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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                       La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte                                        La Grande Truffa – 13°parte

La Grande Truffa – 14°parte                                        La Grande Truffa – 15°parte

 

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

16° parte

 

 

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Capitolo X

 

FEDERAL RESERVE SYSTEM E STATI UNITI D’AMERICA

 

La storia degli Stati Uniti d’America è inscindibile da quella della lotta per il controllo dell’emissione monetaria. I coloni si ribellarono decisamente alla madrepatria inglese, iniziarono una guerra di indipendenza per conquistare una autonomia politica ed avere quella monetaria che però, già da cittadini americani, non riuscirono a conservare contro il ben più temibile nemico rappresentato dagli Usurai internazionali.

La Grande Usura ha trovato in nordamerica più resistenza che in Europa da parte della popolazione. Diversi grandi uomini di stato sono riusciti a contrastare ed a strappare in ripetute occasioni, ai banchieri ed ai loro complici politici, la proprietà della moneta.
Spesso a costo della loro stessa vita.

Nel 1700, mentre l’Impero Britannico era pesantemente indebitato con la banca centrale inglese a causa delle continue guerre necessarie alla costruzione e al mantenimento dell’impero, le colonie americane godevano di un relativo benessere.

Così Benjamin Franklin, scrittore, filosofo, uomo di stato americano protagonista del suo tempo, rispondeva agli interessati dirigenti della Banca d’Inghilterra che chiedevano quali fossero i motivi di tale prosperità :

“È semplice. Nelle colonie stampiamo la nostra moneta, chiamata certificato provvisorio coloniale. La emettiamo in quantità appropriate rispetto alla domanda del commercio e dell’industria per far sì che i prodotti passino facilmente dal produttore al consumatore. In questo modo, creando noi stessi la nostra cartamoneta, ne controlliamo il potere d’acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno”.

Le colonie conoscevano il segreto del denaro a corso forzoso senza riserva, ed i banchieri di Londra non erano per niente contenti. Nel giro di pochissimo tempo fecero proibire dal parlamento inglese l’emissione della cartamoneta nelle colonie, e secondo ciò che scrisse Benjamin Franklin nella sua biografia, questo fu il principale motivo della Rivoluzione Americana contro la madrepatria.

Naturalmente non c’è traccia di tutto ciò nella storia menzognera propinata ai giovani americani ed al resto del mondo con l’istruzione pubblica.

La rivoluzione contro la madrepatria si concluse vittoriosamente per i coloni americani, ma la battaglia per il controllo della moneta era appena iniziata. L’emissione del denaro passò da mani pubbliche a private e viceversa, lasciando numerose morti eccellenti nel cammino.

È una battaglia che fa onore agli abitanti delle colonie americane, che avevano ben chiaro che non c’è libertà ed indipendenza senza la proprietà popolare del denaro, tanto che nell’art. 1 della loro Costituzione attribuirono al Congresso il potere di battere moneta in nome del popolo.

Quattro presidenti, Thomas Jefferson, James Madison, Andrew Jackson e Abraham Lincoln si distinsero particolarmente nella guerra contro le banche.
Per quanto riguarda l’altro lato dei contendenti, c’è da mettere in evidenza il ruolo da protagonista di primo piano giocato dalla dinastia Rothschild.

Dal momento in cui Amschel Mayer Rothschild, autore della celebre frase “Datemi il controllo della moneta di un paese e non mi dovrò preoccupare di chi ne fa le leggi”, con una mossa da grande stratega divise i suoi cinque figli tra Francoforte, Londra, Parigi, Napoli e Vienna, inizia l’ascesa inarrestabile della dinastia.

Secondo Patrick Carmack e Bill Still, autori del video documentario “The money masters” (I signori del denaro), “Grazie alla collaborazione all’interno della famiglia, i Rothschild ben presto divennero incredibilmente ricchi e, alla metà dell’800, dominavano tutto il sistema bancario europeo ed erano indubbiamente la famiglia più facoltosa del mondo…..Non vi è alcun indizio che il ruolo predominante sulla finanza europea o mondiale dei Rothschild sia mutato”.
(…)
“Infatti, la seconda metà del XIX secolo fu nota con il nome di “Era dei Rothschild”. Nonostante le enormi ricchezze, la famiglia in genere ha coltivato un alone di invisibilità e sebbene essa abbia il controllo di decine di società industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una manciata di esse porta il nome Rothschild. Alla fine del XIX secolo, un esperto stimò che la famiglia Rothschild controllasse metà della ricchezza mondiale.
Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è ragionevole presumere che, da allora, la loro percentuale di ricchezza mondiale sia aumentata”.

Secondo Patrick Carmack e Bill Still è ragionevole presumere che oggi controllino più della metà della ricchezza mondiale . . .

Come la rivoluzione contro l’Inghilterra, anche la guerra civile americana scoppiò a causa della battaglia per il dominio della moneta, nonostante la versione ufficiale di tutti i libri di storia, quella virtuale per il popolo gregge, indichi la schiavitù come motivo principale.

“Non ho alcuna intenzione di interferire, direttamente o indirettamente, con l’istituzione della schiavitù negli stati in cui essa vige. Credo che non abbia alcun diritto di legge per farlo e nemmeno vi sono incline”, Abraham Lincoln, presidente americano.

Dopo l’inizio della guerra civile ribadì che la stessa non aveva niente a che vedere con la questione della schiavitù:
“Il mio supremo obiettivo è quello di salvare l’Unione, non quello di salvare o abolire la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza dover liberare neppure uno schiavo, lo farei”.

Andrew Jackson, eletto presidente per la seconda volta nel 1832 con lo slogan “Jackson e Nessuna Banca” era riuscito ad estinguere il debito con la banca centrale privata (“Ho ucciso la Banca!”).

La preoccupazione dei banchieri di perdere definitivamente il controllo del dollaro è palese in questo articolo già citato dell’Hazard Circular del 1862, pubblicazione finanziata dalla Banca d’Inghilterra controllata dai Rothschild, nella quale l’autore, il signor Hazard, agente dei banchieri e banchiere egli stesso, espone senza reticenze un ignobile piano :

“É probabile che la schiavitù venga abolita dalla guerra e la schiavitù come proprietà termini.
Io ed i miei amici Europei siamo favorevoli a che ciò accada, perché la schiavitù altro non è che la proprietà della forza lavoro ed implica il prendersi cura dei lavoratori, mentre il piano europeo, sospinto dall’Inghilterra, è che sia il capitale a controllare il lavoro controllando i salari. Il grande debito al quale i capitalisti mirano viene dalla guerra, e deve essere usato come strumento di controllo del volume di denaro. Per raggiungere lo scopo i buoni del tesoro devono essere usati come base dell’attività bancaria. Siamo in attesa che il Ministro del Tesoro lo proponga al Congresso. Non si può permettere che il Greenback, come viene chiamato, circoli come denaro per alcun tempo, perché noi non lo possiamo controllare. Ma noi possiamo controllare i buoni del tesoro, e attraverso loro l’emissione monetaria”.

I “greenbacks”, i dollari del popolo, non della banca centrale, divennero noti con quel nomignolo perché furono fatti stampare da Lincoln con inchiostro verde sul retro per essere facilmente riconoscibili.

Si parla quindi del sistema ancora in uso ai giorni nostri, far nascere il denaro come debito garantito dai buoni del tesoro coperti dal prelievo fiscale.

Con il controllo dei buoni del tesoro le banche centrali decidono la quantità di moneta da lasciare in circolazione, condizionando così l’economia.
Comprando titoli in cambio di moneta aumentano la quantità di denaro nel sistema bancario, vendendo buoni incassano moneta che viene quindi ritirata dalla circolazione.

Con la deflazione creata si creano innumerevoli disagi ai cittadini, come stiamo chiaramente constatando proprio in questo periodo. Deflazione significa carenza di denaro, difficoltà ad acquistare, quindi licenziamenti, disoccupazione, precarizzazione, riduzione degli stipendi.

Il compimento dell’ignobile piano che i banchieri progettavano già 150 anni orsono: rendere schiava la popolazione con il controllo dei salari, piuttosto che continuare a possedere schiavi che richiedono molteplici attenzioni.

A detta degli Usurai europei, era assolutamente necessario dividere e conquistare con la guerra la nascente superpotenza americana.

Leggiamo le parole di Otto Von Bismark, Cancelliere della Germania e quindi osservatore qualificato degli avvenimenti dell’epoca:

“La separazione degli Stati Uniti in confederazioni di pari forza era stata decisa di gran lunga prima della Guerra Civile da parte di alti poteri della finanza europea. Questi banchieri temevano che, qualora gli Stati Uniti fossero rimasti insieme come unica nazione, avrebbero ottenuto una tale indipendenza economica e finanziaria da pregiudicare il loro dominio finanziario del mondo”.

I banchieri francesi finanziarono con 210 milioni di franchi Napoleone III per impadronirsi del Messico e minacciare dal sud gli Stati Uniti.
Lincoln, preoccupato per il futuro dell’Unione, e rivoltosi ai banchieri di New York per avere i fondi necessari a portare avanti la guerra, si trovò di fronte ad una richiesta tra il 24 ed il 36 % di interessi per il prestito. I Grandi Usurai erano ansiosi di assistere al crollo della giovane potenza.

Lincoln, con il conforto della Costituzione americana che attribuisce al Congresso il diritto dell’emissione monetaria, iniziò a stampare soldi di stato di proprietà del popolo senza indebitarsi con le banche.

Ecco i punti chiave del pensiero di Lincoln riguardo all’emissione moneta:

“Il governo dovrebbe creare, emettere e far circolare tutta la valuta e il credito necessario per soddisfare il potere di vendita del governo e il potere di acquisto dei consumatori”.

“Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo la suprema prerogativa del governo, ma è anche la sua più grande opportunità creativa”.

“Con l’adozione di questi principi, ai contribuenti verranno risparmiate enormi quantità di interessi. Il denaro cesserà di essere il padrone e diventerà il servitore dell’umanità”.

Ancora un articolo apparso sul London Times, per mettere in risalto la preoccupazione dei banchieri che l’emissione di banconote dello stato non prese a prestito oneroso dalle loro banche potesse costituire un cattivo esempio per altre nazioni, ma soprattutto l’ammissione di una grande prosperità raggiungibile :

“Se questa malefica politica finanziaria, che ha le sue origini in Nord America, dovesse perdurare sino a consolidarsi, il governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Ripagherà i suoi debiti e rimarrà senza debito. Avrà tutto il denaro necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come mai nella storia del mondo. Le menti e la ricchezza di ogni nazione andranno verso il Nord America. Quel paese deve essere distrutto o distruggerà ogni monarchia sul pianeta”.

Il 14 Aprile 1865 Lincoln cadde sotto i colpi di arma da fuoco sparati da John Wilkes Booth al Teatro Ford.
Settanta anni più tardi un noto avvocato canadese, Gerald McGeer, nel corso di una audizione di cinque ore davanti alla Camera dei Comuni canadese dichiarò che Booth era un mercenario al soldo dei banchieri internazionali. Secondo un articolo pubblicato dal Vancouver Sun del 2 Maggio 1934:

“Abraham Lincoln, il liberatore degli schiavi immolatosi, fu assassinato a causa delle macchinazioni di un gruppo di banchieri internazionali che temevano le ambizioni di credito nazionale del Presidente degli Stati Uniti. Un solo gruppo al mondo, a quel tempo, aveva motivo di desiderare la morte di Lincoln. Essi erano gli uomini che si opponevano al suo programma per una valuta nazionale e che lo combatterono per tutta la durata della Guerra Civile, a causa della sua politica dei greenbacks”.

Ancora da “The money masters”, un particolare non di poco conto da mettere in evidenza, l’aiuto dato a Lincoln dallo Zar di Russia Alessandro II :

“Nel corso del 1863, Lincoln ebbe un aiuto inaspettato da parte dello Zar Alessandro II di Russia. Lo Zar, così come Bismark in Germania, sapeva quello a cui miravano i cambiavalute e aveva tenacemente negato loro la creazione di una banca centrale in Russia. Se l’America fosse sopravissuta e fosse rimasta fuori dalle loro grinfie, la posizione dello Zar sarebbe rimasta al sicuro. Se invece i banchieri avessero avuto la meglio separando l’America e restituendo le sue parti a Gran Bretagna e Francia, entrambe sotto il controllo delle rispettive banche centrali, essi avrebbero potuto minacciare nuovamente la Russia. Quindi lo Zar diede disposizioni che nel caso in cui l’Inghilterra o la Francia fossero intervenute attivamente in aiuto del Sud, la Russia avrebbe considerato tale atto come una dichiarazione di guerra. Quindi fece altrettanto inviando parte della flotta presente nel Pacifico verso il porto di San Francisco”.

Le banche centrali di Inghilterra e Francia erano sotto il controllo dei rami inglese e francese dei Rothschild.
Nel 1917 lo Zar di Russia venne spazzato via dalla rivoluzione bolscevica.

Sui finanziamenti dei banchieri internazionali per l’organizzazione della rivoluzione d’ottobre ed il suo consolidamento, costituiti soprattutto da capitali ebrei provenienti da New York, esiste ormai una vasta letteratura ampiamente rappresentata in internet, nonostante la storia ufficiale continui a non parlarne . . .

La Federal Reserve System è costituita da 12 banche che nell’insieme fungono da banca centrale americana.

Il nome fu scelto con la massima cura, essendo già state “bruciate” in precedenza denominazioni come “Banca del Nord America” e “Prima Banca degli Stati Uniti”.
Il federal presente nel nome serve ancora una volta per ingannare il popolo. Non c’è traccia di governo federale nella banca centrale americana, è totalmente privata.
Non opera nell’interesse pubblico della federazione di stati, ma per fare profitti in favore dei capitali privati che la posseggono, sfruttando la popolazione americana e mondiale.

Quanto al reserve, che vorrebbe far presumere l’esistenza di una solida riserva, altra menzogna: serve unicamente a dare al pubblico l’illusione di una copertura, l’emissione della cartamoneta è sempre stata di gran lunga superiore alla riserva aurea.

Ecco chi sono i soci della Federal Reserve di New York City, che controlla le altre filiali:

Rothschild Bank di Londra
Kuhn Loeb Bank di New York
Warburg Bank di Amburgo
Israel Moses Seif Bank d’Italia
Rothschild Bank di Berlino
Goldman Sachs di New York
Lehman Brothers di New York
Warburg Bank di Amsterdam
Lazard Brothers di Parigi
Chase Manhattan Bank di New York

Tutti gruppi bancari ben noti, eccetto questa misteriosa “Israel Moses Seif Bank of Italy”. Provate a digitarne il nome in internet per qualche informazione: vengono fuori molte informazioni interessanti correlate, ma niente di preciso su questo gruppo bancario. Mistero assoluto.

Le origini della Federal Reserve non sono per niente limpide: la proposta di legge istitutiva era stata scritta completamente da banchieri e, dopo tante contestazioni e ritocchi, approdava alla Casa dei Rappresentanti e al Senato il 22 Dicembre del 1913, due giorni prima di Natale, in una atmosfera di piena smobilitazione pre-festiva.

“I Parlamentari si preparavano a lasciare Washington per la sosta di Natale, rassicurati che il dibattito parlamentare non sarebbe avvenuto prima dell’anno successivo. In quel momento i creatori di denaro prepararono ed eseguirono il colpo più brillante del loro piano. In un solo giorno riuscirono a correggere tutti i quaranta passaggi in discussione dell’atto costitutivo e lo portarono rapidamente al voto. Lunedì 22 Dicembre 1913, l’atto fu approvato dalla Camera 282-60 e al Senato 43-23.”

Questa la descrizione dei fatti di Eustace Mullins.
Come sempre, le decisioni più importanti si prendono in assenza di democrazia, in situazioni limite come possono essere i momenti caotici e di minor partecipazione che precedono l’interruzione dell’attività parlamentare per scioglimento anticipato di camera e senato o in prossimità di vacanze estive o natalizie.

Esattamente come avvenuto, non certo casualmente in Italia nel 1992, con la legge che consegnava alla Banca d’Italia il diritto/privilegio di fissare in piena autonomia il tasso di sconto.
La vittima è sempre il popolo, nella sua funzione di “parco buoi”, bestiame al quale sottrarre latte, pelle, carne e la vita stessa.

La stesura della legge fu fatta in gran segreto a Jekyll Island, un’isola di proprietà di J. P. Morgan, sulla costa della Georgia, da alcuni banchieri privati rappresentanti delle grandi dinastie di banchieri, i Warburg, i Rockefeller ed i Rothschild principalmente, ed imposta al congresso.

Per far passare una tale proposta di legge era necessario un presidente amico come Woodrow Wilson, portato coi soldi dei banchieri, ai quali dovette restituire il favore, dalla cattedra dell’Università di Princeton alla presidenza degli Stati Uniti.

“Il finanziere di Wall Street Bernard Baruch fu incaricato dell’educazione di Wilson. Baruch portò Wilson alla sede del partito Democratico a New York nel 1912, guidandolo come un cagnolino al guinzaglio. Wilson ricevette un corso indottrinante dai leader là convenuti”. James Perloff

Lo stesso Bernard Baruch che all’inizio della Grande Depressione del ’29 portò Winston Churchill alla borsa di New York perché si rendesse conto del potere, suo e dei suoi colleghi banchieri, di seminare il panico tra operatori di borsa e popolazione.

Altro evento molto importante del 1913 negli Stati Uniti da tenere a mente: in Giugno era stata passata l’imposta diretta sui redditi, la IRS (internal revenue service).
O meglio, non è mai stata trasformata in legge federale perché mai ratificata dai ¾ di stati federali, come richiesto.

Negli Stati Uniti numerose persone al corrente della mancata ratificazione legale dell’IRS, si rifiutano di pagare tale tributo e non possono essere costretti a farlo. Naturalmente non troverete traccia di questo argomento sui media ufficiali.

Guardatevi in internet questo video: “America: freedom to fascism”, di Aaron Russo.
Le sorprese più incredibile vengono a galla se si inizia ad indagare su origini e funzionamento di insospettabili istituzioni statali, conferme di una terribile verità: lo stato è uno strumento di sfruttamento della popolazione, manovrato dalla Grande Usura internazionale.

Quale è il collegamento che lega tra loro questi due fatti?
Sempre lo stesso, il modello da seguire: i Buoni del Tesoro garantiti dal prelievo fiscale fungono da base per l’emissione monetaria e il controllo dell’economia .
Le tasse imposte sono la garanzia che le obbligazioni di stato (i buoni del tesoro), entrate nel possesso della Federal Reserve in cambio di banconote ancora senza valore o accredito in conto corrente, verranno onorate.

Un permanente ed inestinguibile debito pubblico viene così originato.
La funzione principale delle imposte non è il pagamento da parte nostra dei servizi che lo stato ci offre, ma piuttosto dare valore al “fiat money” (denaro fiduciario creato senza nessuna riserva) e assicurare che ci sia una fonte sicura alla quale attingere per un continuo travaso di denaro alle casse dei banchieri. Questa verità sta venendo a galla in modo palese ora che si stanno rapidamente tagliando i servizi con la scusa della crisi.

Perché vi facciate una idea della considerazione di cui godeva già allora la banca centrale americana vi farò leggere i pareri di chi sicuramente la conosceva molto meglio di noi.
Ecco le parole pronunciate nel 1923 dal deputato del congresso Charles Lindbergh, repubblicano del Minnesota, padre del famoso trasvolatore dell’oceano Atlantico:

“Il sistema finanziario…è stato rovesciato in favore del Consiglio della Federal Reserve. Quel Consiglio amministra il sistema di finanziamento per conto di… un gruppo di meri speculatori. Il sistema è privato, condotto con il solo scopo di ottenere i più alti profitti possibili utilizzando il denaro di altre persone.”

continua….

 

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Paolo Maleddu