Per il leader degli indipendentisti Jean-Guy Talamoni il risultato è un «messaggio al continente», di cui «Parigi dovrà tener conto».

 

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Il leader dei nazionalisti Gilles Simeoni festeggia con i sostenitori

 

Netta affermazione dei nazionalisti in Corsica. La lista Pè a Corsica, che raggruppa gli autonomisti di Gilles Simeoni e gli indipendentisti di Jean-Guy Talamoni, ha raccolto al primo turno il 45,36% dei voti contro il 24,35% del 2015 (36% al secondo turno). Il movimento del presidente Emmanuel Macron, En marche!, che nell’isola si presenta come Andà per dumane, ha invece raccolto solo l’11,26% dei voti. Limitata la partecipazione: ha votato il 52,17%, meno del 59,88% di due anni fa.

Regionalisti al 15%

Tra gli altri partiti “francesi”, i repubblicani (Voir plus grand pour elle) hanno raccolto il 12,77%. Nel 2015 le due liste di destra avevano ottenuto quasi il 26% al primo turno (e il 21,6% al secondo).

L’unica altra lista che ha superato la soglia del 7% e parteciperà al secondo turno, è la destra regionalista di Jean-Martin Mondolini: A strada di l’avvene (la strada dell’avvenire) ha raccolto il 14,97%. Un po’ a sorpresa, il movimento che si considera 100% corso e 100% francese e che tenta di tener insieme le due identità è riuscita a fare meglio – in un’elezione dominata dal tema del futuro politico, istituzionale e anche economico dell’isola – della tradizionale destra francese.

Sinistra e Front nazional esclusi dall’assemblea

Tra gli esclusi, la sinistra nazionalista di U rinnovu, (6,69%, dal 2,6%). La lista della sinistra francese L’avenir, la Corse en commun, inedita alleanza (rinnegata da Parigi) tra La Corse Insoumise, espressione corsa della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, e il Partito comunista (Pcf) ha raccolto il 5,68%. Un risultato deludente: due anni fa le formazioni di sinistra avevano raccolto complessivamente il 24% al primo turno e il 23,5%% al secondo. Sconfitta netta anche per il Front national, con il 3.28% (dal 10,58%) .

Simeoni: «Ora negoziato con la Francia»

I leader nazionalisti chiedono ora al governo di Parigi di tener conto del voto. «Vogliamo aprire un negoziato con la Francia», ha spiegato Gilles Simeoni a Europe1, escludendo però ogni paragone con la Catalogna: «Il modello catalano non è trasferibile alla Corsica», ha aggiunto, spiegando che l’indipendenza «non è il problema, ora» e garantendo che l’isola ha abbandonato la lotta armata. La richiesta è comunque quella di un cambiamento della Costituzione francesa che riconosca la specificità corsa: «Se la Costituzione non rappresenta un popolo – ha aggiunto – spetta alla Costituzione cambiare, non al popolo scomparire».

Talamoni: niente indipendenza per dieci anni

Per il leader degli indipendentisti Jean-Guy Talamoni il risultato è un «messaggio al continente», di cui «Parigi dovrà tener conto». Le richieste sono il riconoscimento ufficiale della lingua corsa, un’amnistia per i prigionieri politici corsi e la possibilità di introdurre una legge che attribuisca una sorta di prelazione ai residenti corsi su affitti e vendite di abitazioni per ovviare all’aumento dei prezzi degli immobili, saliti grazie al turismo. Talamoni ha garantito che per i prossimi dieci anni non ci saranno rivendicazioni di indipendenza.

 

Domenica il secondo turno

Domenica prossima, il secondo turno eleggerà attraverso un sistema proporzionale i rappresentanti della nuova Assemblea della Collettività unica che sostituisce i due dipartimenti e la collettività territoriale eletta nel 2015.

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