Grandissimi patrioti veneti. WSM!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10 FEBBRAIO 2020

PADOVA. Una Suzuki con una strana targa sta attirando l’attenzione a Sant’Ambrogio, frazione di Trebaseleghe, Alta padovana. Tutti pensano che sia straniera, in realtà si tratta di un veicolo “indigeno”, di proprietà della Serenissima. Lo conferma Nicola Semenzato, piccolo commerciante di auto del posto, nella cui proprietà è parcheggiata. 

«Il veicolo è di proprietà del Governo veneto, le targhe sono autorizzate e immatricolate alla motorizzazione dello Stato Veneto» dichiara Semenzato. «Il mezzo è parcheggiato a casa mia perché ho il posto tenerlo ma fino a dieci giorni fa circolava regolarmente, lo guidava il nostro funzionario ed è stata fermato anche a Padova. A me non interessa che venga fotografato o messo in piazza, anzi. E non è la sola auto di proprietà dello Stato Veneto, ce ne sono anche altre. Una era stata sequestrata e poi dissequestrata, abbiamo i documenti. Le forze dell’ordine (italiane, ndr) non sono ancora pronte per questa situazione» commenta Semenzato, che simpatizza per i venetisti ma non è un attivista.

«Confermo, è stata immatricolata nello Stato Veneto dele Venesie per conto della Serenissima Nasion Veneta della Venesia e ne immatricoleremo altrettante» assicura Roberto Fongaro, che si definisce funzionario della motorizzazione dello Stato Veneto. «Certo che possiamo circolare, siamo nel nostro territorio, siete voi italiani abusivi nel territorio veneto. Dovete guardare bene le vostre normative perché l’Italia è un’azienda e le vostre normative sono illegittime nel territorio veneto. Noi non usiamo la legge italiana, abbiamo i nostri documenti, la nostra nazionalità, le nostre residenze, i nostri catasti. È uno stato e a marzo avremo anche la nostra moneta. Di italiano non voglio sapere niente, l’abbiamo comunicato a tutto il mondo. Adesso stiamo facendo passi importanti a livello internazionale».

L’auto con targa veneta messa sequestrata tempo fa era una Fiat Stilo. «È successo a Cerea, nel Veronese, poi ci è stata restituita perché hanno riconosciuto che siamo un’altra entità. Abbiamo i verbali del Tribunale di Verona con tanto di sentenza» dichiara Fongaro. Che ammette di essere stato fermato al volante di un’auto veneta. «Mi hanno fermato tante volte, mi hanno minacciato di sequestrarla ma non l’hanno mai fatto. Io ero solo il conducente perché la macchina è dello Stato Veneto e perché loro sono in difetto di giurisdizione, non hanno potere», dichiara, «con la Suzuki ho corso 2 anni, sempre con quelle targhe, sono nel mio territorio, a Noale e comunque con quell’auto sono andato dappertutto. Ora l’ho parcheggiata lì perché ne ho un’altra e sto facendo le ultime pratiche. Poi la immatricolerò nello Stato Veneto e vi applicherò le targhe venete della Suzuki perché le targhe sono personali».

Ma che succede se l’auto veneta viene trovata priva di bollo? «Quello che succede a tutti, ma non hanno giurisdizione». E in caso d’incidente come la mettiamo con l’assicurazione? «L’auto è diplomatica, lo Stato Veneto fa da garante, ha la sua moneta e pagherà con la moneta come paga lo Stato italiano».

Ma allora c’è la doppia immatricolazione? «Ripeto che è immatricolata nello Stato Veneto non in Italia» si spazientisce Fongaro «se non si conoscono le normative meglio andare a documentarsi, tutti i Comuni hanno la dichiarazione di indipendenza». 

TARGHE PERSONALIZZATE La domanda che si stanno ponendo diversi commentatori, anche sui social che fanno riferimento alla galassia venetista, è se questo tipo di targe sia legale o meno in Italia. Ebbene la risposta è no. Non esiste la possibilità di intestare la targa a sedicenti istituzioni che, come lo “Stato veneto dele Venesie” non esistono.

Per la verità, in teoria l’Italia ha ammesso la liceità delle targhe personalizzate, cioè composte da lettere e numeri scelti dall’intestatario, addirittura da 17 anni (Dlgs 9/2002, che introdusse nell’articolo 100 del Codice il comma 8). Ma mancano le norme attuative: a parte le difficoltà pratiche, si è reputato che interessasse a pochi. Di per sé, la personalizzazione della targa sarebbe molto allettante. Perciò consentirebbe allo Stato di guadagnarci su, fissando prezzi anche di centinaia o migliaia di euro. Ma lo stesso Stato si è tarpato le ali: il comma 8 limita fortemente la personalizzazione, imponendo che la sequenza alfanumerica resti in ogni caso di due lettere, seguite da tre numeri, seguiti da altre due lettere. A quanti può interessare?

Anche se la normativa non ne fa menzione, lascia comunque intendere che anche a livello di colori la targa personalizzata deve rispecchiare quella tradizionale, quindi fondo bianco rifrangente, lettere e numeri neri, bande blu laterali contenenti logo italiano, anno di immatricolazione e città.

ALL’ESTERO Se entrasse in atto, la norma sulle targhe personalizzate consentirebbe all’Italia di allinearsi ad una pratica già possibile in molti paesi, a cominciare proprio dagli States, dove circolano 9,7 milioni di veicoli con una targa personalizzata. Lo Stato degli USA dove sono più diffuse è la Virginia, dove la pratica costa appena 10 dollari, mentre ne servono più di 100 a Whashington DC.

Anche la Germania consente le personalizzazioni, basta pagare una sovrattassa di circa 10 euro, ma si può scegliere solo la coda alfanumerica dopo la sigla identificativa del circondario.

Negli Emirati Arabi, dove le targhe generiche prevedono cinque numeri, è possibile scegliere particolari combinazioni o ridurre il numero stesso delle cifre. In Australia, invece, lo Stato del Queensland ha da reso le emoticon legali: le “faccine” disponibili per ora sono 5, tutte sorridenti.

SANZIONI Cosa succede dunque in Italia a un’auto che venga vista circolare con una targa come quella dei venetisti? La risposta la dà il comandante della Polizia locale della Federazione del Camposampierese, Antonio Paolocci: “Se l’automezzo non è regolarmente immatricolato, con targa regolare, e ciononostante circola in strada, viene sequestrato e affidato in custodia al proprietario, che deve pagare anche una sanzione amministrativa”. 

Giusy Andreoli

tratto da: (clicca qui)