“Ed ora popolo vi dico combattete, ribellatevi, fate che la mia morte non sia vana !!!”

 

Carabiniere trovato morto a Tor di Quinto: “Lavoro per i servizi segreti, mi chiuderanno la bocca”.
I fatti nella serata di ieri nella caserma Salvo D’Acquisto dove alloggiava. Prestava servizio nell’VIII Reggimento Lazio. Sul suo corpo i segni di un colpo di pistola al petto. Su facebook l’ultimo messaggio

3Redazione
Un messaggio su facebook, lasciato 18 ore fa. La chiamata al 112, con frasi sconnesse.
Quindi il colpo al petto che gli ha tolto la vita. Tragedia nella caserma Salvo D’Acquisto di Tor Quinto.
Un carabiniere, in servizio presso l’VIII Reggimento Lazio, è stato trovato morto poco dopo le 22.
E’ stato ritrovato nella sua stanza, insaguinato.
Ad ucciderlo un colpo al petto esploso da una pistola.
L’ipotesi più probabile è quella del suicidio.
Luis Miguel Chiasso, questo il nome del carabiniere, era originario della provincia di Terni.
Poco prima di morire sul suo profilo Facebook aveva scritto: “Lavoro per i servizi segreti italiani e internazionali”, aggiungendo “mi resta poco da vivere, so gia’ che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre”.
Secondo quanto si è appreso aveva chiamato poco prima il 112 chiedendo aiuto e pronunciando contemporaneamente frasi sconnesse. L’operatore aveva cercato di trattenerlo al telefono, provando a prendere tempo, quello necessario a far giungere aiuto nella sua stanza. Il carabiniere però ha chiuso la telefonata. Pochi minuti dopo il ritrovamento. Probabile che si sia sparato un colpo al petto.

 

Di seguito riportiamo il messaggio lasciato su facebook

“qualcuno mi conosce sente le mie parole alla TV mi sono creato il personaggio con un attore di Adam kadmon, vi avevo promesso che avrei levato la maschera come faccio a sapere tante cose? Semplice
Lavoro per i servizi segreti italiani ed internazionali da tempo sto vedendo cose a noi sconosciute cose non di questo mondo ma dei nostri creatori, purtroppo sapere determinate cose porta delle responsabilità , mi resta poco da vivere so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre.
Anni fa giurai questo “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”.
E ora popolo vi dico combattete ribellatevi fate che la mia morte non sia vana perché il popolo ha il diritto alla disobbedienza verso il governo quando questo perda legittimità agendo fuori dai limiti del mandato e il diritto all’uso consapevole dell’illegalità giustificato dallo stato di guerra che i governanti, tradendo il patto, avrebbero ripristinato:
“E se coloro che con la forza sopprimono il governo sono ribelli, i governanti stessi non possono essere giudicati altrimenti, se essi, che sono stati istituiti per la protezione e la conservazione del popolo e delle sue libertà e proprietà, le violano con la forza e tentano di sopprimerle, e quindi, ponendosi in stato di guerra con quelli che li avevano stabiliti come protettori e custodi della loro pace, sono propriamente, e con la maggiore aggravante, rebellantes, cioè a dire ribelli.

Ma se coloro, che dicono che questa dottrina getta il fondamento della ribellione, vogliono dire che può dare occasione a guerre civili o disordini intestini il dire al popolo che esso è sciolto dall’obbedienza quando si perpetrano attentati illegali contro le sue libertà e proprietà e può opporsi alla violenza illegittima dei suoi governanti istituiti, quando essi violino le sue proprietà contro la fiducia posta in loro, e che perciò questa dottrina, essendo così esiziale per la pace nel mondo, non deve essere ammessa, per la stessa ragione essi potrebbero parimenti dire che uomini onesti non possono opporsi a briganti e pirati, per il fatto che ciò può dar occasione a disordini o versamenti di sangue.

Se in tali occasioni avviene qualche male, esso non deve essere imputato a chi difende il proprio diritto, ma a chi viola il diritto dei vicini. Se l’uomo innocente e onesto deve, per amor di pace, cedere passivamente tutto ciò che possiede a colui che vi attenta con la violenza, vorrei che si pensasse che razza di pace vi sarebbe al mondo, se la pace non consistesse che in violenza e rapine, e non dovesse essere conservata che per il vantaggio di briganti e oppressori.“
tratto da: (clicca qui)

 

 

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Perché la Banca nazionale svizzera ha deciso di entrare nella mischia politica e opporsi a questa iniziativa?

Il 30 novembre in Svizzera si voterà per un referendum che potrebbe sancire il divieto per la Banca nazionale svizzera (BNS) di vendere le riserve auree attuali e future, l’obbligo di rimpatriare tutte le riserve auree svizzere detenute all’estero e il vincolo di detenere un quantitativo di oro non inferiore al 20% delle sue riserve. La BNS di solito non commenta i referendum politici. Tuttavia, in questo caso si è fatta sentire chiara e forte.

Perché la Banca centrale ha deciso di entrare nella mischia politica e opporsi a questa iniziativa? Quali sono le sue preoccupazioni? Sono valide o motivate da altri fattori?, si interroga Eric Schreiber sul blog GoldSilverWorlds.

Le obiezioni principali della Banca Centrale Svizzera al referendum sono sostanzialmente tre:

1. Sostiene che l’oro sia uno degli investimenti più rischiosi e più volatili,

2. il vincolo del 20% abbasserebbe il dividendo distribuito periodicamente alla Confederazione e ai cantoni dal momento che l’oro non paga interessi o dividendi e

3. il vincolo del 20% interferirebbe con la sua capacità di condurre la politica monetaria e complicherebbe gli sforzi per mantenere “il tasso di cambio minimo”, la politica “temporanea” di ancoraggio del franco svizzero all’euro iniziata nel 2011.

I primi due problemi possono essere rapidamente affrontati e superati. L’oro è davvero un bene volatile, ma lo sono anche obbligazioni e azioni. Negli ultimi anni le obbligazioni europee greche, spagnole, italiane, irlandesi e di altri paesi sono state molto più volatili dell’oro.

Per quanto riguarda la seconda preoccupazione – la distribuzione dei proventi derivanti dalla speculazione finanziaria e versati alla Confederazione e ai Cantoni – bisognerebbe innanzitutto chiedersi se è appropriato o meno per la BNS ri-definirsi come un hedge fund invece di rimanere concentrata sulla sua responsabilità fondamentale di banca centrale.

Affrontare adeguatamente la terza preoccupazione della BNS richiede invece un’analisi più dettagliata e uno sguardo indietro alla storia regionale di due decenni fa. La popolazione svizzera ha bocciato due iniziative distinte, una nel 1992 e l’altra nel 2001 per far parte dell’Unione Europea. Nonostante il voto popolari, la Svizzera è stata integrata nell’Unione europea a tutti gli effetti anche se ufficialmente rimane ancora al di fuori del gruppo dei paesi membri. L’entrata nell’UE è stata inizialmente realizzata mediante politiche, attraverso una serie di trattati bilaterali, 10 in totale, e poi nel 2005 con il voto popolare a favore dell’accordo di Schengen. Le leggi tra l’UE e la Svizzera sono state armonizzate e i controlli di confine con i paesi membri dell’Unione europea sono stati aboliti per consentire la libera circolazione di persone, beni e servizi. Purtroppo, l’adesione furtiva della Svizzera all’Unione europea ha reso politicamente impossibile una votazione pubblica sull’opportunità o meno di sostituire la valuta sovrana della nazione con l’euro. Per aggirare il problema, il 6 settembre 2011 la BNS ha decretato che sarebbe stato imposto un tasso di cambio minimo “temporaneo” di 1,20 tra la moneta unica e il franco svizzero per respingere il flusso di euro in entrata nel paese a causa della crisi finanziaria che stava inghiottendo Spagna e Grecia. Da quel momento al CHF sarebbe stato consentito solo di perdere il suo valore contro l’euro, ma non di rafforzarsi oltre 1,20. In questo modo, la politica monetaria svizzera è stata tranquillamente consegnata alla Banca centrale europea (BCE), pur mantenendo il miraggio di una moneta sovrana svizzera davanti al pubblico. Il CHF è stato trasformato in uno strumento derivato dell’euro, senza la ratifica o la conoscenza della popolazione. Il grafico qui sotto mostra il legame tra l’euro e il CHF in quanto dall’avvio della misura “temporanea” del “tasso di cambio minimo” oltre 3 anni fa. Si noti come la linea rossa, il CHF, segue da vicino la linea verde dell’euro ma rimane sempre un po’ al di sotto di esso (più debole) e mai sopra di esso (più forte). Perché questa politica è ancora in vigore dal momento che per l’Ue la crisi in Spagna e Grecia è finita?

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La politica del “tasso minimo di cambio” della BNS impoverisce la popolazione svizzera aumentando il prezzo di tutte le importazioni dell’UE acquistate in Svizzera. Questo è forse il più eclatante e certamente meno pubblicizzato effetto dell’azione della BNS. Ogni volta che un residente in Svizzera acquista un bene o un servizio in Svizzera realizzato nella Ue è reso più povero dalle azioni della propria banca nazionale.

Votare “SI” al referendum sarebbe un primo passo verso la risoluzione dello squilibrio che esiste tra la BNS e la popolazione svizzera. Un “sì” darebbe il via ad un processo di ripristino della responsabilità e della trasparenza su un’istituzione che con la sospensione del vincolo del franco all’oro ha incrementato il suo bilancio, si è reinventata come un hedge fund e ha ecceduto i limiti del suo mandato originale. Le banche centrali dovrebbero essere prestatori di ultima istanza e regolatori sistemici. In una democrazia diretta, le decisioni in materia di imposizione fiscale, adesione ad unioni politiche e commerciali e autonomia della moneta nazionale dovrebbero essere determinate dal voto popolare e non decretate o aggirate da un editto della Banca centrale.

tratto da: (clicca qui)