Analisi interessante….

 

C’è una sola cosa che mi sento di dirvi senza timore di smentita: anche dopo la peggior notte di bisboccia, il mattino dopo ho sempre fornito versioni dell’accaduto più lineari e credibili di quelle degli inquirenti spagnoli. Sempre. Magari sbiascicando ma mai inondando di cazzate il mio interlocutore come il fiume in piena di non-sense che arriva a getto continuo dalla Catalogna. Riassumo, per quanto sia riuscito a capirci qualcosa, per sommi capi. Attorno alle 5 del pomeriggio di ieri, un furgone entra nella rambla all’altezza di Plaza de Catalunya e falcia 13 persone, lasciandone ferite sul selciato oltre un centinaio. Schiantatosi contro un chiosco, dal van esce una persona con una camicia bianca a righe azzurre, qualcuno dice che stia ridendo e si dilegua. Prima certezza. chi guidava il furgoncino della strage, l’esecutore materiale, è sparito. In compenso, fioccano i comprimari come in un film di Woody Allen: prima è un solo complice, con il quale il guidatore fuggitivo si sarebbe asserragliato in un ristorante turco con alcuni ostaggi, pare il personale. Balla. Poi, gli attentatori diventano quattro: uno in fuga, due arrestati e un morto. Poi, altro colpo di scena: nella migliore tradizione, dentro il furgone viene trovato un passaporto, spagnolo ma con identità araba: si tratterebbe di un cittadino di origine maghrebina ma residente a Marsiglia. Et voilà, compare all’orizzonte la pista del radicalismo francese.

 

 

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Mauro Bottarelli

 

Il titolare della carta, però, vistosi tirato in ballo, va dalla polizia a dire che non c’entra un cazzo e che gli hanno rubato i documenti, poi utilizzati per noleggiare il van della strage. Sarebbe stato il fratello. Nel frattempo, a Barcellona è cacciaall’uomo. Anzi, agli uomini. Anzi, no, perché alle 20 la polizia autorizza tutti a uscire dai luoghi pubblici in cui avevano trovato rifugio durante l’emergenza, la rambla parzialmente riapre. E l’autista? E il presunto complice del ristorante? Sa il cazzo, spariti. Comincia la danza macabra della contabilità di morti e feriti, cominciano le dichiarazioni ufficiali di solidarietà dal mondo intero, si spegne la Torre Eiffel. Insomma, la solita menata. Si va a dormire con il computo fermo a 13 morti e oltre 100 feriti, 15 dei quali gravi. Ma, colpo di scena, attorno all’una di notte scatta una seconda parte del presunto piano terroristico, questa volta a un centinaio di chilometri da Barcellona, a Cambrils, di fatto la Pinarella di Cervia di Tarragona: chi non va a immolarsi lì per trovare gloria eterna, santo cielo! I morti sarebbero 5, tutti terroristi che avrebbero cercato di emulare il commando di Barcellona, facendo però solo 7 feriti, tre dei quali pare poliziotti.

Tre sono anche le versioni che danno altrettanti quotidiani spagnoli dell’accaduto: due terroristi sarebbero stati ammazzati in uno scontro a fuoco e tre all’interno del van; tutti e cinque uccisi all’interno del van; quattro morti, di cui due per ferite di armi da taglio e uno in fuga. Anche qui, chiarezza assoluta. In compenso la notte folle di Cambrils ha un elemento in comune: i cinque terroristi avrebbero tutti indossato cinture da kamikaze. Finte, ovviamente. Ora, capite da soli che mancano solo un trapezista uzbeko e un odontotecnico macedone e il quadro di questa caccia all’uomo pare completo. C’è tutto: il furgone-killer, l’autista in fuga, il passaporto, lo scambio di persona, il secondo commando e i kamikaze annientati. Roman Polanski pagherebbe oro per l’esclusiva. Ovviamente, l’Isis ha rivendicato l’atto come opera di suoi soldati. Lo ha fatto un po’ alla cazzo, però, tipo conferenza stampa per l’addio al calcio di Antonio Cassano: prima sì, poi no, poi la versione ufficiale. Ormai anche  “Site” di Rita Katz fatica a credere alle cazzate che spara e tende a scordarsi le rivendicazioni, salvo metterci pezze ben peggiori del buco. Insomma, abbiamo un clamoroso caso di violazione di una zona interdetta da parte di un furgone killer e poi una serie di eventi che definire quantomeno poco chiari è dir poco.

epa06148659 Mossos d'Esquadra Police officers attend injured people after a van crashed into pedestrians in Las Ramblas, downtown Barcelona, Spain, 17 August 2017. According to initial reports a van crashed into a crowd in Barcelona's famous Placa Catalunya square at Las Ramblas area injuring several. Local media report the van driver ran away, metro and train stations were closed. The number of people injured and the reasons behind the incident are not yet known. Official sources have not confirmed that the incident is a terrorist attack.  EPA/David Armengou FACE PIXELATED BY SOURCE DUE TO LOCAL LAW

epa06148659 Mossos d’Esquadra Police officers attend injured people after a van crashed into pedestrians in Las Ramblas, downtown Barcelona, Spain, 17 August 2017. According to initial reports a van crashed into a crowd in Barcelona’s famous Placa Catalunya square at Las Ramblas area injuring several. Local media report the van driver ran away, metro and train stations were closed. The number of people injured and the reasons behind the incident are not yet known. Official sources have not confirmed that the incident is a terrorist attack. EPA/David Armengou FACE PIXELATED BY SOURCE DUE TO LOCAL LAW

 

 

 

 

Panico sulla Rambla

 

 

 

Ci sono i morti e i feriti, per carità: lungi da me mettere in campo tesi tipo quelle dei figuranti pagati o dei manichini con il succo di pomodoro addosso. Resta il fatto che lasciar fare a un mezzo squinternato – come al solito, noto alla polizia – equivale a non aver fatto il proprio dovere: non credo minimamente al fatto che la polizia catalana sia precipitata in un vortice di errori e incapacità tali. A meno che, stante l’approssimarsi del referendum sull’indipendenza da Madrid e il rischio di nuove elezioni anticipate, qualcuno non si sia divertito a far fare loro una bella figura di merda in mondovisione, dimostrando inconsciamente come sia necessario stare uniti per vincere la minaccia terroristica. La quale era pressoché sparita, dopo un paio di colpi di coda tutti da ridere in Francia (tipo l’attentatore in retromarcia che arriva indisturbato davanti alla sede dell’antiterrorismo), salvo ora ritornare in grande stile. Ah, dimenticavo: uno dei fermati/latitanti – visto che non si capisce un cazzo, inserisco entrambe i ruoli – sarebbe di Melilla, una delle due enclave spagnole in Marocco sotto assedio dalla nuova tratta dei migranti, la quale dopo mesi e mesi di fedeltà al Mediterraneo, ha stranamente deciso di cambiare rotta nelle ultime due settimane, scegliendo la penisola iberica come meta dei viaggi di fine stagione.

Il-furgone-kamikazeIl furgone kamikaze

 

 

 

Nel caso a Ceuta e Melilla, nelle prossime settimane, servisse usare il pugno duro – magari anche con scafisti e Ong – chi potrebbe dire nulla, a fronte di un sospettato e 13 morti sul marciapiedi? E poi, culmine dei culmini, ecco che due mesi fa la Cia avrebbe avvisato le autorità catalane proprio del forte rischio di un attentato sulle Ramblas durante l’estate. E i catalani? Niente, duri come il muro: e adesso si piangono vittime e inseguono fantasmi in camicia bianca a righe azzurre. Incredibilmente, l’avviso della Cia è stata la seconda notizia giunta ieri da Barcellona, dopo quella del camion sulla folla: che tempismo, trattandosi di materiale d’intelligence, non vi pare? D’altronde, ultimamente con il tempismo e i servizi gli americani ci vanno forte, basti vedere il caso Regeni, riesploso dalla sera alla mattina nella noia sudaticcia di Ferragosto. Ma attenzione, perché come ci mostra un video tratto dalla diretta, della “Cnn” di ieri pomeriggio spesso anche le cose raffazzonate, possono risultare utili: soprattutto quando una delle principali tv del mondo scende così in basso da mettere in relazione diretta quanto accaduto a Charlottesville e sta grigliando il presidente Usa fra le critiche con l’attacco a Barcellona, dicendo che i perpetratori di quest’ultimo avrebbero forse preso esempio dai suprematisti in azione in Virginia.

Insomma, in prime time, l’americano medio, il quale non sa nemmeno dove stia Barcellona, viene indottrinato sul rischio che quanto sta accadendo in America attorno ai monumenti confederati possa addirittura ispirare gli atti di terrore dell’Isis. E tranquilli, nessuno – di fronte a quei corpi sul marciapiedi – si chiederà come mai, di colpo, i miliziani dello Stato islamico abbiano deciso di venir meno a una delle loro regole numero uno, ovvero applicare il martirio a ogni loro azione. A Barcellona, nessuno era intenzionato a morire. Anche perché, al netto delle chiacchiere dei presunti “esperti anti-terrorismo” che parlano di un reticolo di contatti e cellule ben radicate nel territorio, a Barcellona sono morti solo civili: l’autista è in fuga e gli altri presunti membri del commando non si sa bene quale fine abbiano fatto. Né, se esistano. I cinque di Cambrils, poi, se è andata come dicono, più che terroristi erano partecipanti a un addio al celibato con sorpresa, finito male. Occorreva dare un po’ di adrenalina da paura all’Europa, adagiatasi troppo sulla sua ritrovata serenità post-elezioni francesi? Serve aprire un fronte spagnolo del timore radicalista e dei foreign fighters?

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Feriti a Barcellona

 

 

Bisogna minare alla radice il referendum sull’indipendenza di Barcellona da Madrid? Bisogna tenere vivo lo spaventa-folle chiamato Isis in Europa, dopo le débacle sul campo in Siria e Iraq? O magari fiaccare lo spirito che in febbraio ha portato in piazza, proprio a Barcellona, 200mila persone per dire sì all’arrivo di migranti, in nome dell’accoglienza e della solidarietà? E non perché i migranti non siano un problema, anzi ma perché occorre creare nell’opinione pubblica un clima particolare proprio in certe roccaforti dell’immaginario collettivo liberale, quale Barcellona è. Chissà, può essere tutto e può essere nulla. Ma quando si parla senza il minimo dubbio di reticolati di contatti e commando jihadisti sul territorio a fronte di un autista-killer sparito nel nulla, il dubbio che quelle lacrime e quei volti straziati dalla paura siano strumentali a qualcosa, sorge davvero spontaneo. E si staglia nitido. Come un documento nella cabina di un van. Perché ricordatevi che la paura deve essere il vostro unico Dio.

di Mauro Bottarelli

tratto da: (clicca qui)

 

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Una speculazione finanziaria miliardaria sui vaccini? Un lettore mi ha reso nota l’esistenza di  “Vaccine Bonds”, obbligazioni sui vaccini, che  servono a raccogliere fondi per vaccinare i bambini del Terzo Mondo. Un investimento che “ha già salvato milioni di vite umane”,  secondo i siti ufficiali.  Una operazione altamente umanitaria, commovente – se non fosse che, nei prospetti per gli acquirenti di tali obbligazioni, si dice che  essi hanno dato “rendimenti estremamente buoni” (extremely good returns), o  “un ritorno significativo  sull’investimento”.  La filantropia umanitaria estrae un lucro  finanziario ragguardevole dai vaccini: e da dove? Non sono sicuro di aver capito bene e  tutto; il che non deve stupire, conoscendo l’inventiva geniale dell’alta finanza.  I vaccine bonds hanno avuto un precursore un paio d’anni fa, nei Death Bonds, letteralmente “obbligazioni della morte”.

Cavar soldi dai malati terminali

Le  obbligazioni della morte sono l’evoluzione  di una lucrosa speculazione  sui malati terminali di AIDS negli anni ’80. Questi pazienti ed altri malati terminali avevano bisogno di denaro contante per pagarsi  le costose cure; quindi vendevano le loro polizze sulla vita (di cui del resto non potevano più pagare i ratei) a  compratori interessati all’affare:  questi versavano ai moribondi  denaro fresco e  subentravano nell’assicurazione come beneficiari,  continuando pure a pagare i  ratei dei premi; alla morte del venditore, costoro riscotevano  il capitale in toto,  100 per cento, mentre al malato avevano anticipato tra il 20 e il 40.

In seguito, sono stati sfruttati gli anziani oltre i 65,  ridotti in miseria dalle pensioni  insufficienti, e che hanno bisogno di denaro; se costoro hanno un’assicurazione sulla vita, il broker la compra  dando al pensionato una frazione del capitale che incasserebbe,     pochi maledetti e subito, diventa il beneficiario e, alla morte del pensionato, riscuote il capitale intero.  Poi questi contratti sono stati “messi insieme” a centinaia, in modo da formare  “obbligazioni della morte”, titoli che i  fondi d’investimento comprano  volentieri..

L’affinità delle obbligazioni della Morte con i Vaccine Bonds sta nel fatto che anche con questi ultimi  la finanza speculativa “anticipa”  somme  di denaro comunque dovute. Solo  che in questo caso l’assicurato è  un ente  globale pubblico-privato che si chiama Global Alliance for Vaccines and Immunization (d’ora in poi GAVI) che s’è dato la missione di vaccinare tutti i bambini poveri del Terzo Mondo, fra i paesi più poveri.

Secondo la sua stessa descrizione, “La  GAVI Alliance è una sorta di  sensale [middleman]  fra i donatori (Gates Foundation, Stati Uniti eccetera),  le case  farmaceutiche (GSK [la Glaxo] Merck, Pfizer eccetera) e governi (Afghanistan, Eritrea, Haiti eccetera):  essa tratta per conto dei paesi  l’acquisto di vaccini al prezzo basso e donazioni.  Il denaro dato dai donatori consente al GAVI di assistere i paesi poveri nell’acquisto di vaccini”.

Bill Gates  è il massimo promotore e donatore di questa così caritatevole impresa; a cui han dato la loro laica benedizione la Banca Mondiale, l’Unicef,  l’Organizzazione Mondiale della Sanità, insomma gli enti globalisti più  famosi per la loro bontà.

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il GAVI Alliance (e quanto) per vaccinare.

 

 

Soprattutto,   diversi paesi del primo mondo  –  oltre gli Usa,  Francia, Italia, Norvegia, Sudafrica, Spagna, Olanda,  Svezia e Regno Unito  (a cui si sono aggiunti adesso Sud Africa e Australia) – si sono impegnati a contribuire, in modo vincolante,  alla bella impresa, versando  i loro doni   in milioni di dollari per 20 anni e più, un tot all’anno.  Con questi milioni la GAVI compra i vaccini a 72 paesi più poveri del mondo (smette di aiutare quelli il cui Pil pro  capite supera i 1550 $), e   vaccina  al ritmo di mezzo miliardo  di bambini a volta. Con gran vantaggio delle Case fabbricanti, ovviamente, che trovano qui un mercato enorme per i loro prodotti.

Ma cosa c’entrano i Vaccine Bonds, direte voi? Il GAVI Alliance è ben finanziato dai paesi del Primo Mondo e dalla Fondazione Gates (che ha versato 1,3 miliardi di dollari); che bisogno ha di emettere titoli, ossia di chiedere prestiti?La spiegazione ufficiale è che  GAVI ha  bisogno di trasformare in denaro liquido “subito” le donazioni “di domani”,  quindi di farsi “anticipare”  le cifre  dai cosiddetti  mercati, naturalmente compensando i suddetti mercati  con  un grasso interesse  per la loro anticipazione   – comunque garantita dai pagamenti regolari  che gli Stati ricchi si  sono impegnati a versare, obbligatoriamente, per almeno 20 anni.

Ma non è che GAVI vada a Wall Street a chiedere soldi su pegno  personalmente. No. Il Regno Unito ha creato per questo una apposita finanziaria, che si chiama International Finance Facility for Immunisation (IFFIm).  Diretto da un grand commis di varie istituzioni globale di nome René Karsenti (è “francese”, diciamo) lo IFFIm emette titoli sui più fantastici mercati finanziari globali.

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René Karsenti, presiede anche l’Associazione Internazionale dei Mercati di Capitali (ICMA), organo che rappresenta 430 istituzioni finanziarie operative sui mercati monetari globali. E’ stato direttore generale alla BEI, Banca Europea , uomo di Attali alla Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo (BERD), uomo della Banca Mondiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per esempio nel 2008 ha offerto Vaccine Bonds denominati in Rand Sudafricani alla borsa di Tokio, rivolti ai piccoli  risparmiatori: sborsando ciascuno l’equivalente di 1270 $,  tali  piccoli risparmiatori –  golosi di valute  come il RAND,  che rendono alti tassi –  ne hanno dato all’IFFIm 223 milioni.

https://www.ft.com/content/230908e6-f903-11dc-bcf3-000077b07658

Precedentemente, alla City di  Londra,  Karsenti era riuscito a raccogliere quasi un miliardo, offrendo tagli da mille sterline. A quale interesse per gli investitori?  “un ritorno fisso del 16,2%”

Un interesse usurario, a cui mi  rifiuto di credere – o meglio, mi rifiuterei, se non lo dicessero gli stessi documenti dell’IFFIm e delle agenzie che fanno il rating di questi bonds, ovviamente garantendoli sicurissimi. Fra questi  Standard and Poor’s Ratings (S&P), il cui capintesta, in una riunione del  20013, notava che   verso l’IFFIm “solo Zimbabwe, Sudan e Somalia sono in prolungato  arretrato sui  pagamenti,    sottolineando che questo è un numero insolitamente basso fra i paesi riceventi”: rallegrandosi ovviamente  – perché magari potessero  le banche dell’Occidente (ed altri usurai)   vantare che, dei crediti  che hanno concesso, solo 3 su 72 sono andati a male.  Magari potesse Montepaschi vantare un simile tasso di insolvenze sui  prestiti!

I paesi poveri pagano per i vaccini  che noi diamo gratis?

Un momento però; lasciando la gioia agli usurai e l’esultanza ai finanzieri, noi ci domandiamo: cosa stanno  pagando i 72 paesi, ciascuno con un Pil pro-capite sotto i 1550 dollari annui? perché devono  ripagare qualcosa, se i governo occidentali – fra cui il nostro – hanno fatto e stanno facendo donazioni al GAVI Alliance?

Sono donazioni, dunque a fondo perduto, per definizione.

Invece GAVI, attraverso la sua finanziaria mondiale IFFIm, non solo si fa anticipare (inutilmente?) cifre enormi su tali donazioni, pagando enormi interessi; ma a quanto pare fa pagare ai paesi di cui vaccina i bambini, il costo dei vaccini e delle vaccinazioni?  O fa pagare loro il “solido ritorno sull’investimento” dei Vaccine Bonds?

Non lo stiamo affermando, badate; lo stiamo solo domandando, perché la nostra  mente si perde fra le sottigliezze e le ingegnosità della finanza creativa.

Non sarà che questa filantropica impresa di vaccinazione  mondiale sia l’ennesima spoliazione della finanza speculativa globale ai danni dei poveri, facendoli pagare   per i vaccini che abbiamo già pagato noi contribuenti europei? E per vaccini  sperimentali che le Case provano in corpore vili, e anche con gran lucro? Perché certamente tutto ciò si traduce in un colossale e sicurissimo  mercato per le farmaceutiche globali.

Quanto grande? La International Finance Facility for Immunisation (IFFIm), che emette i vaccine bonds per bontà, è sostanzialmente un fondo che gestisce, o che ha  raccolto ed  anticipato,  5,5 miliardi di dollari.

GAVI, leggiamo nei suoi prospetti, “fornisce vaccini contro difterite, tetano, pertosse combinati con l’emofilo dell’influenza tipo B e dell’epatite B, il cosiddetto “pentavalente” (cinque antigeni in una sola somministrazione ) e anche vaccini contro morbillo, febbre gialla, pneumococchi (polmonite e meningite)  , rotavirus (diarrea)”.  I due ultimi,  ”nuovi” ossia sperimentali, hanno già “salvato milioni di vite” e fornito un solido ritorno sugli investimenti agli investitori.  Naturalmente chiedere quanti infanti del Terzo Mondo ha ammazzato il pentavalente coi suoi effetti collaterali, è vietato : dalla ministra Lorenzin e dai media: è manifestazione dello spirito anti-scientifico, di  questo nuovo oscurantismo  che va insieme col populismo e con la sfiducia verso questo governo che nessuno ha eletto.

E’contro questa sfiducia, sicuramente, se il rimpianto presidente Obama, pochi giorni prima di lasciare la carica, il 4 novembre 2016, ha emanato  “l’ordine esecutivo”  per “Far avanzare l’agenda di Sicurezza globale della Salute  e avere un Mondo sicuro dalle minacce di malattie  infettive”.

Advancing the Global Health Security Agenda to Achieve a World Safe and Secure from Infectious Disease Threats

https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/2016/11/04/executive-order-advancing-global-health-security-agenda-achieve-world

Quella grandiosa “agenda” di cui Obama stesso, ricevendo alla Casa Bianca la nostra Lorenzin accompagnata come sempre dal’uomo-Glaxo, ha investito “L’Italia come capofila delle strategie vaccinali a livello mondiale per i  prossimi 5  anni”.

Adesso infatti, dopo   che l’esperimento della vaccinazione  dodecavalente assistita dalla psico-polizia e  dalla forza pubblica, nonché  dall’espulsione dalle scuole dei non vaccinati  e da multe  rovinose per i genitori resistenti  ha avuto tanto successo in Italia, lo comincia ad applicare Macro. Si noti: durante la campagna elettorale, mai Macron ha accennato minimamente  alla vaccinazione multipla; però è stata la prima decisione che il suo primo ministro ha perso appena insediato: 11 vaccini obbligatori.  Sulla collusione del governo dell’uomo Rotschild con  la farmaceutica Sanofi, si stanno moltiplicando prove0 consistenti.

Vedremo se i francesi si faranno vaccinare passivamente come noi. Intanto, la Corte Europea  ha riconosciuto che  il vaccino contro l’epatite B  può provocare  la sclerose a placche: un  lievissimo effetto collaterali, che non deve impedire la lotta del Potere contro i genitori oscurantisti che si oppongono al  progresso scientifico e alla scienza della diplomata Lorenzin.

Troppi banchieri e  miliardari si occupano del nostro bene, ecco  il problema.

Maurizio Blondet

tratto da: (clicca qui)