2020.02.27 – ACCORDO MLNS/MPICN

Posted by Presidenza on 27 Febbraio 2020
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Riconoscimento reciproco e accordo di deposito all’ONU per il riconoscimento di Popoli Indigeni tra MLNS/GSP e Muvimentu Politicu Indipendenza a Corsica Nazione 

 

ACCORDO MLNS – MPICN

 

 

 

 

Grandissimi patrioti veneti. WSM!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10 FEBBRAIO 2020

PADOVA. Una Suzuki con una strana targa sta attirando l’attenzione a Sant’Ambrogio, frazione di Trebaseleghe, Alta padovana. Tutti pensano che sia straniera, in realtà si tratta di un veicolo “indigeno”, di proprietà della Serenissima. Lo conferma Nicola Semenzato, piccolo commerciante di auto del posto, nella cui proprietà è parcheggiata. 

«Il veicolo è di proprietà del Governo veneto, le targhe sono autorizzate e immatricolate alla motorizzazione dello Stato Veneto» dichiara Semenzato. «Il mezzo è parcheggiato a casa mia perché ho il posto tenerlo ma fino a dieci giorni fa circolava regolarmente, lo guidava il nostro funzionario ed è stata fermato anche a Padova. A me non interessa che venga fotografato o messo in piazza, anzi. E non è la sola auto di proprietà dello Stato Veneto, ce ne sono anche altre. Una era stata sequestrata e poi dissequestrata, abbiamo i documenti. Le forze dell’ordine (italiane, ndr) non sono ancora pronte per questa situazione» commenta Semenzato, che simpatizza per i venetisti ma non è un attivista.

«Confermo, è stata immatricolata nello Stato Veneto dele Venesie per conto della Serenissima Nasion Veneta della Venesia e ne immatricoleremo altrettante» assicura Roberto Fongaro, che si definisce funzionario della motorizzazione dello Stato Veneto. «Certo che possiamo circolare, siamo nel nostro territorio, siete voi italiani abusivi nel territorio veneto. Dovete guardare bene le vostre normative perché l’Italia è un’azienda e le vostre normative sono illegittime nel territorio veneto. Noi non usiamo la legge italiana, abbiamo i nostri documenti, la nostra nazionalità, le nostre residenze, i nostri catasti. È uno stato e a marzo avremo anche la nostra moneta. Di italiano non voglio sapere niente, l’abbiamo comunicato a tutto il mondo. Adesso stiamo facendo passi importanti a livello internazionale».

L’auto con targa veneta messa sequestrata tempo fa era una Fiat Stilo. «È successo a Cerea, nel Veronese, poi ci è stata restituita perché hanno riconosciuto che siamo un’altra entità. Abbiamo i verbali del Tribunale di Verona con tanto di sentenza» dichiara Fongaro. Che ammette di essere stato fermato al volante di un’auto veneta. «Mi hanno fermato tante volte, mi hanno minacciato di sequestrarla ma non l’hanno mai fatto. Io ero solo il conducente perché la macchina è dello Stato Veneto e perché loro sono in difetto di giurisdizione, non hanno potere», dichiara, «con la Suzuki ho corso 2 anni, sempre con quelle targhe, sono nel mio territorio, a Noale e comunque con quell’auto sono andato dappertutto. Ora l’ho parcheggiata lì perché ne ho un’altra e sto facendo le ultime pratiche. Poi la immatricolerò nello Stato Veneto e vi applicherò le targhe venete della Suzuki perché le targhe sono personali».

Ma che succede se l’auto veneta viene trovata priva di bollo? «Quello che succede a tutti, ma non hanno giurisdizione». E in caso d’incidente come la mettiamo con l’assicurazione? «L’auto è diplomatica, lo Stato Veneto fa da garante, ha la sua moneta e pagherà con la moneta come paga lo Stato italiano».

Ma allora c’è la doppia immatricolazione? «Ripeto che è immatricolata nello Stato Veneto non in Italia» si spazientisce Fongaro «se non si conoscono le normative meglio andare a documentarsi, tutti i Comuni hanno la dichiarazione di indipendenza». 

TARGHE PERSONALIZZATE La domanda che si stanno ponendo diversi commentatori, anche sui social che fanno riferimento alla galassia venetista, è se questo tipo di targe sia legale o meno in Italia. Ebbene la risposta è no. Non esiste la possibilità di intestare la targa a sedicenti istituzioni che, come lo “Stato veneto dele Venesie” non esistono.

Per la verità, in teoria l’Italia ha ammesso la liceità delle targhe personalizzate, cioè composte da lettere e numeri scelti dall’intestatario, addirittura da 17 anni (Dlgs 9/2002, che introdusse nell’articolo 100 del Codice il comma 8). Ma mancano le norme attuative: a parte le difficoltà pratiche, si è reputato che interessasse a pochi. Di per sé, la personalizzazione della targa sarebbe molto allettante. Perciò consentirebbe allo Stato di guadagnarci su, fissando prezzi anche di centinaia o migliaia di euro. Ma lo stesso Stato si è tarpato le ali: il comma 8 limita fortemente la personalizzazione, imponendo che la sequenza alfanumerica resti in ogni caso di due lettere, seguite da tre numeri, seguiti da altre due lettere. A quanti può interessare?

Anche se la normativa non ne fa menzione, lascia comunque intendere che anche a livello di colori la targa personalizzata deve rispecchiare quella tradizionale, quindi fondo bianco rifrangente, lettere e numeri neri, bande blu laterali contenenti logo italiano, anno di immatricolazione e città.

ALL’ESTERO Se entrasse in atto, la norma sulle targhe personalizzate consentirebbe all’Italia di allinearsi ad una pratica già possibile in molti paesi, a cominciare proprio dagli States, dove circolano 9,7 milioni di veicoli con una targa personalizzata. Lo Stato degli USA dove sono più diffuse è la Virginia, dove la pratica costa appena 10 dollari, mentre ne servono più di 100 a Whashington DC.

Anche la Germania consente le personalizzazioni, basta pagare una sovrattassa di circa 10 euro, ma si può scegliere solo la coda alfanumerica dopo la sigla identificativa del circondario.

Negli Emirati Arabi, dove le targhe generiche prevedono cinque numeri, è possibile scegliere particolari combinazioni o ridurre il numero stesso delle cifre. In Australia, invece, lo Stato del Queensland ha da reso le emoticon legali: le “faccine” disponibili per ora sono 5, tutte sorridenti.

SANZIONI Cosa succede dunque in Italia a un’auto che venga vista circolare con una targa come quella dei venetisti? La risposta la dà il comandante della Polizia locale della Federazione del Camposampierese, Antonio Paolocci: “Se l’automezzo non è regolarmente immatricolato, con targa regolare, e ciononostante circola in strada, viene sequestrato e affidato in custodia al proprietario, che deve pagare anche una sanzione amministrativa”. 

Giusy Andreoli

tratto da: (clicca qui)

 

2020.02.03 – Coronavirus, la Cina sa che il Pentagono prepara la guerra

Posted by Presidenza on 3 Febbraio 2020
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Giulietto Chiesa: <<dai dementi non ci si può aspettare nulla di buono né di rassicurante>>

 

Paolo Liguori, direttore di TgCom24, ha detto che il coronavirus sarebbe uscito da un laboratorio militare cinese di Wuhan? Siamo alle prese con mille incertezze: non possiamo ancora fare affermazioni precise. Illustri virologi, tra cui Burioni, ritengono che il vettore originario possa essere un pipistrello. “Ritengono”: prove, non ce ne sono. Altra questione: Xi Jinping è sincero oppure no? La mia tesi è questa: il problema è troppo grande, perché Xi Jinping possa scherzare, su questo, o far finta di niente. Il problema colpisce la Cina duramente, la colpirà ancora più duramente e ci colpirà tutti. Non credo sia possibile pensare che il presidente cinese sia un irresponsabile. Credo che Xi Jinping ci abbia detto la verità, o meglio quello che sa lui. Non sono sicuro che tutto quello che sa Xi Jinping sia la verità: la stanno cercando, anche loro. In secondo luogo, credo che qualunque alto dirigente cinese non possa ignorare che, nei documenti ufficiali del Pentagono, c’è scritto – nero su bianco, e in modo esplicito – che la Cina, insieme alla Russia, è un nemico decisivo degli Stati Uniti d’America. In questi documenti, ufficialmente presentati al Parlamento, il Pentagono aggiunge che gli Stati Uniti devono «prepararsi a una guerra imminente» con la Cina.

Hanno ragione? Hanno torto? Non è importante. L’importante è che lo dicano, che gli Stati Uniti si stanno preparando a una guerra “imminente” con la Cina, che «implicherà grandi perdite per la stessa popolazione civile degli Stati Uniti». Sono cose che cito da un documento ufficiale del Pentagono, sottoposto al giudizio e al voto del Senato degli Stati Uniti e della Camera dei rappresentanti. Quindi: se io fossi un dirigente cinese, potrei trascurare questo fatto? No, ovviamente. Dobbiamo trascurarlo, noi? Non credo: è uno dei fattori del problema, e quindi dovrà essere tenuto sotto la lente d’ingrandimento, con la massima attenzione. C’è chi pensa che qualcuno, per conto degli Usa, possa essersi “lasciato scappare” quel virus per mettere in ginocchio quello che è il maggior competitore economico dell’America a livello mondiale? Come si sa, io non nascondo una mia precisa opinione: ritengo che il gruppo dirigente degli Stati Uniti sia dominato da un gruppo di dementi. Lo ritenevo prima dell’attuale presidente, e lo ritengo tuttora. Dico “dementi”, perché tutti i loro atti conducono a una situazione di guerra, nel mondo. Quindi, di fronte a un caso come quello del coronavirus, non posso dimenticare quello che penso. Insisto: penso che siano dei dementi, e dai dementi non ci si può aspettare nulla di buono né di rassicurante.

Mi limito a questo, perché non conosciamo con precisione la situazione. Posso semmai aggiungere una considerazione che ci riguarda da vicino. In tanti, ormai, stanno cominciando a capire che stiamo vivendo in un mondo assolutamente vulnerabile. A prescindere da tutte le teorie e dalle ipotesi che si possono fare, su quello che sta accadendo, davanti ai nostri occhi dovrebbe balenare, chiara come il sole, la constatazione che questo mondo è straordinariamente vulnerabile. Se ad esempio le cose che stiamo vedendo in questo momento dovessero andare male, noi ci troveremmo di fronte a un mondo radicalmente diverso, da quello che conosciamo, e questo avverrebbe nello spazio di poche decine di settimane. Di fronte a emergenze di questo tipo siamo tutti impreparati, a partire da chi deve prendere le decisioni. Quello che vediamo dice che le cose accadono più velocemente di quanto l’organizzazione economica, politica, sociale e militare del paese sia in grado di fronteggiare. Siamo colti di sorpresa, clamorosamente. Quando è stata proclamata la chiusura del collegamento Cina-Italia, erano già in volo 5 aerei italiani appena decollati dalla Cina. Che ne è stato, di quei passeggeri (italiani e cinesi) virtualmente a rischio di contagio? Sono stati posti in stato di osservazione?

Tralasciando le polemiche, il fatto è che stiamo vivendo in una società vulnerabile – che è anche impazzita, visto che non è in grado di governare se stessa. E questo dovrebbe porre dei problemi, al governo delle grandi corporation e dei grandi Stati. Possiamo andare avanti in questa direzione senza introdurre dei cambiamenti radicali, in tempi rapidi? Su La7, Mentana si è scandalizzato per l’ultima indagine sociologica dell’Eurispes, secondo cui il 15% degli italiani non crede all’Olocausto, ritiene che la Shoah sia stata un’invenzione (o comunque un’esagerazione). Ma perché tanto sdegno? Caro Mentana, chi è il responsabile del fatto che il 15% degli italiani non sa niente della storia della Seconda Guerra Mondiale? Ma siete voi, che avete fatto la televisione. Siete voi, che avete dato la disinformazione. E adesso, Mentana, ti stupisci che il 15% degli italiani non ti creda? Ma tu agli italiani hai raccontato un sacco di bugie, in tutti questi anni. E non li hai formati, non li hai informati, non ti sei scandalizzato per la loro ignoranza. E così anche adesso, di fronte all’evidenza di un collasso organizzativo e intellettuale della società in cui viviamo, c’è ancora gente che dice che è tutto normale, e che le cose devono andare avanti così.

Giulietto Chiesa

tratto da: (clicca qui)

Onore e gloria ai fratelli corsi del FLNC

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

26 Dicembre 2019

Il movimento clandestino nazionalista corso della FLNC “detto del 22 ottobre” ha rivendicato questo lunedì 23 dicembre un attentato dinamitardo con dellebombole di gas, commesso venerdì scorso, che ha danneggiato una villa dell’imprenditore Pierre Ferracci all’estremità meridionale di l’isola.

Questa è la prima azione violenta dichiarata da questo gruppo da quando ha annunciato che si stava impegnando in un “processo di smilitarizzazione” nel maggio 2016. “La pace che vogliamo e che promuoviamo dal 2016 non è la pace dei cimiteri delle popolazioni scomparse (…) Non abbiamo firmato un assegno in bianco per la Francia ”, ha scritto il gruppo in un comunicato stampa, indirizzato a France 3 ViaStella e Corse Matin, e che l’agenzia di stampa AFP ha consultato .

Nel documento di due pagine, il gruppo afferma di avere un “desiderio di placare” e aspirare alla “pace”, ma denuncia “l’estensione esponenziale della costruzione” di immobili sull’isola.

L’attacco di venerdì 17, che non ha lasciato vittime, ha preso di mira due ville corse dell’imprenditore Pierre Ferracci, al centro di una disputa legale per averle costruite con una licenza edilizia contestata in tribunale in un sito protetto. Uno di questi è stato degradato. Un’indagine è stata avviata nel processo dall’accusa di Ajaccio e affidata alla sezione investigazioni della gendarmeria.

L’imprenditore, presidente del Paris Football Club e noto per essere vicino al presidente della Repubblica Emmanuel Macron, è stato condannato in appello, a luglio 2017, a una multa di un milione di euro per la costruzione di queste ville con un permesso contestato.

Tuttavia, la giustizia non ha ordinato la demolizione della piscina e delle due case, costruite su notevoli spazi naturali sulla spiaggia di Rondinara vicino a Bonifacio, con dispiacere delle associazioni ambientaliste, tra cui U Levante che aveva contestato la condanna della Corte di cassazione.

Quest’ultimo ha annullato la decisione della corte d’appello di Aix-en-Provence nel marzo 2019 e ha ordinato un nuovo processo. Diversi raduni avevano avuto luogo in Corsica tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2017 per chiedere la demolizione delle ville e la protezione totale del sito.

Ecco il comunicato del FLNC:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

2019.12.12 – L’uso militare nascosto della tecnologia 5G

Posted by Presidenza on 12 Dicembre 2019
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Le più importanti applicazioni del 5G saranno realizzate non in campo civile ma in campo militare.

 

 

L’operazione organizzata dai “Cinque Occhi” contro Huawei mira esclusivamente ad assicurarsi che in Occidente la tecnologia 5G non sia controllata da una società cinese. Come attesta un rapporto del Pentagono, questa tecnologia civile ha infatti innanzitutto un utilizzo militare.

Al Summit di Londra i 29 paesi della Nato si sono impegnati a «garantire la sicurezza delle nostre comunicazioni, incluso il 5G». Perché questa tecnologia di quinta generazione della trasmissione mobile di dati è così importante per la Nato? Mentre le tecnologie precedenti erano finalizzate a realizzare smartphone sempre più avanzati, il 5G è concepito non solo per migliorare le loro prestazioni, ma principalmente per collegare sistemi digitali che hanno bisogno di enormi quantità di dati per funzionare in modo automatico. Le più importanti applicazioni del 5G saranno realizzate non in campo civile ma in campo militare. Quali siano le possibilità offerte da questa nuova tecnologia lo spiega il rapporto Defense Applications of 5G Network Technology, pubblicato dal Defense Science Board, comitato federale che fornisce consulenza scientifica al Pentagono: «L’emergente tecnologia 5G, commercialmente disponibile, offre al Dipartimento della Difesa l’opportunità di usufruire a costi minori dei benefici di tale sistema per le proprie esigenze operative». In altre parole, la rete commerciale del 5G, realizzata da società private, sarà usata dalle forze armate statunitensi con una spesa molto più bassa di quella che sarebbe necessaria se la rete fosse realizzata unicamente a scopo militare.

Gli esperti militari prevedono che il 5G avrà un ruolo determinante nell’uso delle armi ipersoniche: missili, armati anche di testate nucleari, che viaggiano a velocità superiore a Mach 5 (5 volte la velocità del suono). Per guidarli su traiettorie variabili, cambiando rotta in una frazione di secondo per sfuggire ai missili intercettori, occorre raccogliere, elaborare e trasmettere enormi quantità di dati in tempi rapidissimi. Lo stesso è necessario per attivate le difese in caso di attacco con tali armi: non essendoci il tempo per prendere una decisione, l’unica possibilità è quella di affidarsi a sistemi automatici 5G. La nuova tecnologia avrà un ruolo chiave anche nella battle network (rete di battaglia). Essendo in grado di collegare contemporaneamente in un’area circoscritta milioni di apparecchiature ricetrasmittenti, essa permetterà ai reparti e ai singoli militari di trasmettere l’uno all’altro, praticamente in tempo reale, carte, foto e altre informazioni sull’operazione in corso.

Estremamente importante sarà il 5G anche per i servizi segreti e le forze speciali. Renderà possibili sistemi di controllo e spionaggio molto più efficaci di quelli attuali. Accrescerà la letalità dei droni-killer e dei robot da guerra, dando loro la capacità di individuare, seguire e colpire determinate persone in base al riconoscimento facciale e altre caratteristiche.

La rete 5G, essendo uno strumento di guerra ad alta tecnologia, diverrà automaticamente anche bersaglio di ciberattacchi e azioni belliche effettuate con armi di nuova generazione. Oltre che dagli Stati uniti, tale tecnologia viene sviluppata dalla Cina e altri paesi. Il contenzioso internazionale sul 5G non è quindi solo commerciale. Le implicazioni militari del 5G sono quasi del tutto ignorate poiché anche i critici di tale tecnologia, compresi diversi scienziati, concentrano la loro attenzione sugli effetti nocivi per la salute e l’ambiente a causa dell’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza. Impegno questo della massima importanza, che deve però essere unito a quello contro l’uso militare di tale tecnologia, finanziato indirettamente dai comuni utenti.

Una delle maggiori attrattive, che favorirà la diffusione degli smartphone 5G, sarà quella di poter partecipare, pagando un abbonamento, a war games di impressionante realismo in streaming con giocatori di tutto il mondo.

In tal modo, senza rendersene conto, i giocatori finanzieranno la preparazione della guerra, quella reale.

Manlio Dinucci

tratto da: (clicca qui)

 

Grandi proteste in Grecia da parte degli studenti contro il Governo e la classe politica accusata di aver svenduto il paese ai potentati finanziari.

Si è svolta ad Atene una manifestazione con circa 20.000 studenti e docenti che protestavano contro le riforme educative del governo. Un folto gruppo di studenti ha preso d’assalto il Parlamento Greco.
Diverse centinaia di giovani, alcuni dei quali con manganelli e maschere, hanno preso d’assalto e cercato di sfondare all’assemblea nazionale (Parlamento), hanno però incontrato una forte resistenza da parte della polizia. Attaccata anche la sede di una Banca e un posti di polizia.

Il bilancio delle manifestazioni ha visto quaranta fermati dalla polizia e una decina di feriti. Gli scontri fra studenti e polizia hanno lasciato la piazza centrale di Syntagma coperta da cocci di bottiglia, vetri, resti di barricate e altri residui della battaglia di piazza.
Le manifestazioni continueranno, hanno proclamato i rappresentanti degli studenti.

Gli studenti chiedono l’autonomia alle università locali. Fino ad ora, le università del paese erano completamente indipendenti, anche la polizia non poteva entrare nel territorio universitario senza un invito dell’amministrazione. Ma un mese fa hanno adottato un emendamento alla legge e hanno privato le istituzioni educative della indipendenza.
Oltre a questo, i rappresentanti degli studenti hanno criticato la politica dell’attuale governo che, dietro direttive di Bruxelles e di Francoforte, sta privatizzando tutti i servizi pubblici, incluse scuole, università, sistema sanitario e trasporti. Tutto questo oltre a svendere il paese nelle sue infrastrutture per pagare i debiti con il FMI e con la BCE.
Si sono uditi slogans contro le banche e contro la UE.

Nota: Dopo un periodo di inerzia, la Grecia inizia a svegliarsi, anche a causa della grave crisi economica che ha diffuso miseria e costretto decine di migliaia di giovani ad emigrare, spingendo gli anziani e i malati ai margini della società, impossibilitati a sopravvivere con misere pensioni che non consentono le cure e l’assistenza. Risulta aumentata la mortalità nel paese e la diffusione di malattie dovute a scarsa alimentazione.
Si prevede che nelle prossime settimane ci saranno nuove manifestazioni e proteste alle quali hanno primesso di unirsi anche diverse categorie di lavoratori.
La misura è colma, hanno dichiarato alcuni leaders di organizzazioni sindacali.

tratto da: (clicca qui)