A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo. Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

 

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

 

“ … l’attuale creazione di denaro operata ex nihilo dal sistema bancario, è identica alla creazione di moneta da parte dei falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto”.

Maurice Allais,
Premio Nobel per l’economia 1988

 

“C’è una sola cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, ed è un idea il cui tempo sia giunto”
Victor Hugo

 

“Noi trasformeremo tutti i popoli del mondo da debitori in proprietari della moneta, per il solo fatto che questa idea è nata”
Giacinto Auriti

 

 

Introduzione

MARCO POLO: LA CARTAMONETA DEL GRAN KAN

 

Nel suo “Il milione”, Marco Polo ci racconta come al suo arrivo in Cina alla fine del tredicesimo secolo, al tempo dell’imperatore Kublai, il Gran Kan, circolasse una moneta di carta.
Dopo averci illustrato come venisse ricavata da un impasto con colla della pellicola che si trovava tra la corteccia ed il fusto dell’albero del gelso, ci spiega in che modo avvenisse la emissione del valore monetario per mezzo di foglietti di tale carta a Cambaluc, l’odierna Pechino, sede della zecca del Gran Kan:

“ Ogni foglietto porta il sigillo del Gran Signore. E questa moneta è fatta con tanta autorità e solennità come se fosse d’oro e d’argento . . . E se qualcuno osasse falsificarla sarebbe punito con la morte; e questi foglietti il Gran Kan li fa fabbricare in tale numero che potrebbe pagare con essi tutta la moneta del mondo.

Fabbricata così la moneta, il Signore fa fare con essa ogni pagamento e la fa spendere per tutte le province dove egli tiene signoria: e nessuno osa rifiutare per paura di perdere la vita. Ma è vero anche che tutte le genti e le razze di uomini, sudditi del Gran Kan, prendono volentieri queste carte in pagamento perché a loro volta le danno in pagamento per mercanzia, come perle, pietre preziose, oro e argento. Si può così comprare tutto ciò che si vuole e pagare con la moneta di carta . . .

Più volte all’anno arrivano a Cambaluc i mercanti: arrivano a gruppi e portano perle, gemme, oro, argento ed altre merci ricche come tessuti d’oro e di seta; offrono la mercanzia al Gran Signore ed egli fa chiamare dodici uomini esperti che hanno la direzione di queste cose e ordina loro di esaminare la merce e di pagare quello che ritengono giusto. I dodici esaminano con molta cura e stimano secondo coscienza, e subito fanno pagare gli acquisti con i foglietti che ho detto.

I mercanti li prendono molto volentieri perché se ne serviranno poi per altri acquisti all’interno delle terre del Gran Kan; se poi devono comprare in paesi dove non si accettano i foglietti, comprano altra merce e la scambiano.
. . .
Il Gran Signore paga sempre in foglietti. Si aggiunga che durante l’anno va per la città un bando che impone a tutti quelli che hanno oro e argento e pietre preziose e perle di portarle alla zecca. I sudditi obbediscono e ricevono pagamento in carta. Portano infiniti oggetti preziosi e anche questi sono pagati in carta. In questo modo il Signore possiede tutto l’oro, l’argento e le perle che si trovano sulle sue terre.
. . . se qualcuno vuole acquistare oro e argento per il suo vasellame, per le sue cinture o per altre cose, va alla zecca, porta con sé i foglietti e prende in cambio l’oro e l’argento che gli serve.
Adesso vi ho raccontato il modo usato dal Gran Signore per possedere il maggior tesoro che un uomo abbia mai posseduto; e certo tutti i principi del mondo riuniti insieme non raggiungono l’immensa ricchezza che il Gran Kan ha da solo.”

In queste poche righe Marco Polo ci spiega molto semplicemente il segreto dell’emissione di moneta legale a corso forzoso nell’impero del Gran Kan Kublai.

L’imperatore non faceva altro che esercitare il suo potere di “signoraggio” sulla emissione: con l’autorità conferitagli dal suo essere “signore” nei territori amministrati, dotava il suo popolo del mezzo di scambio necessario per agevolare il commercio all’interno della società.
Batteva una moneta, sottoforma di foglietti di carta di diverse dimensioni e valore garantiti dal proprio potere e dalla forza di un esercito sempre pronto ad intervenire, che dava in pagamento per lavori eseguiti o in cambio di mercanzie da acquistare, come abbiamo visto.
Producendo i foglietti di carta con il solo costo di fabbricazione e stampa, e dandoli in cambio di merci e lavoro altrui, il Gran Kan poteva impossessarsi praticamente a costo zero della ricchezza disponibile.
Dava carta in cambio di beni reali.
Aveva per sé un potere d’acquisto praticamente illimitato.

Teneva per sé tutto il valore dato dalla differenza tra il prezzo delle merci acquistate, ed i costi di produzione dei foglietti di carta.

A chi sottraeva il Gran Kan tutto questo valore?
Al popolo nel suo insieme, produttore di ogni bene materiale con il lavoro dei suoi artigiani, contadini, allevatori, pescatori, minatori e fornitori di materia prima da trasformare in merci.
Un onesto monarca potrebbe trattenere per sé una modesta percentuale di quel valore, un diritto di signoraggio sulla moneta come giusto compenso per il suo status di “signore” di quei territori ed autorità garante del mantenimento di ordine e giustizia all’interno della società, utilizzando però la gran parte della ricchezza prodotta a vantaggio di un miglioramento delle condizioni di vita del suo popolo.

Una sana organizzazione di un moderno stato democratico non dovrebbe scostarsi da tale condotta: utilizzare la ricchezza prodotta per il benessere ed il progresso sociale della comunità di cittadini, assicurando giustizia, istruzione, assistenza sanitaria, pace, sicurezza interna e protezione da nemici esterni.

Un popolo, costituitosi in uno Stato (l’insieme di una popolazione che vive in un determinato territorio e che si fa amministrare da un governo rappresentativo legittimamente eletto), esercitando quel diritto/dovere che gli deriva dalla propria condizione di essere signore e sovrano all’interno del territorio statale, ha la facoltà e la necessità di dotarsi di un sistema monetario che agevoli l’attuazione di un sano processo economico che distribuisca equamente all’interno della comunità la ricchezza disponibile.

La moneta nazionale è il mezzo distributivo per eccellenza, in quanto permette la giusta ricompensa del lavoro eseguito, ed il corrispondente, proporzionale accesso alla ricchezza prodotta dalla collettività con l’acquisizione dei beni necessari a condurre una esistenza dignitosa.

Proprio come faceva il Gran Kan in Cina nel 1300, un moderno stato democratico dovrebbe battere moneta e darla in pagamento per lavori eseguiti, pagare infrastrutture ed acquisire le risorse necessarie ad un continuo miglioramento dell’organizzazione sociale. A differenza del monarca cinese che si impossessava dispoticamente di tutta quella enorme ricchezza derivante dall’esercizio del “signoraggio”, una onesta classe politica che amministrasse saggiamente il patrimonio statale, dovrebbe spendere e ridistribuire tra tutti i cittadini la ricchezza da essi stessi prodotta.

Al momento attuale, all’inizio del terzo millennio dell’era moderna, grazie alla generosità della natura che ci fornisce gratuitamente tutte le risorse delle quali abbiamo bisogno, ad un formidabile sviluppo tecnologico ed alla possibilità di emettere il valore monetario a costo zero, l’intera società planetaria è potenzialmente ricchissima, ben più di quanto potesse esserlo il Gran Kan cinese nel 1300 del quale Marco Polo ci racconta incredulo.

Ma la situazione economica che stiamo attraversando, come tutti noi ben sappiamo, è molto differente. Ansia, sofferenza e disperazione diffusa per mancanza di denaro sembrano essere le note dominanti. Guerra, morte, fame, distruzione di interi paesi e sfruttamento di popolazioni sottomesse sono ancora all’ordine del giorno, invece di essere ricordi di un lontano passato.
Al giorno d’oggi non esiste più un Gran Kan che si impossessa del valore della moneta appena emessa a costo nullo, tenendolo per sé e sottraendolo ai sudditi.

Ma allora, dove va a finire l’enorme ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale?
Chi si impossessa del valore dell’emissione monetaria che, come abbiamo appena detto, appartiene al popolo in quanto sovrano?

È ciò che andremo a scoprire con la lettura del libro.

 

continua…..