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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                             La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte                                              La Grande Truffa – 13°parte

La Grande Truffa – 14°parte                                              La Grande Truffa – 15°parte

La Grande Truffa – 16°parte                                              La Grande Truffa – 17°parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

18° parte

 

 

………………..

Ecco perché siamo sempre a corto di soldi. Non bastano mai. Una volta un artigiano riusciva a mantenere una intera famiglia dignitosamente, oggi due stipendi in famiglia bastano a malapena a sopravvivere.

La moneta è un debito.

Si fa un gran parlare di interesse, sentiamo continuamente pronunciare questa parola in televisione, ne parliamo tra di noi, la leggiamo sui giornali, ma come al solito nessuno ci spiega mai le terribili conseguenze che genera. Meglio tenerci nell’ignoranza.
Intanto abbiamo già visto come l’interesse trasforma un prestito in debito inestinguibile e quale sia la potenza devastante dell’interesse nell’esempio del centesimo investito al tempo di Cristo che si trasforma in miliardi di globi d’oro delle dimensioni della terra.
Poi, deve essere chiaro che l’interesse non è solo quello che paghiamo sul prestito di denaro, ma si insinua dappertutto.

L’interesse è presente in qualsiasi merce o servizio che paghiamo.

Nel prezzo di un prodotto finito ci sono i costi del materiale usato, il lavoro, il guadagno e gli interessi pagati da tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione.
Pensiamo a quante persone od imprese hanno contribuito a far arrivare a casa nostra il tavolo di legno che sta in soggiorno: l’impresa che taglia alberi in Brasile o nell’Europa del nord, quella di autotrasporti che consegna i tronchi alla industria di trasformazione, lo stesso mobilificio, un altro autotrasportatore sino al negozio di mobili. Per far viaggiare le merci da un punto all’altro del pianeta ci vogliono navi, camion, energia.

Dal momento che la moneta esce dalle banche come debito, nei costi di queste imprese sono compresi gli interessi versati per ottenere i finanziamenti, che sommati, si scaricano tutti sul consumatore finale.

Margrit Kennedy nel suo già citato “La moneta libera da inflazione e da interesse”, in uno studio realizzato negli anni ’80 in Germania, dice che nei prezzi di ogni bene o servizio che acquistiamo, una media del 50% è da addebitare ad interessi.

Riporto qui di seguito alcuni estratti di sue considerazioni e conclusioni da leggere attentamente:

“Quindi, se noi potessimo abolire l’interesse e sostituirlo con un altro meccanismo per mantenere la moneta in circolazione, la maggior parte di noi potrebbe raddoppiare la propria ricchezza o lavorare la metà, mantenendo lo stesso stile di vita”.

“Un terzo malinteso che riguarda il nostro sistema monetario è questo: visto che tutti noi dobbiamo pagare gli interessi quando prendiamo denaro in prestito oppure quando compriamo beni e servizi, allora ci troviamo tutti nelle stesse condizioni.
Non è vero. In realtà in questo sistema ci sono enormi differenze tra coloro che traggono profitto e coloro che invece devono pagare.… tra le uscite e le entrate derivanti da interessi … l’80% della popolazione paga di interessi più di quanto riceve; il 10% riceve un po’ più di quanto paga; il restante 10% riceve quasi il doppio rispetto a quanto paga, cioè riceve quello che tutti gli altri ci rimettono come interessi. Quindi questo grafico spiega, in maniera semplice e diretta, come mai i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.

“In altre parole, nel nostro sistema monetario noi consentiamo che un meccanismo occulto di redistribuzione trasferisca costantemente la ricchezza in modo iniquo da quelli che devono lavorare per vivere a quelli che invece vivono di rendita…”

Aggiungiamo noi, che lo stesso perverso meccanismo dell’interesse semplice e composto permette che il divario tra paesi poveri e paesi ricchi cresca sempre più, a causa principalmente dell’indebitamento dei primi verso le banche occidentali. Indebitamento inestinguibile, come ormai sappiamo.

Il mondo occidentale in generale si è potuto permettere sino ad ora (le cose stanno drammaticamente cambiando) uno stile di vita estremamente dispendioso, sfruttando risorse e lavoro a basso costo delle popolazioni dei paesi del terzo mondo.
L’interesse è un arma devastante. Gavino nell’isola di Maldiventre, dopo aver restituito 100 euro in 10 anni, aveva ancora tutto il capitale, 100, da restituire.
Lo stesso semplicissimo meccanismo del debito infinito viene usato con i paesi costretti ad indebitarsi.

Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, strumenti della Finanza Usuraia, indebitano ad arte i paesi del terzo mondo ben oltre le loro possibilità di restituzione del credito, per poterli dissanguare con la sola arma degli interessi: delle loro riserve monetarie prima, e delle loro risorse più preziose poi. Siano esse materie prime come minerali, petrolio, legnami, acqua; coltivazioni come tabacco, caffè, cacao, banane; o servizi fondamentali che privatizzati e ceduti a multinazionali occidentali diventano estremamente redditizi.
Parliamo del sistema sanitario, la distribuzione dell’acqua potabile, il sistema bancario, l’istruzione pubblica, la telefonia, l’energia, tv e giornali.

È la costruzione dell’impero americano e della grande Usura internazionale attraverso il debito.

John Perkins, un economista pentito che per conto di multinazionali americane è andato per tanti anni in numerosi paesi del terzo mondo, ci racconta mirabilmente nei suoi due libri “Confessioni di un sicario dell’economia” e “La storia segreta dell’impero americano” come riusciva nel proprio intento di indebitare oltremisura, con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, dittatori e governi di tali paesi.

Come, quando i “sicari dell’economia” come lui fallivano per l’opposizione di governi che non si facevano corrompere, intervenisse la Cia americana, cercando di organizzare dei disordini popolari per rovesciarli (in Iran nel 1953 o in Cile nel 1973), oppure procedendo ad eliminare con attentati leader politici scomodi o riluttanti che non volevano indebitarsi o cedere le loro risorse.

Provate a digitare in un motore di ricerca ognuno di questi nomi abbinati alla Cia americana. Per esempio: Mossadecq e Cia, Torrijos e Cia, Arbenz, Allende, Roldòs, Noriega.
Quando poi neanche la Cia riesce ad eseguire l’incarico, interviene l’esercito, come recentemente in Afghanistan ed Iraq.

“Ci sono due modi di conquistare e rendere schiava una nazione. Uno è con la spada. L’altro è con il debito.”

John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti

 

Capitolo XII

IL MOMENTO MAGICO: LA CARTA SI TRASFORMA IN DENARO

 

Noi, lo Stato, abbiamo bisogno di soldi per costruire un nuovo ospedale, 100 milioni di euro.
Dal momento che ci è stato sottratto il diritto sovrano di stampare la nostra valuta, e che gli introiti del prelievo fiscale non coprono l’ordinaria amministrazione perché una fetta importante serve a ripagare gli interessi sul debito pubblico, li dobbiamo chiedere in prestito.
Ci dobbiamo indebitare emettendo Titoli di Stato, così come spiegato nel capitolo sull’emissione monetaria.

Come tutto ciò che riguarda la moneta, il percorso compiuto dai nostri soldi per venire alla luce non può essere semplice, trasparente; meglio una gimcana tortuosa, un labirinto in cui perdersi.
Invece di essere spiegato chiaramente a tutti i cittadini nei maggiori quotidiani o nelle televisioni pubbliche, tutto viene complicato nel tentativo di confonderci e allontanare i curiosi.
L’esatto contrario della trasparenza democratica.
Se non ci fosse niente da nascondere, tutto si svolgerebbe alla luce del sole, in maniera limpida.

“La popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse credo che prima di domani ci sarebbe una rivoluzione.”
Ricordiamo le parole di Ford.

Quando le banconote appena stampate sono ancora nel luogo di produzione, sostanzialmente una tipografia, sono ancora una merce qualsiasi, carta. Un simbolo senza valore.

Quale è il momento magico della trasformazione?

In quale preciso istante la carta diventa denaro?

Senza di noi, il popolo, quel momento non arriverebbe mai.
Siamo noi che diamo valore al denaro accettandolo e facendolo circolare.

Ricordate il governatore che stampa banconote sull’isola?

È solo carta straccia. In assenza di qualcuno che lo accetti, riconoscendole un valore e dando qualcosa in cambio, quel simbolo è destinato a rimanere un involucro vuoto.

La carta diventa denaro nel preciso momento in cui viene depositata nelle nostre mani.

Prestiamo quindi attenzione a questo passaggio: sino a quando rimane in possesso di Bankitalia è solo carta stampata; prende valore di moneta solo dopo aver lasciato le mani dei banchieri per venire depositata in quelle dello Stato, cioè nelle nostre mani.

Noi le diamo valore con la nostra accettazione, induciamo in essa il potere d’acquisto, la riconosciamo come moneta.
Tanto è vero, che se restasse nella tipografia continuerebbe ad essere semplice carta immagazzinata negli scaffali.

Quindi alla Banca d’Italia dovrebbe essere riconosciuto solo un compenso per la stampa eseguita, come per una qualsiasi tipografia, poche migliaia di euro. Il compenso invece è di 100 milioni di valore in titoli di stato più una certa somma di interessi.

Si parla molto poco dell’emissione del denaro, e perlopiù in termini equivoci, inframmezzati da ingannevoli accenni all’oro, per farci credere che il metallo giallo sia ancora abbondante nelle casseforti delle banche centrali a garanzia del valore monetario.
Una grande e confusa menzogna mediatica.

“ … le Banche Centrali . . . inducono le collettività nel falso convincimento che il valore esista già nelle mani dell’emittente prima dell’accettazione. Così le banche centrali hanno inculcato nelle collettività nazionali il falso convincimento di dover accettare la loro moneta, all’atto dell’emissione, col corrispettivo del debito: cioè in prestito”. Parole di Giacinto Auriti.

Come la Tipografia Centrale incaricata dal Milan di stampare i biglietti di Milan – Juve si voleva ingiustamente appropriare dell’intero incasso non riuscendoci, la privatissima banca centrale si impossessa del valore dell’intero ammontare dell’emissione monetaria del nostro paese che non le appartiene.

Quel denaro è del popolo italiano.

Alla Tipografia Centrale il colpo non riesce perché si imbatte in un dirigente onesto, alla banca centrale riesce in pieno perché non un solo Presidente della Repubblica o del Consiglio o un Ministro del Tesoro fa sentire con autorità e dignità la propria voce in difesa del popolo.

La grande truffa si compie ripetutamente nel silenzio di chi sa.

“Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi”.

Ancora una volta sono gli stessi Usurai che ci rivelano i segreti più inconfessabili.
Queste frase è contenuta in una lettera inviata alla ditta Kleimer, Morton e Vandergould di New York da uno dei Rothschild nel 1863.

Il valore è un concetto.
Nasce nella nostra mente nel momento in cui decidiamo di accettare quel simbolo cartaceo come mezzo di scambio nella certezza che altri lo accetteranno da noi.
La nostra fiducia induce il valore nel simbolo.
Le disposizioni ufficiali, dichiarandola moneta legale ed a corso forzoso, suggellano l’accordo tra tutti noi: quel simbolo è la valuta ufficiale del paese, ha valore senza necessità di alcuna riserva d’oro, sarà utilizzata dallo stato per i pagamenti e richiesta e accettata per l’esazione delle tasse.

Ed i Buoni ordinari del Tesoro?
Sono promesse di pagamento, ma hanno un valore che viene dalla certezza che le cambiali verranno onorate.

Il Governo, con l’autorità della legge e della forza che verrà impiegata per farla rispettare, preleverà da noi, con le imposte o con sequestro forzoso dei beni, i soldi che serviranno per onorare le scadenze.

I titoli sono garantiti dal nostro lavoro e dalle nostre proprietà.
Quindi noi diamo valore sia alle banconote che ai Buoni del Tesoro.

Cosa mette di suo la banca?

Assolutamente niente.
La banca è un involucro vuoto, non ha niente di suo da dare.

È solo un deposito dove dovrebbe venire regolato il flusso dei mezzi di scambio in entrata ed in uscita.

Coloro che ne hanno in eccesso li depositano, ed altri li prelevano per utilizzarli rimettendoli in circolazione.
Perlomeno, questo è ciò che una banca dovrebbe essere.

Ma non è solo questo, perchè il custode del deposito è andato ben oltre le sue competenze, iniziando a produrre falso denaro e a metterlo in circolazione, confondendolo con quello vero.

La banca non nasce per creare denaro, ma solo per custodirlo.
La moneta è ciò che giustifica la sua esistenza, non il contrario.
L’esistenza della banca è subordinata a quella del mezzo di scambio.
Che dovrebbe solo custodire e ridistribuire. Quanto più breve la sosta, tanto di guadagnato per tutti noi.

I mezzi di scambio nascono per circolare.

I politici hanno reso la banca proprietaria di un simbolo vuoto di pochi centesimi di costo spacciato invece per denaro, valore monetario con potere d’acquisto.
Decisione revocabile in qualsiasi momento.

Noi siamo i proprietari del valore, generato dalla nostra mente, che induciamo nel simbolo.
In qualsiasi simbolo.

“La moneta appartiene a chi crea il valore, non a chi fa il simbolo”, diceva con ragione Giacinto Auriti.

Concluso lo scambio tra Bot e banconote, ci ritroviamo con 100 milioni e costruiamo il nostro ospedale, ma ci siamo indebitati per sempre per restituire capitale ed interessi per il meccanismo del debito infinito.

Ogniqualvolta la Banca d’Italia decide di aumentare il costo del denaro (le abbiamo consegnato definitivamente anche quel privilegio nel ’92 con Guido Carli, ricordate?), il nostro debito cresce.
Il governo dovrà aumentare le tasse o tagliare qualche servizio, che è quasi la stessa cosa. Ora le due cose si fanno contemporaneamente, perché in tempi di crisi si possono adottare provvedimenti più pesanti, fuori dall’ordinario.Il popolo, preoccupato e confuso, si può ingannare più facilmente in tempi di tensioni economiche e politiche.
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Restituiamo il denaro preso in prestito?
No, perché si può parlare di prestito solo quando un proprietario presta qualcosa di suo, che già gli appartiene. Ma abbiamo capito che non è la banca la legittima proprietaria della moneta.

Noi prendiamo carta che vale qualche migliaia di euro, la paghiamo 100 milioni e restiamo pure indebitati della somma relativa agli interessi.

Siamo proprio così stupidi?

Purtroppo sì. Siamo analfabeti in materia monetaria, un’ ignoranza “appresa” nei banchi della scuola dell’obbligo ed all’università.

“Gli uomini nascono ignoranti. L’educazione li rende stupidi”.
Bertrand Russell

Ricordate l’esempio del cervello del neonato e del computer appena assemblato nel primo capitolo?

L’educazione scolastica e le informazioni di carta stampata e Tv che attualmente vengono somministrate, non permettono alle menti dei bambini di comprendere cose tanto elementari come l’organizzazione della società umana, il processo economico e la funzione dello strumento monetario.
A quei bambini non sarà consentito comprendere neanche quando saranno adulti, non per la difficoltà della materia, ma semplicemente perché non gli sono stati mai forniti i giusti input, gli strumenti che permettano loro di capire.

Coloro che sanno, i nostri politici, controllano che la truffa vada a buon fine.
Se il denaro ci appartiene, perché lo dobbiamo prendere in prestito?

La moneta è stata concepita dalla nostra mente, le diamo valore con una nostra attività mentale, con l’accettazione introduciamo il valore nel simbolo, con il lavoro creiamo la ricchezza reale.

Solo il popolo ha il potere di trasformare la carta in denaro.

Invece succede che i politici cedono agli Usurai il monopolio di un simbolo che, sottoposto a una diabolica manipolazione, viene trasformato in strumento di esproprio della ricchezza del pianeta prodotta dalla popolazione mondiale.

Vediamo come dovrebbe avvenire l’emissione della moneta in una economia sana dove l’obiettivo è la giusta ripartizione tra tutti i membri della società del benessere prodotto dal lavoro.

Il governo ha bisogno di soldi per costruire una nuova struttura ospedaliera.
Meglio ancora: noi, come comunità, sentiamo l’esigenza di avere un nuovo ospedale.
Trattandosi della nostra salute e di soldi nostri, lo vogliamo esteticamente bello, non uno di quei casermoni tristi e decadenti ai quali ci siamo dovuti abituare.

Lo vogliamo immerso nel verde, con uno sviluppo orizzontale, moderno, efficiente, pulito, solare.
Con tanti medici ed infermieri competenti e ben pagati, felici di prendersi buona cura di noi e non ostaggi delle grandi industrie farmaceutiche.

Piccola parentesi: se si trovassero i rimedi per sconfiggere le malattie “incurabili”, le multinazionali del farmaco chiuderebbero presto i battenti.

Una popolazione sana sarebbe la loro rovina.

Per i loro affari hanno bisogno di farci ammalare: è ciò che stanno facendo ?
Sì.

Scoprite in internet, con il “Codex Alimentarius”, il delirio di onnipotenza che guida le azioni dell’elite dominante.

Per pagare imprese costruttrici e forniture, il ministero del Tesoro stampa 100 milioni di euro di biglietti di Stato (con maiuscola perché in questo caso meriterebbe tutto il nostro rispetto) di proprietà del popolo.

A progetto ultimato, con la nuova struttura sanitaria avremo migliorato la qualità della vita della comunità, arricchendola di 100 milioni in valore immobiliare e 100 milioni in denaro contante.
Totale: 200 milioni di ricchezza prodotta attraverso il lavoro.

Nessun debito pubblico creato, zero interessi da pagare, nessun prelievo fiscale, nessuna inflazione o deflazione perché si è mantenuto l’equilibrio tra liquidità in circolazione e nuovi beni presenti sul mercato.

Un benessere diffuso facilmente raggiungibile senza dover chiedere soldi in prestito agli Usurai, ma semplicemente usufruendo in modo intelligente, grazie alla nostra avanzata tecnologia, delle risorse generosamente messe a disposizione da Madre Natura.

Un netto, continuo miglioramento della qualità della vita su tutto il pianeta.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU