERTA’ !!!

“Quando uno Stato dipende per il denaro dai banchieri, sono questi stessi e non i Capi dello Stato che dirigono le cose. La mano che dà sta sopra a quella che prende. I finanzieri sono senza patriottismo e senza decoro”. 

“Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia” 

Alejandro Jodorowsky

 

Pubblicazione1

 

 

 

 

 

 

 

di Sigmund Fraud

 

Il mondo di oggi è uno strano posto. Fin dai primi anni di vita siamo sommersi da input che ci incoraggiano a percorrere iter preconfezionati. Lungo il percorso ci mettono i paraocchi per ostacolare la nostra ricerca di alternative alle azioni e al pensiero della mandria.

Eppure se ci fermiamo un attimo a riflettere riusciamo a cogliere la complessità della vita. Riusciamo a realizzare che l’esperienza umana possa estrinsecarsi in un numero virtualmente infinito di possibilità e che forse il mondo oggi è in fiamme perché sempre più raramente gli individui si sono fermati a chiedersi come mai le cose non fossero fatte in una maniera più intelligente, etica e sensibile.

 

Questo articolo non vuole essere una critica di scelte di vita o situazioni personali di chicchessia. La seguente lista di 16 sintomi di schiavitù è stata pensata solo come approccio osservativo per aiutare a identificare il disegno con cui altri hanno pianificato la nostra esistenza.

 

 

 

  1. Paghiamo le tasse a persone che vorremmo vedere in galera. Questo è forse il più netto indicatore che siamo schiavi di un Sistema. L’idea tradizionale di schiavitù evoca immagini di gente in manette costretta a lavorare nelle piantagioni per sostenere ricchi latifondisti in abiti coloniali. La versione attuale di tale sottomissione è incarnata dalla tassazione iniqua con cui i nostri redditi sono automaticamente defalcati a prescindere dal fatto che approviamo o meno come quel denaro venga riutilizzato.

 

  1. L’assistenza sanitaria moderna è purtroppo diventata un business per cui raramente siamo istruiti su una corretta alimentazione e un regime di vita che giovi alla nostra salute mentale e fisica; siamo invece invitati a consumare regolarmente farmaci e a sottoporci a costose procedure che comportano grossi introiti per l’industria sanitaria e farmaceutica.

 

  1. Ci fanno scegliere la squadra democratica o quella repubblicana per poter discutere di ‘politica’ con gli amici, i familiari ed i colleghi di lavoro. E’ una delle incarnazioni della strategia del divide et impera, con cui la nostra società viene controllata. Entrambi i principali partiti sono corrotti fino al midollo, ed i candidati indipendenti e di minoranza non vinceranno mai. Prendendo a cuore le sorti di una delle due fazioni facciamo la nostra parte nell’impedire che il popolo si unisca in maniera compatta contro il sistema corrotto.

 

  1. Lavoriamo sodo svolgendo mansioni che spesso odiamo, per guadagnare soldi fiat. Il lavoro è importante e il denaro fa pagare le bollette, tuttavia perdiamo i migliori anni della nostra vita facendo cose che odiamo, solo per avere dei soldi. La verità riguardo i soldi è che non abbiamo i soldi, ma valuta fiat che è di proprietà privata e manipolata. Dal momento che questa roba è ancora necessaria per campare in questo mondo, è meglio rinunciare ad una fetta di reddito e valorizzare il nostro tempo facendo qualcosa che ci piaccia o lavorando con persone che non disprezziamo. Vivere con pochi soldi è più facile di quanto si immagini; basta andare contro le credenze e dipendenze comuni, per rendersene conto.

 

  1. Ci prestiamo ad accumulare debito personale per finanziare uno stile di vita orientato al consumo. Ogni volta che viene usata una carta di credito, l’operazione crea cifre sui bilanci delle stesse banche che sono artefici del saccheggio finanziario del mondo odierno. Queste cifre vengono poi moltiplicate elettronicamente dal sistema di riserva frazionariavigente, e ciò fa si che il potere di tali apparati sia incrementato in modo esponenziale. Il fatto che partecipiamo a questo circolo vizioso per conservare un certo stile di vita è un esplicito indicatore che siamo stati ipnotizzati da uno dei principali dogmi sistemici: il consumismo.

 

  1. Conversiamo tra persone reali degli eventi finti mandati in televisione. La televisione è il più potente mezzo di controllo mentale; essa ci somministra una ‘programmazione mentale’ finalizzata a instillare e consolidare determinati comportamenti tra le masse. Il culto dell’ego, la sessualizzazione di tutto, la glorificazione della violenza, l’induzione alla sottomissione alla falsa autorità sono le caratteristiche principali della televisione contemporanea. Accogliendo nelle nostre vite ciò che accade nello schermo televisivo facciamo la nostra parte nel sostenere l’immagine della realtà finta creata dal Sistema.

 

  1. Non abbiamo nulla da nascondere alla sorveglianza totale. Se non ci da fastidio che qualcuno da qualche parte ci osservi a piacimento, ascoltando le nostre conversazioni e monitorando i nostri movimenti, senza saperlo stiamo ammettendo di essere degli schiavi ubbidienti. La sorveglianza invisibile è una forma assai insidiosa di controllo del pensiero, e quando utilizziamo la logica del ‘non ho nulla da nascondere quindi ben venga la sorveglianza’ stiamo implicitamente ammettendo la nostra sottomissione ad un padrone e la nostra rinuncia alla sovranità della nostra mente e del nostro corpo.

 

  1. Ci siamo lasciati persuadere che il mondo sia più sicuro se l’uso delle armi da fuoco diventi prerogativa esclusiva dei governi. Tuttavia sappiamo che questo è un mondo violento e che il crimine esista ad ogni livello sociale, compreso quello istituzionale. Certo, in un mondo perfetto le armi non sarebbero necessarie, ma purtroppo il nostro è un mondo tutt’altro che perfetto, e le armi sono una forma efficace di protezione contro i criminali comuni e quelli che abusivamente prendono possesso delle istituzioni. La volontà di rinunciare al nostro diritto alla auto-difesa è un ulteriore evidente sintomo che abbiamo delegato la nostra tutela e quella dei nostri cari a qualcun altro. L’abdicazione di massa dalla responsabilità personale è uno degli aspetti più importanti sui quali si regge il loro controllo. Benvenuti in Matrix.

 

  1. Beviamo consapevolmente acqua fluorizzata. Di tutti gli argomenti a tema sanitario dibattuti al giorno d’oggi, quello dell’acqua addizionata di fluoro è il più semplice da capire, dal momento che stiamo parlando di un sottoprodotto tossico di un processo industriale (v. correlati). La versione secondo cui l’acqua sarebbe arricchita di fluoro per la nostra salute dentale, già poco credibile di per se, costituisce comunque un abuso in quanto è una somministrazione di farmaci senza il consenso del paziente. Una volta che siamo pienamente coscienti di quanto appena detto, se continuiamo a bere acqua fluorizzata ammettiamo di essere alla mercé del Sistema.

 

  1. Consumiamo consapevolmente prodotti velenosi come MSG ed aspartame (v. post correlati). Tali sostanze sono conosciute per essere tossiche per l’organismo umano. Continuando ad auto-avvelenarci con questi alimenti adulterati confermiamo che il Sistema ci ha programmati affinché sminuissimo l’importanza della nostra salute in cambio della gratificazione immediata.

 

  1. Abbiamo affidato la nostra salute mentale al complesso industriale farmaceutico. L’uso di farmaci psicotropi è in rapido aumento nella nostra società perché le persone sono state persuase che determinati stati mentali siano delle malattie, mentre le verità sulla salute mentale naturale sono state oscurate dai media e dall’establishment medico. Se stai assumendo farmaci psicotropi, sappi che ti trovi sotto una delle forme più potenti di controllo mentale. Parte di questo controllo è quello di convincerti di non avere alcuna autorità sulla tua mente. Si tratta forse della bugia inventata dalla Matrix più dannosa per l’individuo. Assumendo di nostra spontanea volontà questi farmaci psicotropi ci sottomettiamo alla peggiore forma di schiavitù, ed inibiamo le risposte mentali ed emozionali naturali ai fattori di stress. Segnali che servono a farci capire che abbiamo bisogno di cambiare stile di vita e abitudini.

 

  1. Continuiamo a guardare TV locali e nazionali. I media main-stream sono un mezzo di controllo e manipolazione, e continuando a prestare attenzione alle loro idee e visioni del mondo ci prestiamo ad essere manipolati da questa forma – neanche poi così sottile – di programmazione mentale. Anche le notizie locali sono sceneggiate a livello nazionale con il compito di plasmare le nostre opinioni sugli eventi.

 

  1. Siamo più interessati allo sport televisivo o altre distrazioni frivole che a quello che stanno facendo al nostro habitat. La Deepwater Horizon, Alberta Tar Sands, l’aumento del fracking, il sacrificio del Rio delle Amazzoni, Fukushima sono eventi che rischiano di cambiare radicalmente il nostro futuro. Il fatto che siamo semi-indifferenti a tutto ciò mentre ci informiamo sulle notizie sportive o le storie di gossip, è un chiaro sintomo che il nostro istinto di auto-conservazione è stato soppresso e sostituito con una tendenza impulsiva alla banalità e all’evasione.

 

  1. Siamo scettici verso ogni aspetto della realtà che non sia stato preventivamente discusso e convalidato dalla scienza moderna. L’essenza della scienza è l’indagine dell’ignoto, il che implica che fino a quando essa non afferri qualcosa, quel qualcosa sia inesistente. Screditando o ridicolizzando i resoconti di chi ha vissuto esperienze che trascendono la comprensione scientifica, come premorte, omeopatia, ecc. stiamo pedissequamente riducendo la nostra comprensione del mondo a una gamma molto ristretta di possibilità. La Matrix è tenuta in piedi da tutti quelli che non sono disposti a pensare fuori dalla scatola.

 

  1. Non dubitiamo della versione divulgativa della storia antica e delle origini della civiltà. Sussistono molte domande senza risposta circa le origini della specie umana, le quali mettono in luce molti aspetti non trattati nei programmi scolastici (v. correlati). Prendendo come oro colato le versioni ufficiali in merito alla nostra origine avalliamo molti sistemi di credenze e punti di vista ristretti promossi dal Sistema.

 

  1. Non abbiamo ancora realmente realizzato di essere creature spirituali impegnate a vivere un’esperienza umana. 

    Se ci riconosciamo in uno qualsiasi dei sintomi esposti in questo elenco, vuol dire che la Matrix ci possiede, e che è nostro dovere impegnarci seriamente per conquistare la nostra libertà.

tratto da: (clicca qui)

2016.03.22 – Deflazione, la passione della finanza

Posted by Presidenza on 22 Marzo 2016
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La deflazione rende impagabili i debiti accumulati e corrode l’economia reale fino allo svuotamento…..

 

DEFLAZIONE

 

La situazione internazionale, giorno dopo giorno, è sempre più dinamica: il Medio Oriente si candida a svolgere la funzione che nel 1914 ebbero i Balcani, periferici rispetto alle grandi potenze ma centrali nella reazione a catena che portò al conflitto. Ma la guerra è innescata solo dalla divergenza di interessi tra potenze? Sembrerebbe esserci una costante che accompagna le guerre dall’Ottocento, ed è la caduta generalizzata dei prezzi causata dalla scarsità di moneta, controllata, ora come ai tempi del gold standard, dall’alta finanza. Ecco perché la deflazione globale incipiente è il vero campanello d’allarme: il ginepraio mediorientale passa in subordine rispetto ai prezzi in caduta ed all’ indebitamento accumulato in Occidente.

 

L’antichissimo dio italico Giano, noto con l’epiteto “il bifronte”, era la divinità del cambiamento, del passaggio: con le sue due teste fissa da una parte il passato e dall’altra il futuro. I popoli italici associavano Giano all’inizio di un’impresa, di un viaggio o di un momento della vita che sanciva la fine di un periodo e l’avvio di uno nuovo. Nel Foro Romano si ergeva il tempio di Giano Quirito, le cui porte erano spalancate allo scoppio di una guerra, cosicché la statua del dio osservasse i sacrifici propiziatori e favorisse gli eserciti romani. È l’imperatore Nerone, nel primo secolo dopo Cristo, che chiude le porte del tempio, promettendo un’epoca di pace dopo le estenuanti guerre civili che martoriano Roma dai tempi di Mario e Silla.

I nostri antenati riconducendo alla stessa divinità la guerra ed il divenire della storia, anticipano di due millenni un pensiero caratteristico dell’idealismo tedesco. Ma qual è la causa scatenante la guerra nelle moderna civiltà? Pur rifiutando di ridurre tutto all’economia come Karl Marx, che nell’idealismo tedesco cresce e si forma, c’è da domandarsi se ci sia una variabile economica che influisca più delle altre nel determinare lo scoppio dei conflitti.

Potrebbe trattarsi della scarsità di moneta circolante e della conseguente caduta generalizzata dei prezzi?

L’immissione di nuova moneta (la conquista romana delle miniere d’oro iberiche nel I secolo a.C., l’inondazione dell’Europa con l’oro sudamericano nel XVI secolo, la scoperta della giacimenti in Alaska nel XIX secolo) alza il livello generale dei prezzi, incentiva l’industria e l’agricoltura (garantendo un margine di profitto pressoché sicuro grazie all’aumento dei prezzi), allieva i debiti (che hanno un valore nominale e non reale), crea benessere ed occupazione.

Al contrario, la diminuzione di moneta (per tesaurizzazione, rallentamento della velocità di circolazione, o anche aumento della stessa ad un ritmo inferiore alla crescita della produzione), abbassa il livello dei prezzi, disincentiva l’economia reale (costretta a tagliare i costi per inseguire la caduta dei prezzi), crea disoccupazione ed appesantisce i debiti fino a renderli impagabili: spesso, in queste circostanze, i debitori sono espropriati dei loro beni.

Qualcuno, però, si avvantaggia della caduta generalizzata dei prezzi, ossia della deflazione.

Sono i banchieri che erogano  credito a Stati, imprese e famiglie: per loro la discesa dei prezzi significa essere rimborsati con moneta che ha maggiore potere di acquisto ed incamerare a prezzi di saldo gli averi del debitore se questi, come spesso capita durante la deflazione, diventa insolvente.

Per la finanza, quindi, la stabilità dei prezzi o la deflazione sono l’obbiettivo da conseguire ad ogni costo, a differenza di produttori e lavoratori che si avvantaggiano di una moderata inflazione. Finanza e deflazione da una parte, produzione e inflazione dall’altra.

A partire dalla fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1694 e l’emissione dei primi certificati basati sulle riserve d’oro (banconote) la lotta all’inflazione e la ricerca della deflazione sono l’ossessione dell’alta finanza cosmopolita, nata ad Amsterdam, cresciuta a Londra e ramificatasi a New York: ogni mezzo è impiegato per soffocare qualsiasi rialzo dei prezzi, dal controllo delle banche centrali alla cooptazione del personale politico, dall’appoggio a determinate correnti economiche (si comincia Adam Smith e si finisce con la scuola di Chicago) all’attribuzione dei premi Nobel ad alcuni economisti piuttosto che ad altri. Niente poi è temuto maggiormente dall’alta finanza che l’intervento nell’economia dello Stato, considerato l’unico attore capace di infrangere il monopolio della moneta esercitato dai grandi banchieri internazionali: il laissez-faire è quindi bene, l’interventismo è male.

Si comincia col gold standard, che vincolando l’emissione di moneta alle riserve d’oro disponibili (bene raro per eccellenza, la cui produzione tiene a stento il passo della domanda), esercita un effetto deflazionistico dall’Ottocento fino al primo dopoguerra.

Contrariamente a quanto afferma la storiografia inglese dominante, la rivoluzione industriale non avviene grazie alla stabilità dei prezzi del sistema aureo, ma nonostante il clima deflazionistico prodotto dall’ancoraggio della moneta all’oro. Persino il bimetallismo, l’emissione di moneta basata sulle riserve d’oro e d’argento, è osteggiato dai grandi banchieri: nel 1873, su pressione della finanza inglese, il Congresso degli Stati Uniti approva il “Coinage Act” che, suscitando l’ira del mondo agricolo e imprenditoriale, abolisce la convertibilità dell’argento in dollari d’oro, scatenando una crisi economica che si trascinerà per vent’anni.

Il grande crash del ’29, prodotto dagli eccessi delle banche d’affari e dal confluire in borsa del credito facile, rendono inevitabile l’intervento della politica: i tentativi del presidente americano Herbert Hoover (1876-1964) di risolvere la crisi con un rigido approccio liberista ed il conseguimento del pareggio di bilancio volgono al peggio. La disoccupazione schizza al 25% della forza lavoro.

Dinnanzi alla drammaticità degli eventi il presidente Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) sospende nel 1933 la convertibilità del dollaro in oro, attua una politica di repressione finanziaria (obbligando le banche ad acquistare i titoli di Stato ad un determinato prezzo) e seguendo i consigli dell’economista inglese John Maynard Keynes, vara grandi opere pubbliche finanziate a deficit. Il pensiero di Keynes, che invoca la spesa pubblica anziché il pareggio di bilancio, è però solo una modesta variante del pensiero ortodosso predicato dall’alta finanza. Lo Stato, infatti, continua ad indebitarsi, emettendo obbligazioni acquistate dai banchieri o dalla Riserve Federale, il cui capitale è in mano ai privati.

Nel secondo dopo guerra è la volta del gold exchange standard, basato sulla convertibilità del dollaro in oro, che regge finché la Germania ed il Giappone non riacquistano ampie fette del commercio estero mondiale e la spesa pubblica non decolla con la guerra in Vietnam. Nell’agosto del 1971 il presidente Richard Nixon (1913-1994) annuncia al mondo che i detentori di dollari americani non potranno più convertirli in lingotti d’oro.

Il sistema costruito nel 1944 a Bretton Woods si sfalda rapidamente e l’economia internazionale si basa da quel momento in avanti su monete a corso legale (o fiat), stampabili a discrezione delle banche centrali.

È una cocente sconfitta dell’alta finanza e la vittoria dell’economia reale, non più schiacciata dalle pressioni deflazionistiche del gold standard?

No, i banchieri internazionali non solo ordiscono per riappropriarsi dell’emissione della moneta, estirpando qualsiasi velleità inflazionistica, ma si attrezzano anche per riconquistare il terreno perduto durante la repressione finanziaria e la regolamentazione bancaria degli anni ’30 e ’40.

Nel 1973 nasce la Commissione Trilaterale (una delle enne filiazioni del Round Table) e tra i suoi membri è presto cooptato il governatore della Georgia Jimmy Carter (1924-), futuro presidente degli Stati Uniti. A distanza di poco, nel 1976, il premio Nobel per l’economia è assegnato a Milton Friednam, padre del monetarismo che fa della “cura” dell’inflazione una priorità.

Salito alla Casa Bianca, Carter chiama alla guida della Riserve Federale Paul Volcker (1922-), il primo monetarista a controllare la politica monetaria degli Stati Uniti: la lotta l’inflazione diventa la priorità, mentre l’industria, l’occupazione e la difesa del “made in USA” passano in secondo piano. Ha così inizio l’inesorabile deindustrializzazione degli Stati Uniti: mentre il saggio di risconto sale al 20% e l’inflazione precipita dal 15% del 1980 al 3% del 1983, centinaia di migliaia di persone sono licenziate nelle industrie automobilistiche e siderurgiche, i sindacati fatti a pezzi ed intere filiere produttive vanno perdute. In contemporanea i Paesi occidentali sono massicciamente irrorati da un fiume di eroina, cocaina e marijuana, fenomeno contenuto fino agli anni ’601. Un caso?

Se i prezzi cadono, su chi si deve scaricare il prezzo degli aggiustamenti? Ovviamente sulla forza lavoro, cui si chiede la massima flessibilità, la possibilità di licenziamenti per motivi economici e l’adeguamento delle retribuzioni ai livelli della concorrenza internazionale: sono le politiche “lato offerta” del neoliberismo che vivono in simbiosi al monetarismo, scaricando sui lavoratori e sulle famiglie il costo della caduta dei prezzi.

La politica “lato-offerta”, anch’essa partorita dalla scuola di Chicago ed in particolare dalla mente di Robert Mundell, uno dei più illustri padri dell’euro, dilaga negli USA sotto la presidenza di Ronald Reagan (1911-2004) e nel Regno Unito con Margaret Thatcher (1925-2013): l’industria perde altri pezzi sotto i colpi sempre più spietati delle concorrenza internazionale, altri milioni di posti di lavoro sono persi nel secondario ed i tentacoli della finanza si allargano ovunque.

Siamo nel 1991, l’URSS si è dissolta ed inizia ufficialmente il nuovo ordine mondiale: l’agenda prevede di accelerale la finanziarizzazione dell’economia, ridurre ulteriormente le spinte inflattive ed assoggettare anche l’Europa continentale ai dettami del monetarismo/liberismo. Di conseguenza nel 1999 il Congresso degli Stati Uniti abroga il Glass-Steagall Act che separa le banche commerciali dalle quelle d’affari, la Cina, con i suoi 1,2 mld di abitanti abituati a standard di vita e retribuzioni ancora lontani da quelli occidentali, è ammessa al WTO nel 2001 e l’euro entra ufficialmente in circolazione nel gennaio del 2002.

L’alta finanza è all’apice del potere: controlla la FED, la BCE, la BOJ e preme per entrare in Cina. Si torna ai bei tempi della speculazione selvaggia degli anni ’20, mentre il livello generale dei prezzi, ora come allora, scende.

Si parte con la bolla dot.com: all’opinione pubblica è venduta la comoda illusione che le nuove tecnologie siano il traino dell’economia e possano assorbire i posti di lavoro persi negli altri settori (in Italia la capitalizzazione in borsa di Tiscali raggiunge quella della declinante FIAT).

Nella primavera del 2000 la bolla tecnologica scoppia e la Riserva Federale avvia una progressiva diminuzione del saggio di risconto che arriva all’1% nel novembre del 2003. Si riparte: è la volta della bolla immobiliare che, facendo leva sul settore edilizio, consente di reintegrare parte della manodopera un tempo impiegata nell’industria. A tutti è regalata la fallace promessa di un’abitazione (sono erogati mutui pari all’80% del valore della casa) ed i mutui subprime, triturati ed insaccati in prodotti finanziari che le compiacenti agenzie di rating giudicano da tripla A, sono venduti ad investitori tedeschi, cinesi ed arabi.

Nel luglio del 2007, lo SP 500 raggiunge un nuovo record, superando i 1.500 punti, la FED alza i tassi portandoli sopra il 5% e il castello di carte barcolla: a distanza di un anno, Lehman Brothers fallisce ed la borsa affonda.

La Riserva Federale porta, per la prima volta della storia, il saggio di risconto a zero (dov’è tuttora dopo otto anni) ed avvia una serie di allentamenti quantitativi, ossia emissione di nuova moneta: QE1 (2008), ZIRP (2008), QE2 (2010), Operation Twist (2011), Q3 (2012). La politica monetaria espansiva americana è emulata a ruota dalla Bank of England, dalla Bank of Japan e dalla Banca Centrale Europea (tutti i Paesi, in sostanza, della Commissione Trilaterale).

Così, la massa monetaria M2 passa negli Stati Uniti dagli 8.000 $mld del settembre 2008 ai 12.200 $mld di oggi2 (+50%), nel Regno Unito da 1.100 £mld a 1.500 £mld (+35%)3 in Giappone passa da un 750.000 ¥mld a 910.000 ¥mld (+20%), e nell’Eurozona da 7.500 €mld a 10.000 €mld (+35%).

Questa enorme produzione di moneta elettronica e cartacea, non contraddice i principi dei banchieri internazionali, da sempre ostili alla produzione di moneta fiat? Il loro amore per la deflazione, si è estinto?

No, perché quello che interessa l’alta finanza è sempre il rapporto tra la moneta ed i beni reali: si preoccupano cioè che i liquidi ed i crediti in loro possesso non perdano valore rispetto alle attività produttive, ai terreni, agli immobili, etc. L’enorme immissione di liquidi è quindi ben accetta, purché non produca la disprezzata e temuta inflazione, ed al contrario, l’economia reale resti assetata di moneta. Dove finisce quindi la moneta fiat creata dalle banche centrali? In bond ed azioni, ça va sans rien dire: gli unici beni che interessano ai banchieri internazionali.

Attraverso il controllo della Riserva Federale, della Bank of England (governatore Mark Karney, ex-Goldman Sachs) della Bank of Japan (governatore Haruhiko Kuroda, ex-presidente della Asian Development Bank partecipata dagli USA) e della Banca Centrale Europea (governatore Mario Draghi, ex-Goldman Sachs), l’alta finanza si assicura che non un solo centesimo degli allentamenti quantitativi finisca all’economia reale (sostenendo la produzione ed il commercio e producendo così l’odiata inflazione) ma l’intero ammontare di moneta fiat confluisca nei circuiti finanziari controllati dai banchieri internazionali.

All’opinione pubblica è venduta anche una scusa di facciata per giustificare quest’incongrua politica monetaria: come afferma nel 2012 il governatore della Riserva Federale Ben Bernanke4, mandare in bolla i mercati azionari ed obbligazionari aiuterebbe i consumi e gli investimenti!

L’effetto speculativo su mercati è evidente: il valore nominale delle obbligazioni statali ed aziendali sale ovunque, abbattendo i rendimenti a minimi storici, mentre sui mercati azionari si ripetono gli stessi eccessi degli anni ’20 (società quotate che impiegano il credito facile per riacquistare le proprie azioni, l’indice Shiller Price/Earnings ai livelli dell’ultima bolla immobiliare5, la speculazione a forte leva finanziaria, etc.). L’indice statunitense SP 500 ed il tedesco DAX raggiungono nel 2015 il record storico, l’inglese FTSE 100 si riporta ai massimi di sempre ed il giapponese Nikkei tocca l’apice dal 2000.

Nel frattempo, fuori dalla borse, la situazione è molto diversa. Gli effetti delle politiche “lato offerta”, fatte di competizione tra lavoratori di economie industrializzate ed emergenti, flessibilità e licenziabilità della forza lavoro, scardinamento dei sindacati e continua introduzione di immigrati per abbattere qualsiasi rivendicazione salariale, non tardano a manifestarsi: disoccupazione e deflazione, il trionfo del monetarismo e dell’alta finanza.

Mentre le statistiche ufficiali parlano di una crescita del PIL americano del 2,8% nel 2015 (grazie alla revisione dei metodi statistici operata nel 20136), la disoccupazione reale si attesta all’11%7, il tasso di partecipazione della popolazione alla forza lavoro è ai minimi da 38 anni, 46 milioni di americani rientrano nel piano di assistenza alimentare “Food Stamps”, e si materializza il rischio di deflazione, già in atto in molti Stati della federazione8: così si allontana sine die il rialzo dei tassi da parte della Riserva Federale, anche perché le famiglie statunitensi sono gravate da una montagna di debiti, pari al 115% del reddito disponibile9, impagabili in un contesto di deflazione e tassi in aumento.

In Europa, grazie all’euro progettato nei circoli atlantici, la situazione è ancora peggiore: il tasso annuo d’inflazione è tornato in territorio negativo a settembre (-0,1%) e colpisce il centro (Germania -0,1% a settembre, Francia -0,4%) e la periferia (Italia -0,4% e Spagna -1,1%10). L’indebitamento, sempre più insostenibile in un clima deflattivo, si attesta ovunque a livelli record e la disoccupazione ufficiale nell’eurozona è all’11%, con punte oltre il 20% in Spagna e Grecia. Un’ulteriore accelerazione della caduta dei prezzi, sarebbe letale per la zona euro.

In Cina l’indice dei prezzi al consumo è calato ad agosto all’allarmante tasso del 5,9%11, dato che ha allarmato le autorità cinesi, inducendole a svalutare lo yuan rispetto al dollaro. Anche nell’impero di mezzo si rafforzano i segnali di rallentamento economico, come testimonia l’import in calo del 18% a settembre.

Infine il commercio mondiale ha subito nei primi sei mesi del 2015 la maggiore battuta d’arresto dal crisi post-Lehman Brothers12 ed il prezzo delle materia prime più sensibili al ciclo economico (rame e petrolio) scende inesorabilmente: qualcuno, come il fondatore del colosso finanziario PIMCO, Bill Gross, scorge gli inequivocabili segnali della deflazione, che si allarga a macchia d’olio all’intera economia mondiale.

L’alta finanza ce l’ha quindi fatta!

Grazie ad meticoloso, dispendioso, certosino lavoro (fatto di cooptazione di banchieri e politici, la scelta di determinati accademici da valorizzare, la visibilità concessa a precise scuole economiche) è riuscita nell’incredibile impresa di riportare il mondo in deflazione nell’era della moneta fiat, riproducibile a piacimento!

Se la missione era relativamente facile con il gold-standard, occorre un vero genio luciferino per ottenere una caduta generalizzata dei prezzi in un regime di moneta legale, stampabile a volontà. Quelle che avrebbe potuto essere l’era dell’inflazione, dell’industria e della piena occupazione dopo il “Nixon choc” del 1971, si è trasformata dalla presidenza di Jimmy Carter ad oggi nell’era della deflazione, della finanza e della disoccupazione.

Come se ne uscirà ora che il mondo è gravato da una caterva di debiti, insostenibili in un contesto di deflazione? Come i banchieri fanno dagli albori del gold-standard.

Aprendo il tempio di Giano.

Le porte di Giano si spalancano

Prima di procedere con l’analisi occorre una precisazione: nell’attuale contesto economico, caratterizzato da alto indebitamento generalizzato e da una deflazione incipiente, la guerra non è l’unico sbocco possibile. Esistono altri metodi per reflazionare l’economia, mobilitare la popolazione attiva e creare un contesto di crescita e inflazione che abbatta i debiti accumulati.

Non ci riferiamo alle politiche keynesiane di spesa pubblica: come abbiamo anticipato, il pensiero dell’inglese John Maynard Keynes è un rivolo che si è staccato dall’alveo del pensiero economico dominante, in quanto prevede che lo Stato finanzi opere pubbliche aumentando il proprio indebitamento verso le banche centrali e la finanza privata.

Economisti keynesiani come il premio Nobel Paul Krugman sono incensati dall’establishment, perché proponendo una spesa in deficit “di sinistra”, opposta al pareggio di bilancio “di destra”, non turbano i sonni dell’alta finanza, felice di controllare tutto lo spettro del pensiero economico.

Per uscire dall’attuale crisi, senza passare per la guerra, bisognerebbe attuare politiche finanziarie non ortodosse, volte a ricostruire il potere d’acquisto delle famiglie, fornendo moneta fiat a chi produce ed acquista anziché alle banche: denaro da spendere per i consumatori, anziché denaro da giocare in borsa per i banchieri internazionali. Ricostruendo il potere d’acquisto delle famiglia (attraverso il varo di grandi opere pubbliche, il ringiovanimento del personale delle pubblica amministrazione, il lancio di un piano per il sostegno delle famiglie e delle nascite) sarebbe possibile rilanciare i consumi, la crescita e l’inflazione, anche senza fare nuovo debito.

Com’è possibile?

Comprendendo la vera natura della moneta, che si crea dal nulla. Per costruire un ponte, il governo italiano non è necessariamente costretto ad emettere un’obbligazione, implorando la BCE o il fondo Blackrock di acquistarla. Lo Stato italiano, e qualsiasi altro Paese, può emettere moneta legale senza indebitarsi, i biglietti di Stato. L’Italia ha già imboccato questa strada nel 1966 sotto il governo Moro III: i biglietti stampati dalla zecca dello Stato consentono di finanziare lo sviluppo del Paese, finché nel 1979 non sono ritirati dalla circolazione. Un anno dopo l’omicidio di Aldo Moro, coincidenza?

L’alta finanza però aborrisce quest’ipotesi, in primis perché mostra al mondo che le catene del debito sono facilmente spezzabili dallo Stato, se c’è una volontà politica, ed in secondo luogo perché il biglietto di Stato favorirebbe il trinomio produzione-debitori-inflazione a detrimento di quello finanza-creditori-deflazione. L’autorità della finanza sarebbe dimezzata e diventerebbe impossibile comprare a prezzi di saldo aziende private o dello Stato.

Perciò, quando il fardello dei debiti diventa insostenibile per via dell’inflazione, è molto più conveniente per la finanza rilanciare il ciclo economico con la guerra: in questo modo il monopolio della moneta è salvo, si lucra sulla guerra stessa (grazie agli stretti legami col complesso militare-industriale) e nel dopoguerra il controllo sull’economia è rafforzato dai debiti contratti dai belligeranti. Quello appena descritto è il modus operandi dell’alta finanza sin dall’Ottocento.

L’opprimente deflazione del gold-standard che segue il periodo napoleonico è alleviata solo da una lunga serie di guerre, durante cui l’inflazione è rianimata dall’emissione di moneta per produrre beni che non entrano in commercio ma sono distrutti: la guerra di Crimea (1853-1856), la Seconda guerra d’indipendenza italiana (1859), la guerra civile americana (1861-1865), la guerra austro-prussiana (1866), la guerra franco-prussiana (1870), la guerra ispano-americana (1898), la seconda guerra anglo-boera (1899-1902) la guerra russo-giapponese (1904-1905).

Nel 1894 l’economista ed inventore inglese Arthur Kitson pubblica il libro “A Scientific Solution of the Money Question13 dove evidenzia chiaramente che la moneta è solo uno strumento di scambio e che la scarsità di liquidi indotta dal gold-standard ha il principale scopo di espropriare i beni a vantaggio dei banchieri. Il gold-standard, continua Kitson, crea unicamente una mole di debiti che non si possono ripagare a causa dell’insufficienza di moneta e, presto o tardi, condurrà alla guerra mondiale: “The gold standard means inevitable war. Nations cannot possibly exist long under it”. L’unica soluzione è liberare la moneta da qualsiasi ancoraggio ai metalli preziosi e metterla al servizio dell’economia, come strumento di scambio e non come mezzo di esproprio.

Kitson non sbaglia: dopo la guerra italo-turca (1911-1912) e le guerre balcaniche (1912-1913), scoppia la prima guerra mondiale nel 1914. Durante il conflitto l’emissione di moneta esplode e l’inflazione corre. Nell’immediato dopoguerra i banchieri internazionali riescono però nuovamente ad imporre il sistema aureo: ne segue la durissima deflazione del 1920-1921, con i prezzi che cadono del 10% su base annua nel Regno Unito.

Per ravvivare l’economia la Banca d’Inghilterra e la Riserva Federale tagliano il saggio di risconto: il denaro a buon prezzo si indirizza verso la borsa dove le banche d’affari guidano la speculazione, seguiti da massaie ed operai abbindolati da facili guadagni. Nel 1929 è il crollo della borsa e la deflazione che ne seguirà (1930-1933) aprirà prima la strada ad Adolf Hitler e poi (con la deflazione americana del 1937-1938, provocata dalle pressioni della finanza per un ritorno al pareggio di bilancio) alla seconda guerra mondiale.

Infine, la deflazione americana del 1949, causata da un stretta monetaria della FED, è curata con la guerra in Corea (1950-1953).

Da allora il primo periodo di deflazione vissuto dagli Stati Uniti è stato nella primavera del 2009, in seguito al crack della borsa le cui origini, però, risalgono a tre decenni prima, come abbiamo visto: risalgono alla presidenza di Jimmy Carter che, scegliendo il monetarista Paul Volker come governatore della Riserva Federale, sancisce la vittoria della finanza e della deflazione sull’industria e sull’inflazione.

Un ciclo è stato completato ed il mondo flirta di nuovo con la deflazione: il periodo che viviamo oggi (la destabilizzazione angloamericana del Medio Oriente, la tensione tra Iran ed Arabia Saudita, il golpe in Ucraina e la contromossa russa in Crimea, il crescente attivismo turco, le mire anti-iraniane di Israele, l’intervento della Russia in Siria contro l’ISIS e la parallela ondata di denaro e armi angloamericane verso l’ISIS ed i ribelli) è analogo agli anni 1911-1913 e 1935-1939.

La situazione da statica diventa dinamica e sono poste le basi per la guerra.

Capita quindi, in ossequio ai principi dell’ingegneria sociale per cui qualsiasi idea è inculcabile nell’opinione pubblica purché gradualmente, che la parola “Terza Guerra Mondiale” faccia saltuariamente capolino, e non in bocca a personaggi qualsiasi.

Comincia Lucia Annunziata sull’Huffington Post in occasione della strage a Charlie Hebdo ai primi di gennaio (“Prendere atto della Terza Guerra Mondiale”), poi è la volta del presidente Sergio Mattarella nel mese di agosto (“Il terrorismo alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale”14), interviene Giuliano Ferrara, da sempre vicino agli ambienti israeliani più oltranzisti (“Ma quale terrorismo. Parlarne è ridicolo. E’ la terza guerra mondiale. Punto. Se non addirittura la quarta guerra mondiale se consideriamo la guerra fredda. Bisogna spazzarli via, esercitando contro di loro una violenza superiore rispetto a quella che esercitano nei nostri confronti. Abbiamo i mezzi, ma ci manca un Churchill”15).

Chi ha le idee più lucide, o meglio, fornisce la versione meno distorta è il filosofo Massimo Cacciari16:

“Sono le grandi potenze, ancorché integrate e interdipendenti – l’economia Usa e quella cinese ad esempio, la Russia che rivendica un suo ruolo imperiale e entra in conflitto con l’America – che possono scatenare conflitti di interessi (…) Il terrorismo islamico è il 10% del problema (…) Una guerra mondiale potrebbe derivare solo da un attacco di alcune di queste potenze o di alcuni di questi movimenti a Israele e questo potrebbe scatenare un conflitto di proporzioni mondiali. Impossibile? Non è impossibile”

Papa Francesco parla di un conflitto internazionale nell’agosto del 2014, commentando le stragi dell’ISIS in Iraq e Siria (“Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”) e nel maggio del 2015 torna sull’argomento (“La Terza guerra mondiale a pezzi”).

Può l’ISIS essere il nemico contro cui combattere la guerra? Assolutamente no, sia per la sua natura di organizzazione eterodiretta dagli angloamericani, sia per la sua inconsistenza militare, messa a nudo dalle cocenti sconfitte subite in due settimane di bombardamenti russi. L’ISIS può forse fornire il casus belli, ma la prossima guerra sarà probabilmente avviata da qualche alleato degli angloamericani in Medio Oriente, che si candida a svolgere il ruolo dei Balcani nel 1914.

Le porte di Giano, anche questa volta, come nel 1914 e nel 1939, saranno però aperte dalla deflazione, che rende impagabili i debiti accumulati e corrode l’economia reale fino allo svuotamento: la scarsità di moneta, possibile grazie al ferreo controllo esercitato dai banchieri internazionali sulla sua emissione, è sempre la causa della caduta dei prezzi, della conseguente crisi economica e della deflagrazione bellica finale.

La moneta in mano all’alta finanza è trasformata da mezzo di scambio in strumento di esproprio ed oppressione, fino al ricorrente, tragico, consueto, esito finale.

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tratto da: (clicca qui)

2016.03.18 – Il Bene Primario

Posted by Presidenza on 18 Marzo 2016
Posted in articoli 

Rossland : <<L’Onu, nel 2010, stabilì che l’acqua è un “bene primario” tralasciando di dire però, attenzione, non per questo l’Onu dice che l’acqua “bene primario” sia gratis e per tutti. Ah, certo:costa portarla nelle case e quindi depurarla e quindi mantenere gli impianti e bla bla bla…e quindi si paga.
Poi non lamentatevi se di qui a non molto vi faranno pagare anche ogni metro cubo d’aria che respirate: vi racconteranno che non ce n’é per tutti, che essendo inquinata bisogna depurarla e che bla bla bla…
Sono questi ragionamenti che, senza saperlo, supportano ogni guerra e ogni infamia fatta dall’uomo sull’uomo.
O credete ancora al babau al-piffhero che fa di mestiere il terrorista o al dittatore al-coso che martirizza i propri cittadini e quindi va da sè che si fanno le guerre per esportare le democrazie anche ai barbari trogloditi?
Voi svegliatevi, che io torno a dormire…>>

 

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Quanti commentano prendendosela con il governo Renzi al riemergere della questione della privatizzazione della gestione dell’acqua, nonostante il referendum del 2011 il cui esito era stato chiarissimo, ha la memoria difettosa: l’acqua era obiettivo di privatizzazione del Pd già prima, durante e dopo, il referendum del 2011.
E le privatizzazioni dei servizi pubblici essenziali era uno degli obiettivi imposti al governo B. con la famosa lettera Bce dell’agosto 2011 (cioè a 2 mesi di distanza dall’esito referendario…).
Chi ha buona memoria ricorderà invece che quel referendum era stato inizialmente osteggiato dall’allora PD bersaniano, il quale nel novembre del 2010, a pochi mesi dal termine della raccolta firme che avrebbe portato al referendum nel giugno dell’anno successivo, presentò una proposta di legge per dare in mano a società miste pubblico-privato la gestione degli acquedotti.

Ma che questa fosse la linea del Pd, che a pochi giorni dall’esito del referendum si appuntò il risultato come un personale trofeo, lo ricordo anche per via dei piddini pensionati con cui condividevo i tavoli della raccolta firme.

Ero referente di zona per il Comitato Acqua Bene Comune del paese dove risiedo, all’epoca.
E mi scontrai non una, ma parecchie volte, con i pensionati “compagni” che eseguivano gli ordini arrivati dall’alto, spesso senza nemmeno sapere cosa stavano facendo ma ligi al compito assegnato.

Ebbi pure degli scontri con il Comitato provinciale ABC, al quale segnalai che mi pareva alquanto sospetto che ai tavoli vi fossero persone che non condividevano l’obiettivo del referendum (come si fa a sostenere l’adesione al referendum come pensionato ed essergli contrario come iscritto al Pd?).

Cosa avrebbero fatto questi pensionati/piddini bifronti se il referendum passava?
Mi diedero della complottista, al solito.
Anzi: un responsabile provinciale di ABC mi diede proprio da “autistica” (il che la dice lunga sulla persona in questione, un aclino tutto casa, chiesa e “sociale”) per via della mia “incapacità di lavorare con gli altri avendo fiducia nella buona fede del prossimo invece di insinuare mala fede nei pensionati piddini che li aiutavano a tirar su firme” (me lo scrisse, l’aclino casa e chiesa, così che conservo l’email con la sentenza da autistica sopra citata).

Il referendum passò, e quel che è successo dopo lo può verificare chiunque paghi un’utenza per l’acqua: i costi hanno continuato ad aumentare e anche chi ha aderito successivamente alla Campagna di Obbedienza Civile, che aveva lo scopo di imporre che il referendum venisse rispettato alle società che gestiscono gli acquedotti e dalle bollette sparissero i costi per la remunerazione del capitale, hanno avuto per lo più solo rogne e altri ostacoli.

Credetemi: non c’era sindaco del circondario che allora, subito dopo o anche durante la campagna per il referendum, non si dichiarasse d’accordo con l’obiettivo del referendum.

Ho conservato l’email di un noto sindaco di allora cui avevo scritto chiedendo come potesse conciliare la sua promessa in consiglio comunale di voler ripubblicizzare l’acqua con la fusione, che avveniva in quei giorni, fra la spa che gestiva l’acquedotto cittadino allora con un’altra mega spa confinante, così da farne un’unica società quale oggi è.

Pareva allora, e pare oggi, che io non capisca niente, che faccia domande perché sono una rompiscatole e che, non avendo altri interessi da difendere che i miei, cioè su quanto negli anni avrei finito per pagare la bolletta dell’acqua, debba oggi come allora limitarmi a fidarmi di chi sa. Cioè dei piddini (non so se mi spiego…)

E’ lievitata in 4 anni di più del 50%, la mia bolletta (la vostra di quanto?).

Il costo in bolletta alla voce “remunerazione del capitale investito”, stimato intorno al 7%, ha semplicemente cambiato nome ma è ancora lì, nella stessa misura, anche se oggi si chiama “oneri finanziari”.

Vedete, a me ormai interessa poco o nulla chi fa politica, a qualunque livello. Mi è ben chiaro che sono tutti, chi più chi meno, agli ordini o al soldo di qualcuno o qualcosa che ha sempre il solito vecchio obiettivo: tirar giù i diritti delle persone, il più delle volte raggirandole con termini ambigui e favolette “scientifiche”, per far progredire quelli del capitale.

Quando leggo oggi che rispunta in parlamento la questione della privatizzazione dell’acqua mi fa un effetto “già detto”, così che non so spiegarmi dove fossero fin qui i quotidianiche oggi titolano di tradimenti al referendum i cui esiti fin qui devono essergli sfuggiti.

Sono quelli stessi che poi vanno a vedere Il caso Spotlight e si sperticano in lodi del giornalismo d’inchiesta, pensandosi tutti degli autentici “cani da guardia” in stile Watergate, tranne rincorrere i politici magari per riportare solo per l’ultima cazzata detta, la nuova cacchina appena fatta, la vecchia palla reiterata e semprenuova che grazie a loro, che ce la riportano come sempre frescae attuale, prima o poi diventerà più vera del vero.

Fatemi ridere: lo fossero, cani da guardia, avrebbero indagato sul “bene primario” e martellato in lungo e in largo, su un tema di importanza vitale come l’acqua.
Per costringere chi governa, si chiami tizio caio o sempronio, con una costante pressione mediatica, ad applicare gli esiti di quel referendum e a ripubblicizzare gli acquedotti in ogni comune d’Italia, non a spot, come fosse una questione di scelte personali del sindaco di turno (come è successo a Napoli, ma bravo lui e a casa tutti gli altri).

Invece, siamo al punto che basta poco e avremo anche le firme sul Ttip, così finiremo anche con le ciance da salotto social sui diritti che non ci sono più, e ci piegheremo tutti a 90° anche per un bicchiere d’acqua che non ci costi mezzo stipendio o una coda alle mense dei compagnucci cooperativi, che fanno holding sulla stessa fame che procurano politicamente così da poterla poi gestire cooperativamente in cambio di…(gratis, nemmeno gli amati “migranti”, che prontamente impiegano a suon di trombe autoincensanti come “socialmente utili” perché devono qualcosa alla comunità in cambio dell’ospitalità, e ne avrei da raccontare che forse è meglio tacere…)

Poi ci sarà anche qualche burlone che mi ricorderà che perfino l’Onu, nel 2010, stabilì che l’acqua è un “bene primario” tralasciando di dire però, attenzione, non per questo l’Onu dice che l’acqua “bene primario” sia gratis e per tutti.
Per me, invece, l’acqua non solo è un “bene primario”, visto che il corpo umano è per circa il 70% composto di acqua, ma non può dirsi tale qualcosa se quella cosa non è stabilita per questo gratuita e per tutti.

Ah, certo: costa portarla nelle case e quindi depurarla e quindi mantenere gli impianti e bla bla bla…e quindi si paga.

Lasciatemelo dire: ha ragione Etienne de la Boétie: se ragionate così è perché non volete proprio accettare dentro di voi che ciò che è per la vita è di chiunque viva, quindi anche per voi.

Poi non lamentatevi se di qui a non molto vi faranno pagare anche ogni metro cubo d’aria che respirate: vi racconteranno che non ce n’é per tutti, che essendo inquinata bisogna depurarla e che bla bla bla…

Sono questi ragionamenti che, senza saperlo, supportano ogni guerra e ogni infamia fatta dall’uomo sull’uomo.

O credete ancora al babau al-piffhero che fa di mestiere il terrorista o al dittatore al-coso che martirizza i propri cittadini e quindi va da sè che si fanno le guerre per esportare le democrazie anche ai barbari trogloditi?

Voi svegliatevi, che io torno a dormire…

tratto da: (clicca qui)

Considerando l’alta attitudine criminale dei governi occidentali la notizia non dovrebbe meravigliare.
La Russia sotto il presidente Putin ha concesso terreni gratuitamente, in questi ultimi anni, a persone disposte a coltivare alimenti organici maniera sostenibile.

 

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Il presidente russo Vladimir Putin dice che i governi occidentali stanno schiavizzando l’umanità attraverso i vaccini.

“Quando vedrete che i vostri figli sono a malapena umani, psicologicamente alterati, le loro cellule nervose e sinapsi che non riescono a connettersi ed i loro processi di sviluppo neurologico offuscati fino al punto da ridurli ad esseri sub-umani con grugniti ripetitivi e sguardi vuoti, che cosa farete allora?”

Un insider del Ministero della Salute in Russia ha rivelato che martedì sarà presentata al Cremlino una relazione esplosiva, attualmente in preparazione, riguardante il grande insabbiamento perpetuato dalle agenzie governative degli Stati Uniti e dei suoi organismi di regolamentazione sulle vaccinazioni, che stanno avendo disastrosi conseguenze nella maggior parte del mondo.

Degno di nota il fatto che è stato il Presidente Putin stesso a richiedere personalmente il rapporto. Egli ha sempre diffidato istintivamente del programma di vaccinazione e vuole che il rapporto indaghi la situazione per quanto riguarda i vaccini e le grandi case farmaceutiche.
I governi occidentali, dovranno formulare una risposta diretta e seria che dovrà portare ad un futuro più sano per la loro gente.

Secondo un dipendente del Ministero della Salute, il rapporto conferma i sospetti del Presidente Putin. C’è un enorme conflitto di interessi tra le agenzie governative che regolano i vaccini e le corporazioni che li approvano e li creano.

Questa indagine, riguardante scienziati di fama internazionale e importanti professionisti medici, non sarà un affare ridicolmente corrotto che coinvolge il libro paga di ‘scienziati’ disposti a dire o fare qualsiasi cosa per un dollaro o due. Considerando il fatto che i principali scienziati e medici, che hanno osato esprimere la loro preoccupazione per le vaccinazioni imposte dallo Stato, sono morti in circostanze misteriose negli Stati Uniti negli ultimi anni, un elogio andrebbe fatto a chiunque abbia il coraggio di continuare a dire quello che sa.

Si dice che il rapporto definirà la situazione un ‘racket criminale auto-perpetuantesi.’ Istituti scolastici e organismi scientifici sono anche essi ‘motivati da avidità e generalmente corrotti.’ Un recente studio dell’Università di Bristol che ha dichiarato la diet soda più sana dell’acqua (uno studio segretamente finanziato dalla Coca Cola Company) è presentato come esempio dell’assurda situazione nell’Occidente in questo momento, situazione che rasenta il ridicolo.

Il rapporto dice che il presidente Putin ritiene che il prossimo stadio dell’evoluzione umana sia attualmente in “grave rischio” e che le potenze occidentali e globali stiano “intenzionalmente rallentando il processo per il loro guadagno personale.”

“Noi come specie abbiamo la scelta di continuare a sviluppare i nostri corpi e cervelli in un ambiente sano e rivolto verso l’alto o possiamo seguire l’esempio occidentale degli ultimi decenni e avvelenare intenzionalmente la nostra popolazione con alimenti geneticamente modificati, prodotti farmaceutici, vaccinazioni e fast food che dovrebbero essere classificati come droghe pericolose che creano dipendenza “.

“Dobbiamo combattere questo. Una popolazione fisicamente e intellettualmente disabile non è nel nostro interesse “, afferma il rapporto.

Descrivendo l’individuo medio occidentale controllato dal governo come un “uomo grasso, autistico, intensamente vaccinato, stravaccato di fronte a uno schermo ad ingozzarsi”, la relazione afferma che tali tattiche utilizzate dai governi per soggiogare i loro cittadini non sono solo “oscure / maligne”, ma” controproducenti nel medio-lungo termine “.

La Russia sotto il presidente Putin ha concesso terreni gratuitamente in questi ultimi anni a persone disposte a coltivare alimenti organici maniera sostenibile. L’obiettivo è quello di diventare “esportatore leader” mondiale di alimenti non-OGM che si basano sulla produzione “ecologicamente pulita”.

Il rapporto del Consiglio di Sicurezza arriva pochi mesi dopo che il Cremlino ha annunciato uno stop alla produzione di tutti gli alimenti contenenti OGM, strategia che è stata vista dalla comunità internazionale come un importante passo nella lotta contro le multinazionali come la Monsanto. La Russia continua a dirigersi verso la natura e l’agricoltura biologica.

tratto da: (clicca qui)

I media occidentali sono parte attiva delle operazioni criminali di Washington.

 

Unico tra le Nazioni della terra, il Governo degli Stati Uniti insiste nel sostenere che le proprie leggi e le proprie direttive debbano avere un carattere prioritario rispetto alla sovranità delle altre Nazioni. Washington sostiene il potere dei tribunali degli Stati Uniti nei confronti dei cittadini stranieri e rivendica la giurisdizione extraterritoriale dei tribunali USA su attività estere che Washington o gruppi di interesse americani non approvano.

Forse la peggiore dimostrazione del disprezzo che Washington ostenta per la sovranità degli altri Paesi è quella di aver dimostrato il potere degli USA su cittadini stranieri basato esclusivamente su accuse pretestuose di terrorismo, prive di qualsiasi evidenza.

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Vediamo alcuni esempi.

Washington prima costrinse il governo svizzero a violare le proprie leggi bancarie, poi costrinse la Svizzera ad abrogare le proprie leggi sul segreto bancario. Si presume che la Svizzera sia un paese democratico, ma le leggi di quel Paese sono decise a Washington da persone non elette dai cittadini svizzeri per rappresentare i loro interessi.

Consideriamo lo “scandalo del calcio” che Washington ha architettato, a quanto pare, allo scopo di imbarazzare la Russia. La sede del calcio internazionale è la Svizzera, ma questo non ha impedito a Washington di inviare agenti dell’FBI in Svizzera per arrestare alcuni cittadini svizzeri.

Provate ad immaginare la Svizzera che invia i propri agenti federali negli Stati Uniti per arrestare cittadini americani.

Si consideri poi la multa di 9 miliardi di dollari che Washington ha appioppato ad una banca francese per non aver ottemperato pienamente alle sanzioni USA contro l’Iran. Questa asserzione del controllo di Washington su un istituto finanziario estero è ancor più incredibilmente illegale in considerazione del fatto che le sanzioni imposte all’Iran da parte di Washington, con la richiesta che altri paesi sovrani vi aderiscano, sono esse stesse totalmente illegali. Infatti, questo è un caso di triplice illegalità, dato che le sanzioni sono state imposte sulla base di accuse inventate e menzognere.

Oppure consideriamo quando Washington impose la sua autorità facendo pressione sul contratto tra un costruttore navale francese ed il governo russo, costringendo la società francese a violare il contratto con perdite di miliardi di dollari per la società stessa e di un gran numero di posti di lavoro per l’economia francese. Questo è stato parte di un piano con cui Washington voleva dare ai russi una lezione per non aver seguito i suoi ordini in Crimea.

Provate ad immaginare un mondo in cui ogni paese imponga l’extraterritorialità delle proprie leggi. Il pianeta sarebbe nel caos permanente con il PIL mondiale sospeso in battaglie legali e militari.

I neocon di Washington sostengono che la Storia ha prescelto l’America per esercitare la sua egemonia sul mondo (il paese “eccezionale”), di conseguenza nessun’altra legge è rilevante.

Conta solamente la volontà di Washington.

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Proteste in Pakistan contro gli attacchi dei droni USA

 

 

 

 

 

La legge stessa non è più necessaria, in quanto Washington sovente sostituisce le sue direttive alla legge, come quando Richard Armitage, vice segretario di Stato (non eletto) intimò al presidente del Pakistan di fare come gli veniva ordinato, oppure “vi faremo tornare all’età della pietra a suon di bombe”. Vedi: US. Threatened to bomb’ Pakistan

Provate a immaginare i presidenti della Russia o della Cina che diano un tale ordine ad una nazione sovrana.

Infatti, l’America ha bombardato vaste aree del Pakistan, uccidendo migliaia di donne, bambini e anziani. La giustificazione di Washington era di ribadire la extraterritorialità di azioni militari statunitensi anche in paesi con cui l’America non è in guerra.

Per quanto tutto ciò sia orrendo, il peggiore dei crimini perpetrati da Washington contro gli altri popoli è quello di rapirne i cittadini per consegnarli a Guantanamo, a Cuba, o per rinchiuderli in celle segrete in stati criminali come l’Egitto e la Polonia, dove vengono seviziati e torturati in violazione sia delle leggi degli Stati Uniti che del diritto internazionale. Questi crimini aberrranti dimostrano al di fuori di ogni dubbio che il governo degli Stati Uniti è la peggiore impresa criminale che sia mai esistita sulla terra.

Quando il regime criminale neocon di George W. Bush iniziò la sua illegale invasione dell’Afghanistan, lo stesso regime criminale di Washington ebbe un disperata necessità di trovare dei “terroristi”, questo per poter fornire una giustificazione all’invasione illegale che costituiva un crimine di guerra, secondo il diritto internazionale. Tuttavia, poichè non c’erano terroristi, allora Washington distribuì volantini nei territori dei “signori della guerra” offrendo migliaia di dollari di taglia per catturare dei “terroristi”. I signori della guerra locali colsero l’occasione e catturarono ogni persona non protetta per rivenderla agli americani intascando così il premio.

L’unica prova che i cosiddetti “terroristi” fosserto tali, veniva data dal fatto che persone innocenti furono vendute dai signori della guerra agli americani con l’etichetta di “terroristi”.

Pochi giorni fa, Fayez Mohammed Ahmed Al-Kandari, è stato rilasciato dopo 14 anni di torture da “Libertà e Democrazia in America”. L’ufficiale militare degli Stati Uniti, il colonnello Barry Wingard, che ha rappresentato Al-Kandari, ha detto che “non c’è altra prova contro di lui se non che è un mussulmano che si trovava in Afghanistan nel momento sbagliato, a parte le dichiarazioni per doppio e triplo sentito dire, cose che non si sono mai viste per poter giustificare l’incarcerazione”. No esistevano neppure molti motivi, ha ribadito il colonnello Wingard, di torturarlo per così tanti anni nel tentativo di forzare una confessione per presunti reati.

Non aspettatevi che i media occidentali, prostituiti alle cantrali atlantiste, riportino questi fatti. Per scoprirlo, si deve andare su RT o sul sito di Stephen Lendman o sui nostri siti.

I media occidentali sono parte attiva delle operazioni criminali di Washington.

Paul Craig Roberts

 

tratto da: (clicca qui)

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Quando si incontreranno martedì al palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in Libia?
La risposta più ovvia – il Califfato – è quella di comodo. La guerra di Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.
La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l’export di petrolio.
Qui si possono liberare alcune delle più importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finire e, se possibile, con il nostro contributo militare.
Per loro, anche se l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia, sottolinea la nostra irrilevanza.
La Libia è un bottino da 130 miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza, tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane, Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella City. Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica – dove peraltro ci sono consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi – gli inglesi hanno da difendere l’asset finanziario dei petrodollari.
Anche i russi, estromessi nel 2011 perché contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.
Il bottino libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello della Tripolitania. Agli americani la supervisione strategica.
Ai libici, divisi e frammentati, messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire sotto tutela. E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le loro fazioni favorite: l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar, il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella Sirte.
La lotta al Califfato è solo un aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.

di Alberto Negri

tratto da: (clicca qui)