Sta emergendo un’alleanza fra i “Fronti di Liberazione Nazionale” europei, per vendicare la sconfitta della Grecia

 

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di Ambrose Evans Pritchard

 

Redazione: è difficile capire come possa avere un futuro un’Unione Monetaria tenuta insieme dal potere giudiziario, dalla coercizione e dalla paura. Ma non è la fine della storia. Per “Podemos”, la lezione un po’ leninista che si può trarre dalla Grecia, è che le forze rivoluzionarie devono mostrare il pugno di ferro, la Spagna non sarebbe trattata meglio della Grecia. Per l’Italia la situazione è peggiore di quella del “decennio perduto” giapponese. Ma Fassina e Grillo …

 

Siamo arrivati a questo! Il primo Ministro delle Finanze di un paese dell’Eurozona ad aver elaborato un “piano d’emergenza” per l’eventuale uscita dall’Eurozona è stato posto sotto inchiesta, con l’accusa di “tradimento”.

Il Procuratore Capo della Grecia sta esaminando le accuse (di tipo penale) nei confronti dei cinque componenti del “gruppo di lavoro” costituitosi presso il Ministero delle Finanze del paese, colpevoli di aver progettato un “Piano B” – ovvero un sistema parallelo “per creare liquidità e finanziare il sistema bancario greco (entrambi in euro)”, che avrebbe potuto portare, in extremis, ad una ritorno alla dracma.

E’ difficile capire come possa avere un futuro un’Unione Monetaria tenuta insieme fino a questo punto dal potere giudiziario, dalla coercizione e dalla paura, in uno degli Stati più antichi d’Europa.

La criminalizzazione di qualsiasi dibattito sul Grexit esclude che ci possa essere un ordinato ritorno alla dracma, anche se è molto probabile (per molti quasi certo) che l’ultimo pacchetto di prestiti concessi dall’UEM alla Grecia si riveli impraticabile, portando alla fuoriuscita del paese dalla “moneta unica” entro un anno. È una pura questione di logica, siamo davanti alla follia.

Il quotidiano Kathimerini – la voce dell’oligarchia greca – ha scritto che le accuse comprenderebbero “la violazione del dovere [d’ufficio], la violazione delle leggi valutarie e l’appartenenza ad un’organizzazione criminale”, ma anche la violazione della privacy sui dati fiscali, illegalmente sottratti dal data-base della Grecia.

Il Procuratore Capo sembra che abbia agito dopo la denuncia di un avvocato, che ha accusato Yanis Varoufakis di “tradimento”. Niente più che un tentativo per distruggere il mercuriale ex Ministro delle Finanze, per fare in modo che non possa tornare [alla vita politica] alla guida di una forza “vendicatrice”.

Il “Piano B” greco era stato approvato anche dal Primo Ministro Alexis Tsipras. Fu progettato, in origine, per creare una fonte alternativa di liquidità in euro, se la Banca Centrale Europea avesse tagliato i finanziamenti d’emergenza al sistema bancario greco.

Ed in effetti la BCE ha fatto esattamente questo – violando probabilmente il suo mandato, che è quello di garantire la stabilità finanziaria, agendo “ultra vires” [quando non si può invocare una limitazione della propria responsabilità] nei riguardi di un movimento puramente politico, come “agente esecutore” dei creditori – quando il governo Syriza ha lanciato il “guanto di sfida”, indicendo un referendum anti-austerità.

Il Sig. Varoufakis insiste nel dire che il suo piano era basato sullo schema “IOU” [dei pagherò] applicato dalla California nel 2009 per coprire gli oneri per gli sconti fiscali e per pagare gli appaltatori, quando la liquidità andò a prosciugarsi dopo la crisi della Lehman.

Il suo scopo era quello di reflazionare l’economia greca restando all’interno dell’Eurozona, non quello di lasciarla. Questo piano, tuttavia, aveva una potenziale doppia funzione, ed è lì che si trova il presunto tradimento. Egli ha detto, in effetti, che “… la liquidità poteva immediatamente essere convertita in nuove Dracme”.

Pablo Iglesias, il leader “dai capelli a coda di cavallo” del movimento spagnolo Podemos, ha tratto le sue conclusioni dopo aver visto che il primo governo della sinistra-radicale europea dei tempi moderni è stato messo in ginocchio prima dalla negazione della necessaria liquidità [al sistema bancario greco], e poi dalle forze eurofile interne.

Ha accusato la Germania di aver imposto alla Grecia un’occupazione di tipo cartaginese, come punizione per aver osato promuovere un referendum, e ha avvertito al contempo che sono ormai brutalmente chiari “i limiti della democrazia in Europa”.

La lezione da imparare, quindi, è che se Podemos vuole andare al governo [in Spagna] dovrà affrontare una dura prova di forza (medir fuerzas). Dovrà quindi prendere il potere nel senso più ampio del termine.

Ognuno può interpretare questa dichiarazione come meglio crede, ma in queste parole c’è un pizzico di disprezzo leninista. Avvertono che Podemos potrebbe lanciare degli attacchi preventivi contro le posizioni, fra loro strettamente intrecciate, dell’establisment spagnolo, dei media, della magistratura, delle forze di sicurezza ed infine delle leve fondamentali dell’economia.

Il destino di Syriza ha chiaramente “avvelenato” la sinistra radicale. I paesi creditori dell’Unione Monetaria hanno dimostrato fin troppo chiaramente che, se scalciate il sistema, il vostro paese dovrà pagare un prezzo molto duro. E’ difficile spiegare, e non solo agli elettori spagnoli, com’è che il Sig. Tsipras abbia potuto accettare un draconiano pacchetto di richieste, dopo che questo era già stato respinto dal popolo greco con un referendum vinto a valanga, appena una settimana prima.

Podemos ha conseguentemente perso una parte del suo vantaggio elettorale, ed è sceso nei sondaggi al 17%, largamente staccato dal Partito Socialista. Ma sarebbe prematuro concludere che questa è la fine della storia. Il messaggio più profondo – che deve ancora entrare nella coscienza collettiva – è che nessun governo di sinistra può perseguire politiche sovrane all’interno dei vincoli dell’Unione Monetaria.

Il Professor James Galbraith della Texas University – che ha giocato un ruolo-chiave nei piani dei greci, e che ora è egli stesso sotto accusa – ha detto che l’esperimento portato avanti da Syriza nel corso degli ultimi cinque mesi ha dimostrato agli occhi di tutti che è impossibile per gli Stati periferici dell’UEM cambiare l’attuale regime politico con la sola forza delle argomentazioni – anche se le prescrizioni sulla deflazione del debito e la pressione fiscale sono state palesemente calamitose.

Parlando alla sinistra, il Prof. Galbraith ha detto agli elettori spagnoli di non illudersi sul fatto che avrebbero garantite delle condizioni migliori, solo perché il loro paese è più grande [della Grecia]. I creditori si sono dimostrati rigidi fino al fanatismo, insistendo sui termini esatti del loro memorandum, indipendentemente sia dalla scienza economica che dal buon senso.

Anche per la Spagna ci sarebbe lo stesso improvviso stop ai flussi di capitale, da parte delle banche private dell’UEM, che porterebbe allo stesso razionamento della liquidità (ad opera della BCE) ed alla stessa “corsa agli sportelli”, che terminerebbero con la stessa “spirale di morte”.

Personalmente, dubito che la sinistra-radicale in Spagna o in Portogallo potrà spazzare via gli altri partiti, nelle elezioni che si terranno alla fine di quest’anno, anche se è troppo presto per poterlo dire. Il paese sta vivendo una fase di ripresa congiunturale, e questo crea l’illusione di una ripresa duratura, anche se il disavanzo delle “partite correnti” sta di nuovo crescendo. La preoccupazione è su che cosa accadrà in occasione della prossima recessione globale, quando il popolo spagnolo scoprirà di non essere mai veramente guarito.

Per l’Italia, invece, il discorso è di un altro tipo. Non esiste alcun mini-boom. Il Pil è ancora dell’11% al di sotto del picco pre-Lehman. E’ sceso ai livelli del 2000. Si tratta di un qualcosa di molto peggiore del “decennio perduto” giapponese, o dell’esperienza italiana del 1930. E’ un qualcosa che non ha precedenti nelle grandi economie moderne, e deriva dall’irreversibile perdita di concorrenzialità del lavoro, che ha avuto luogo nei primi anni dell’Unione Monetaria.

Stefano Fassina, l’ex Vice-Ministro delle Finanze del Partito Democratico di Matteo Renzi, sta già proponendo una “disgregazione controllata dell’Eurozona”, per liberarsi da ciò che egli chiama il “mercantilismo neo-liberale imposto dalla Germania”.

Ha sostenuto che: “… siamo ad una svolta storica. La scelta sarà drammatica”. Ed ancora: “… Syriza ed il popolo greco hanno l’innegabile merito storico di aver ‘strappato il velo’ della retorica europeista”.

Evocando il linguaggio della guerriglia, il Sig. Fassina ha chiesto l’alleanza dei “Fronti di Liberazione Nazionale” di sinistra, che possa agire di concerto con tutti i “sovranisti” che si rifanno al “diritto democratico”.

Ed ha concluso: “Dobbiamo ammettere che la ‘sinistra’ ha perso la sua funzione storica a difesa della dignità e della cittadinanza sociale all’interno della gabbia neo-liberista della moneta unica. La sinistra è morta. Sono manifesti l’irrilevanza e la collusione dei Partiti Socialisti europei”.

Beppe Grillo, il leader del “Movimento Cinque Stelle” è tutt’ora una forza importante nella politica italiana. Egli è stato a lungo piuttosto equivoco sull’adesione dell’Italia all’euro. Disgustato dagli eventi in Grecia, ha lanciato a spron battuto un “Piano B” per il ritorno alla lira.

“E’ difficile difendere gli interessi del popolo greco in modo più distruttivo di quanto abbia fatto Tsipras. Pensando di poter spezzare il legame tra l’euro e l’austerità, ha finito per consegnare il suo paese nelle mani della Germania, facendone uno stato-vassallo”, egli ha detto.

Ed ha aggiunto che la lezione che se ne deve trarre è che l’Italia deve elaborare una propria linea politica, per evitare l’occupazione e la confisca neo-coloniale dei suoi beni nazionali. Deve preventivamente dichiarare guerra ai creditori e forzare l’uscita dall’euro alle proprie condizioni.

Questo riarmo ideologico è l’involontario risultato del rifiuto dell’Eurozona ad instaurare un qualsiasi modus-vivendi con Syriza, anche dove c’era molto terreno in comune. Erano così determinati a punire la Grecia, accusata di “lesa maestà”, da perdere completamente di vista il maggior interesse europeo.

Donald Tusk, Presidente di turno dell’UE, ammette che in gran parte dell’Europa sta prendendo piede uno stato d’animo pre-rivoluzionario, e lo ha confrontato con quello che portò alle alleanze sinistra-destra della fine del 1930: “… il gioco è sempre quello, prima delle più grandi tragedie della storia europea”, ha dichiarato al Financial Times.

Tuttavia, non è riuscito ad ammettere che la causa principale della rivolta populista è proprio la struttura deformata dell’Unione Monetaria, che ha portato a sei anni di disoccupazione di massa ed ha incubato questa nuova tragedia. Non ha nemmeno voluto ammettere che il “water-boarding” di 17 ore che ha avuto luogo a Bruxelles sul Sig. Tspiras, al quale egli stesso ha partecipato, è servito a perpetuare lo stesso circolo vizioso.

Così, ora, abbiamo un’Europa in cui la temperatura politica sta arrivando al punto di ebollizione, un’Europa dove le élites dell’Unione Monetaria si rifiutano di cambiare rotta e dove degli avvocati un po’ birichini inventano accuse penali contro chiunque osi esplorare una possibile via d’uscita dalla trappola.

Questa è una ricetta che porta alla guerra civile, in Europa.

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