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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte

La Grande Truffa – 2° parte

 

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

3° parte

 

 

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Il messaggio e l’insegnamento per la popolazione mondiale alla quale quel tipo di cinema viene imposto dai soldi dell’indottrinamento capitalista, è: noi siamo i buoni e gli altri i cattivi, la guerra fa parte della nostra vita, rientra nella normalità quotidiana come il football, la famiglia, il lavoro, gli amici. Ed è anche una sistemazione economica!
C’è bisogno di molta immaginazione per capire a chi appartengono le grandi case produttrici e distributrici del cinema americano, da chi sono condizionate e manovrate, e quale sia la loro funzione, oltre a quella di fare soldi?

La psicologia non è una terapia. È un metodo di controllo della mente umana.
Lo sanno bene le classi dominanti.
Per tenere a bada il popolo in una dittatura è sufficiente un esercito, nelle cosiddette società democratiche c’è bisogno di uno strumento più sofisticato: il controllo delle menti.

La conoscenza allarga gli orizzonti. Sarebbe bene che tutti noi uscissimo dagli spazi ristretti all’interno dei quali siamo stati rinchiusi, senza essercene resi conto, da radio, giornali, televisioni e cinema di proprietà dell’elite dominante.

La stragrande maggioranza dei giornalisti che svolgono la loro attività per questi media sono convinti di lavorare per una stampa libera, in uno stato di diritto, in democrazia e tutti quei luoghi comuni che ci rifilano continuamente.
Sono i più strenui difensori del sistema, proprio perché in buona fede, convinti di lavorare per una giusta causa, al lato dei “buoni”.
Svolgono la funzione del cosiddetto “utile idiota”, si battono con tutte le forze per la causa dei nostri e loro oppressori senza rendersene conto.

Nessuno forse ci ha spiegato i meccanismi di questa falsa rappresentazione del mondo meglio di Noam Chomsky :

“I cittadini delle società democratiche dovrebbero seguire un corso di autodifesa intellettuale per evitare la manipolazione”.

Chomsky ci sprona ad usare il nostro senso critico e ribaltare le situazioni per renderci conto delle assurdità di certi avvenimenti.

Ci invita ad immaginare l’aviazione colombiana che entra indisturbata nello spazio aereo degli Stati Uniti per distruggere le coltivazioni di tabacco dello stato della Virginia, in disaccordo con le politiche agricole dei contadini americani e per una crociata contro il fumo che nuoce alla salute.
Alquanto inverosimile, non vi pare?
È ciò che succede normalmente in Colombia quando aerei ed elicotteri statunitensi distruggono le coltivazioni di piantine di coca.

Ricordate la strage del Cermis, in Trentino, nel 1998? Un caccia statunitense con quattro esuberanti militari americani poco più che ventenni in vena di prodezze aeree, volando contro ogni regolamento a solo 108 metri da terra, trancia di netto i cavi di un impianto di risalita facendo precipitare al suolo la funivia. Venti turisti tedeschi, belgi, polacchi, olandesi e italiani morti sul colpo. Una tragedia.

I militari distrussero immediatamente il filmato che riprendeva le loro acrobazie.
Gli Stati Uniti non hanno permesso che la giustizia italiana giudicasse i quattro aviatori. È la prassi, per tutte le truppe americane sparse sul pianeta.
Gli Usa non riconoscono nessun altro organo giudicante al di sopra della loro Corte Suprema, perciò non permettono mai che un loro soldato venga giudicato da tribunali stranieri.

Lo sanno bene i nostri politici, ma non ce lo dicono. Preferiscono rifilarci il teatrino delle “decise proteste” all’amministrazione americana.
È una sudditanza totale verso gli Stati Uniti d’America, tiranno universale ed icona della “democrazia”.

Puntuale conferma, il numero due del Sismi Nicola Calipari, ucciso a Baghdad nel 2005 dal marine Mario Lozano nel tentativo già portato a termine della liberazione della giornalista Giuliana Sgrena.
Gli inquirenti italiani non hanno potuto nemmeno interrogare il marine americano.

Riuscite soltanto ad immaginare un caccia dell’aviazione italiana in vena di acrobazie a spasso sui cieli di Salt Lake City, Colorado, nota zona sciistica americana, con quattro aviatori italiani che abbattono una funivia uccidendo 20 turisti sul suolo statunitense?
Già pare assurdo solo il pensare che un caccia italiano possa sorvolare gli spazi aerei statunitensi; in quanto al governo italiano che riporta in patria i quattro militari sottraendoli alla giustizia americana, beh…meglio lasciar perdere.

Noi sardi sulla nostra bella isola abbiamo non so quante basi americane e Nato, oltre a vaste estensioni di territori e spiagge bellissime inaccessibili ai civili perché sequestrate per esercitazioni militari.

Le chiamano “servitù militari”.
Da noi sono la normalità, siamo “servi”, non sovrani, anche a casa nostra.

È una ferita aperta che andrà rimarginata al più presto dal primo Consiglio Nazionale Sardo che riusciremo a costituire.
Quante basi militari abbiamo noi sardi in Florida? E nella zona di New York?
Dal momento che siamo stati così gentili qui da noi, non sarebbe giusto che ci permettessero di aprire le nostre basi militari sul loro territorio?

Riuscite anche solo ad immaginare i carri armati e l’aviazione irachena radere al suolo gli Stati Uniti d’America, provocando purtroppo milioni di morti tra la popolazione civile nella vana ricerca di inesistenti armi di distruzione di massa, per poi dover ammettere i governanti iracheni di essersi sbagliati a causa di errate informazioni avute dai loro servizi segreti?

“Pensare è esagerare”, diceva Goethe.

Più che una esagerazione, questa ci sembra una assurdità.
Eppure è ciò che gli eserciti dei civili paesi occidentali continuano a fare ancora in questi giorni ed ormai da sette/otto lunghi anni, senza che nessuno più si indigni, nell’indifferenza generale.
Questo massacro di popolazioni civili, iniziato “per errore”, è già durato più della seconda guerra mondiale, ma nessuno ancora pensa a fermarlo.
“Iraqi freedom” è il nome dato inizialmente all’operazione.
“Libertà irachena”: non sia mai detto che gli Usa e tutti noi, i servili alleati occidentali, non combattiamo per la libertà.
Nel mondo virtuale.

“Gli Stati Uniti stanno invadendo l’Iraq. È un palese atto di aggressione, sullo stesso piano degli altri a cui abbiamo assistito nella storia contemporanea, un grave crimine di guerra.
È il crimine per il quale i nazisti vennero impiccati a Norimberga, l’atto di aggressione. Tutte le altre cose erano secondarie. E qui abbiamo davanti agli occhi un chiaro, palese atto di aggressione.
Le scuse per giustificare l’invasione non sono affatto più convincenti di quelle a suo tempo addotte da Hitler”.

È un brano tratto da: “America: il nuovo tiranno” di Chomsky.
L’autore, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi pensatori del nostro tempo, ha praticamente equiparato l’azione di Bush junior a quella del dittatore nazista, l’invasione americana a quella per la quale i nazisti sono stati condannati a Norimberga.
Il dittatore nazista è per la storia ufficiale il male assoluto, Bush junior si ritirerà in santa pace a godersi la sua vecchiaia nel ranch texano.
Questo è ciò che succede nel nostro mondo virtuale, dove noi continuiamo ad essere i buoni e tutti gli altri i “terroristi”.

Rispolveriamo il nostro senso critico, iniziamo a non accettare passivamente situazioni paradossali falsate e presentate come normali da media al soldo dei padroni, scopriremo un mondo tutto nuovo.
Alquanto spiacevole, ma più vicino alla realtà.

La più grande truffa della storia dell’umanità si compie ogni giorno davanti ai nostri occhi, ma noi non riusciamo a “vederla”, perché avviene nel mondo reale.
Noi viviamo nel mondo virtuale, quello fantastico “dell’intrattenimento” di tv e cinema, di giornali nei quali le notizie che contano non trovano spazio.

Entriamo nell’argomento che ci sta a cuore e volgiamo un primo sguardo attento a una delle colonne portanti sulla quale si regge ai nostri danni la grande truffa: la Banca d’Italia.
L’Italia in questa occasione è solamente un nome capziosamente abbinato alla parola banca per indurci nella falsa convinzione che sia la banca degli italiani.
Purtroppo l’inganno funziona, la stragrande maggioranza degli italiani lo pensa.

La Banca d’Italia non è la banca degli italiani.
È una società privata strutturata come una anonima società di capitali.

Si fregia della qualifica di “Istituto di diritto pubblico”, ennesimo inganno finalizzato a condizionare la nostra percezione dell’istituto emittente, alla edificazione di quella realtà virtuale della quale stiamo parlando.

L’appellativo di “Istituto di diritto pubblico” svolge la stessa funzione di quelle riprese televisive del governatore della Banca d’Italia in sedi prestigiose che con fare deciso indottrina un pubblico competente, formato dalle più alte cariche dello stato, in un clima di profondo, religioso rispetto.
Che impressioni possiamo trarre noi, passivi ricettori di inquinamento mediatico, da uno spettacolo così ben preparato?
Il governatore, truccato e tirato a lucido, inquadrato da 18 televisioni pubbliche e private, è in riunione con il Capo dello Stato, il presidente del consiglio, il ministro del tesoro, politici e sottosegretari vari.

Non riusciamo a distinguere (e come potremmo?), sembrano tutti uomini di stato.
“Le massime cariche dello stato”, confermano infatti i cronisti inginocchiati in adorazione.

Ma il governatore non è uno di noi, non ci rappresenta, non è parte dello Stato italiano: è un banchiere privato che sta lavorando per i suoi datori di lavoro e per se stesso.

Altro mito da sfatare ed altra colonna portante della grande truffa: chi stampa le banconote nel nostro paese?
La quasi totalità delle persone alle quali ho rivolto questa domanda, rispondeva titubante: “. . lo stato … la zecca . . .”.
I più informati azzardavano un : “…la Banca d’Italia”, ingenuamente percepita però come ente di stato, come appena visto.

Sino a qualche anno fa, nelle rarissime occasioni nelle quali la tv sfiorava molto superficialmente l’argomento dell’emissione monetaria, faceva scorrere le immagini di monete appena coniate, nuove di zecca, abbinate ad un commento sonoro che ne confermava la produzione da parte dello stato.

Una piccola verità messa in primo piano per creare l’inganno virtuale nelle nostre menti: sì, è vero che la zecca di stato conia le monete, ma ciò non significa che stampi anche le banconote come vorrebbero indurci a pensare di conseguenza.

Lo Stato conia solo le monete, gli spiccioli, dietro autorizzazione della Banca Centrale Europea, che stabilisce il volume del conio, la quantità di monete da coniare.
La Banca Centrale Europea e le banche centrali dei paesi membri emettono le banconote in euro.
Le banche commerciali private creano dal nulla il credito, cioè il denaro scritturale che esiste solo nelle scritture contabili.

Le monete metalliche rappresentano appena il 3% circa della massa monetaria circolante, il denaro vero come lo intendiamo noi, il contante.
Il restante 97% è costituito dalle banconote.
Il denaro contante a sua volta è solo il 3 o 4% dell’intera massa monetaria esistente, il 96 o 97% della quale è rappresentato da denaro scritturale, elettronico, presente solo negli input dei computer e nella contabilità delle banche.

Il costo di stampa di una banconota da 100 o 500 euro è di 30 centesimi, altre fonti affermano che sia appena 3 centesimi. La differenza tra valore nominale e costo è rispettivamente di 99,70 e 499,70 euro.
Pure il conio di ciascuna moneta si aggira attorno ai 30 centesimi; quindi solo la produzione delle monete da 50 centesimi, uno e due euro producono un modesto attivo.
Tutte le altre monetine rappresentano una perdita, una seccatura, lasciata a noi (lo stato) dai grandi banchieri internazionali.
Che vogliono tutto il resto, il malloppo: il 97% rappresentato dalle banconote, ma più ancora l’enorme quantità di denaro scritturale circolante sul pianeta.

In definitiva, due miti, la banca degli italiani e l’emissione statale del denaro, costruiti con una mezza verità, la zecca che conia le monete, dati in pasto alla nostra mente per occultare la grande menzogna: non è lo Stato che emette le banconote, ma la Banca Centrale Europea in collaborazione con la Banca d’Italia, una società anonima di capitali strutturata come una privatissima società per azioni a scopo di lucro.

continua….

 

 

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Paolo MALEDDU